Anche le api hanno saputo della morte della regina
L'apicoltore reale ha informato quelle allevate nelle residenze della famiglia che la loro padrona era morta, seguendo un'antica e bizzarra tradizione
La notizia della morte della regina Elisabetta II del Regno Unito si è diffusa molto rapidamente in tutto il mondo, così come i dettagli su ciò che sarebbe accaduto subito dopo, tra cui le procedure per lo spostamento della salma prima dei funerali di stato e la proclamazione del nuovo re, Carlo III. Tra gli innumerevoli e spesso inusuali aspetti del protocollo ufficiale si è infilata un’altra consuetudine piuttosto stramba e curiosa: venerdì l’apicoltore reale ufficiale ha informato le api della regina della morte della loro padrona, seguendo un’antica tradizione che secondo il folklore, se non rispettata, potrebbe provocare gravi conseguenze.
John Chapple ha 79 anni e si occupa da circa quindici delle decine di migliaia di api allevate tra Buckingham Palace e Clarence House, che sono rispettivamente la residenza della regina e quella di Carlo e della consorte Camilla a Londra. Il giorno seguente alla morte di Elisabetta II, Chapple ha picchiato sulle cinque arnie di Buckingham Palace e sulle due di Clarence House per informare le api della morte della regina e dire loro che adesso avevano un nuovo padrone, re Carlo III.
In un’intervista al MailOnline, Chapple ha raccontato di aver detto «piccole preghiere» mentre parlava con le api e di essersi raccomandato di comportarsi bene con il re. Come mostrano alcune foto diffuse sempre dal MailOnline, ha anche legato un nastro nero in segno di lutto intorno alle arnie di Buckingham Palace e Clarence House: è una specie di invito formale al funerale della regina, previsto per lunedì 19 settembre, un giorno di lutto nazionale in cui anche le api potranno per così dire sospendere le loro attività e commemorare la sovrana defunta, ha osservato Metro.
My chat with the royal beekeeper as John Chapple tells the bees at Buckingham Palace and Clarence House that their mistress Queen Elizabeth II has died and King Charles III is their new master https://t.co/f3YYgrD0gp
— John Dingwall (@johndingwall) September 10, 2022
Mark Norman, esperto di folklore e autore di un libro che riguarda la consuetudine di “parlare alle api” (Telling the Bees and Other Customs: The Folklore of Rural Crafts), ha spiegato che quella di informare questi insetti impollinatori della morte del loro padrone è una tradizione «molto antica e molto radicata», anche se non molto conosciuta. Tra Settecento e Ottocento si credeva che le api dovessero essere informate degli eventi più importanti che accadevano all’interno della famiglia, in particolare delle nascite e delle morti: è una pratica che ancora oggi è diffusa in particolare nel Regno Unito, ma si trova anche negli Stati Uniti e in altri paesi europei, dice Norman.
Secondo la tradizione, non far sapere alle api della morte del loro padrone avrebbe portato grosse sfortune o calamità: gli insetti avrebbero smesso di produrre il miele, avrebbero lasciato l’alveare oppure addirittura si sarebbero lasciati morire, in segno di lealtà verso la persona che in precedenza si era presa cura di loro. Oggi la gran parte degli apicoltori non crede di poter incorrere davvero in questi rischi, ma c’è chi continua a seguire la pratica «in segno di rispetto», ha detto Norman: scrivendo per commentare un articolo sul tema pubblicato nel 2019 su BeeCraft, una rivista inglese dedicata all’apicoltura, alcuni apicoltori britannici avevano confermato di averlo fatto.
Chapple ha raccontato che si occupa di apicoltura da oltre 30 anni e che in piena estate bada a circa un milione di api per conto di alcuni clienti «importanti». Ha aggiunto che in ciascuna delle arnie delle residenze della famiglia reale ci sono circa 20mila api, il cui miele viene usato dagli chef della famiglia per produrre per esempio i dolci serviti durante le feste estive. La regina «è, o meglio dire era, la [sua cliente] numero uno»: «se tutto va bene», ha concluso, «adesso avrò anche il lavoro di apicoltore del re».
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