Cosa non ha funzionato nel sistema di allerta meteo nelle Marche
Alcuni sindaci hanno criticato la Protezione Civile, che non avrebbe avvertito per tempo della gravità degli eventi
Le alluvioni avvenute nella notte tra giovedì e venerdì nelle Marche hanno causato nove morti ed enormi danni alle infrastrutture e alle case. Ci sono circa 50 feriti e quattro persone ancora disperse, e le operazioni di soccorso e di sistemazione delle strade delle città allagate vanno avanti incessantemente da ore.
Ma nel frattempo si sta anche cercando di capire se sarebbe stato possibile in qualche modo premunirsi per evitare danni così ingenti, e se le previsioni facessero pensare a un evento di questa gravità. Quello che si sa è che, secondo la Protezione Civile, in poche ore è caduto un terzo della pioggia che normalmente cade in queste zone nel corso di un anno, e che in alcune zone in particolare ha piovuto il doppio di quello che piove in tutta l’estate. Il capo della Protezione Civile ha detto che «è abbastanza evidente che l’evento, per come si è manifestato, è stato molto molto peggiore di quello che era stato previsto». Va comunque specificato che tutte le previsioni hanno un certo grado di incertezza ed è molto difficile prevedere con precisione un evento meteorologico e la sua gravità.
Proprio contro le previsioni fatte dalla Protezione Civile sono state rivolte le critiche di diversi sindaci dei comuni colpiti dalle alluvioni. Secondo loro, giovedì le autorità cittadine non sarebbero state informate correttamente della gravità di quanto stava per succedere. Hanno fatto riferimento in particolare al sistema di allerta che la Protezione Civile utilizza per segnalare criticità meteorologiche: nel bollettino diramato giovedì alle 13 non era segnalata nessuna allerta che facesse pensare a una pioggia in grado di provocare un’alluvione grave come quella avvenuta.
Ogni giorno viene diramato un bollettino, in cui a seconda delle previsioni del tempo si individuano zone in cui possono esserci più o meno pericoli in caso di forti piogge: si va dall’allerta verde (quando non c’è nessuna criticità), a quella gialla (criticità ordinaria), poi a quella arancione (criticità moderata) e infine a quella rossa (criticità elevata).
Il bollettino si divide a sua volta in tre tipi di criticità: quella idraulica (che comprende, ad esempio, eventuali allagamenti e alluvioni), quella idrogeologica (frane, crolli, colate di fango, ecc.) e criticità dei temporali (che arriva al massimo all’allerta arancione, dato che a questo livello si associano di solito già allerte rosse sia di tipo idraulico che idrogeologico).
Nel caso di allerta, da quella gialla in su, i comuni sanno che devono prepararsi per eventuali danni e possono quindi invitare la popolazione a prestare prudenza o a non uscire di casa, nelle eventualità di eventi meteorologici molto gravi come quello delle Marche.
Ma nel bollettino diramato dalla Protezione Civile giovedì pomeriggio per le Marche non era prevista nessuna criticità idraulica e idrogeologica: ovvero era segnalata allerta verde, quindi nessun pericolo, in tutta la regione. Era invece stata diramata un’allerta gialla, quindi ordinaria, per i temporali, in due sole zone della regione: le zone interne delle province di Pesaro e Urbino e di Ancona.
Spetta ai dipartimenti della Protezione Civile delle singole regioni diramare le allerte meteo, che poi vengono raccolte in un bollettino nazionale. Sempre giovedì, per esempio, era stata diramata allerta arancione per rischio idrogeologico in Campania e Lazio, e allerta gialla per rischio idraulico in diverse regioni del Centro-Sud, ma non nelle Marche.