Il fondatore di Patagonia ha ceduto la sua azienda a una non profit
Da lui stesso creata, con l'obiettivo di impegnare il noto marchio di abbigliamento sportivo nel contrasto al cambiamento climatico
Il fondatore di Patagonia, nota azienda americana di abbigliamento per attività all’aria aperta, ha annunciato di aver donato la sua azienda a un’organizzazione non profit da lui stesso creata con l’obiettivo di investire parte dei profitti dell’azienda in attività di contrasto al cambiamento climatico.
Più concretamente, il fondatore Yvon Chouinard ha fatto sapere di aver trasferito a una fondazione il 2 per cento delle azioni con diritto di voto (quelle che consentono a chi le possiede di decidere sulle scelte importanti dell’azienda) e a un’associazione non profit il restante 98 per cento delle azioni. L’obiettivo, ha scritto in un comunicato, è «proteggere i valori dell’azienda» e «combattere la crisi ambientale».
Patagonia esiste dal 1973, ha un valore stimato di circa 3 miliardi di dollari e profitti pari a circa 100 milioni all’anno. Finora era sempre stata una società privata: le azioni erano detenute da Chouinard e da altri membri della sua famiglia, che ora le doneranno tutte.
«Speriamo che questo influenzi una nuova forma di capitalismo che non finisca con pochi ricchi e un mucchio di poveri», ha detto Chouinard, 83 anni, in un’intervista al New York Times. Oltre a essere stato proprietario di Patagonia insieme alla moglie e ai figli, Chouinard è un alpinista e un appassionato di montagna, da sempre noto come uomo d’affari atipico e fervente ambientalista.
Hey, friends, we just gave our company to planet Earth. OK, it’s more nuanced than that, but we’re closed today to celebrate this new plan to save our one and only home. We’ll be back online tomorrow.https://t.co/fvRFDgOzVZ
— Patagonia (@patagonia) September 14, 2022
In un annuncio pubblicato sul sito del marchio e firmato da Chouinard, si legge che l’azienda si è sempre interrogata su come «fare la cosa giusta, guadagnando al contempo abbastanza per pagare le bollette». Inizialmente fu considerata l’idea di vendere l’azienda e donare tutti i soldi alla causa ambientale, ma fu scartata per timore che la nuova proprietà non avrebbe mantenuto il personale e i princìpi del fondatore. Neanche l’ipotesi di quotare la società in borsa soddisfaceva la proprietà, perché spesso anche quelle «quotate con le migliori intenzioni sono messe sotto pressione per generare profitti nel breve periodo, a discapito della responsabilità nel lungo periodo».
La soluzione di vendere tutte le quote della società a un’associazione, la Holdfast Collective, e a una fondazione, il Patagonia Purpose Trust, è sembrata la soluzione migliore. Ogni anno i profitti che non verranno reinvestiti all’interno dell’azienda saranno dati come dividendi alla Holdfast Collective che li impiegherà nella causa ambientalista. La fondazione (quella con diritto di voto sulle scelte strategiche dell’azienda) sarà invece guidata dalla famiglia Chouinard e da alcune persone fidate e si occuperà di controllare che la produzione dell’azienda continui a essere responsabile da un punto di vista ambientale e che i guadagni vengano effettivamente dati all’associazione.
La decisione è stata comunque criticata da alcuni giornali e analisti perché Chouinard ha pagato le tasse (poche decine di milioni di dollari) sulle donazioni soltanto sul 2 per cento dell’azienda donato alla fondazione, e non sul restante 98 per cento donato alla no profit, che in quanto tale gode di ampie esenzioni. Se avesse scelto altre opzioni, come per esempio vendere in blocco l’azienda o lasciarla in eredità ai figli, avrebbe dovuto pagare centinaia di milioni di dollari in tasse.
In passato Patagonia aveva già sostenuto la causa ambientalista in vari modi, per esempio scegliendo di produrre abbigliamento solo con materiali che avessero un basso impatto sull’ambiente e donando l’1 per cento delle vendite a organizzazioni non profit per decenni. In generale, Chouinard non ha mai tenuto troppo separati l’attività imprenditoriale e l’attivismo politico: nel 2021 si era rifiutato di continuare a vendere il suo abbigliamento a un resort sciistico del Wyoming che aveva ospitato una raccolta fondi in sostegno della campagna elettorale di Trump. Molte di queste iniziative si erano poi rivelate valide campagne di marketing che hanno reso Patagonia famosa in tutto il mondo: un noto esempio è quello della pubblicità “Non comprate questa giacca”.
Esperti e commentatori hanno definito la mossa di Chouinard un fatto con pochissimi precedenti nella storia delle multinazionali, soprattutto per via della sua irreversibilità. Altri hanno fatto notare che l’assenza di un interesse finanziario diretto da parte dei proprietari potrebbe essere un rischio per l’andamento dell’azienda, perché potrebbe portare a una riduzione dei profitti.