Una canzone di K.C. & The Sunshine band
"E voltiamo decisamente pagina"
Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Scusate il ritardo della newsletter di stasera, e la sua stringatezza in questa parte iniziale: sono stato mezz’ora a cercare parcheggio intorno a casa, e alla fine per non tardare oltre ho parcheggiato davanti al cancello di un vicino paziente fino a un certo punto. Quindi ora torno a passare la serata nel circondario, ma non senza lasciarvi questo , sempre attuale, per farmi perdonare.
I’m your boogie man
K.C. & The Sunshine band
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“E voltiamo decisamente pagina”, come dicono quelli. Ma che attacco aveva questo pezzo? Non equivocatelo come generico ingrediente nel calderone un po’ kitsch delle cose disco anni Settanta (pieno di prelibatezze, peraltro): anche solo per i fiati è una cosa speciale e perfetta per i nostri mercoledì sera vivaci. Ma poi quella sospensione a un minuto e 48 (che in una qualche versione “extended” durava più a lungo, sono sicuro), e l’introduzione preparatoria memorabile, appunto.
Si meritarono un posto in Playlist , e allora li raccontai così:
Il cognome di Harry Wayne Casey si legge come “KC” e da lì viene il nome di battaglia. La band nacque a Miami suonando junkanoo, una musica carneval-bandistica delle Bahamas a cui attinse lo ska. Poi lui piazzò alcune sue canzoni a George McRae, che fece il botto cantando “Rock your baby”. Stava nascendo la discomusic: loro c’erano e ci restarono parecchio, funkeggiando canzonette balneari immortali.
(ho assistito a esibizioni di junkanoo , e mi divertii così tanto da comprarmi pure dei cd improvvisati degli esecutori, dovrei trovare in che scatolone avanzato dai traslochi siano finiti)
A legittimare le mie affermazioni, aggiunsi allora anche una manciata di canzonette balneari immortali, tra cui ovviamente questa.
«Senti come entra!», dicevano una volta certi deejay, consapevoli del doppio senso sessuale. Senti come entra, “I’m your boogie man”: intro di prove generali – “one, two, three”, scandisce qualcuno non microfonato – e poi: “I’m your boogie man, that’s what
I am…”. Il refrain è una grande invenzione, una pausa per prender fiato, e dopo daccapo, “I’m your boogie man, that’s what I am…”. Wow.
Godetevela allegri, e pensatemi mentre faccio i giri degli isolati: per la newsletter di domani sera conto di esserci.
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