Come si è arrivati alla controffensiva ucraina nel nord-est
Con mesi di pianificazione e condivisione di informazioni tra l'esercito ucraino e l'intelligence occidentale, dicono gli Stati Uniti
La settimana scorsa l’esercito ucraino ha messo in atto una vittoriosa e inaspettata controffensiva con cui è riuscito a liberare ampie porzioni di territorio nel nord-est del paese, riconquistando quasi tutta la regione di Kharkiv. È stato il più importante sviluppo nella guerra dallo scorso marzo: quelle nel nord-est erano aree che i russi controllavano da mesi e consideravano un fronte ormai piuttosto consolidato, anche perché, fino a pochi giorni prima, non sembrava che gli ucraini avessero un piano strutturato per riconquistarle.
Negli ultimi giorni fonti dell’intelligence americana hanno invece sostenuto che la controffensiva fosse stata pianificata da mesi grazie a regolari consultazioni tra strateghi militari e funzionari statunitensi e ucraini, e che per ricevere aiuto e assistenza gli ucraini abbiano accettato di condividere le proprie informazioni più di quanto avessero mai fatto finora. Al momento è difficile prevedere come procederanno le cose e ci sono diverse ipotesi su come gli ucraini potrebbero gestire il vantaggio appena guadagnato.
La controffensiva ucraina nel nord-est è iniziata martedì 6 settembre: entro domenica gli ucraini erano riusciti a liberare migliaia di chilometri quadrati di territorio, costringendo i russi a una fuga precipitosa in cui hanno abbandonato armi, artiglieria e munizioni.
Nel nord le forze ucraine sono riuscite a spingere l’esercito russo oltre il confine e ad allontanare la linea del fronte da Kharkiv, città che da mesi subiva bombardamenti d’artiglieria da parte delle forze russe. Le conquiste più importanti sono però state fatte nell’est: gli ucraini hanno riconquistato Balakliya e soprattutto Izyum e Kupiansk, due grossi centri ferroviari e di trasporto attraverso cui passava la linea di rifornimento di munizioni russe sul fronte orientale. Proprio da Izyum sarebbe dovuta partire l’operazione con cui la Russia voleva completare la conquista del Donbass, ipotesi molto più remota ora che la città è tornata sotto il controllo ucraino.
L’ampiezza e la velocità dell’avanzata ucraina – sintetizzata in modo efficace dalla mappa animata qui sotto – ha sorpreso diversi analisti militari, che si aspettavano una maggiore resistenza da parte dei russi. È stata anche la prima volta dall’inizio della guerra in cui la Russia ha apertamente ammesso di aver subìto una sconfitta militare.
The latest map update from @criticalthreats and @TheStudyofWar shows that Ukraine's counteroffensive has driven Russian forces almost entirely out of Kharkiv Oblast. pic.twitter.com/gGXLVPMlTH
— Brady Africk (@bradyafr) September 12, 2022
Gli ucraini sono riusciti a sfondare le linee di difesa russe e ad avanzare soprattutto grazie al fatto che i russi avevano spostato la maggior parte dei propri soldati e mezzi a sud, in vista della controffensiva ucraina nell’area di Kherson, annunciata piuttosto platealmente in primavera e iniziata a fine luglio. Nei territori del nord-est la presenza dei russi era quindi molto diminuita e quel fronte era rimasto più esposto a possibili attacchi: nei giorni precedenti l’inizio della controffensiva gli ucraini ne avevano compiuti alcune alle linee di rifornimento russe attorno a Kharkiv, ma non sembrava probabile che a breve iniziasse una controffensiva su così larga scala.
Negli ultimi giorni funzionari dell’intelligence statunitense hanno raccontato al New York Times dettagli dei meccanismi che hanno portato alla controffensiva ucraina. Secondo quanto hanno dichiarato, nell’arco dei mesi estivi l’esercito ucraino si sarebbe consultato regolarmente ed estesamente con gli americani per mettere a punto il proprio piano.
La collaborazione tra le due parti sarebbe iniziata poco dopo la richiesta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky all’esercito di attuare una controffensiva di successo, in grado di dimostrare che l’esercito ucraino era in grado di riconquistare ampie porzioni di territorio. Inizialmente sembra che eseguendo i suoi ordini l’esercito ucraino avesse pianificato un’unica e grossa controffensiva concentrata solo nel sud e volta a liberare Kherson e Mariupol, rispettivamente conquistate dai russi a febbraio e a maggio ed entrambe strategicamente importanti per l’accesso al mar Nero.
Quasi subito, però, sarebbero stati espressi alcuni dubbi sulla riuscita del piano sia da alcuni generali ucraini che da alcuni funzionari americani informati sui fatti, che avrebbero sconsigliato di procedere in questa direzione: secondo loro una controffensiva di questo tipo avrebbe portato a grosse perdite, con poche speranze di ottenere risultati concreti in un tempo ragionevole, anche a causa della massiccia presenza dei russi.
A quel punto l’esercito ucraino avrebbe accettato di collaborare con l’intelligence statunitense per farsi aiutare a mettere a punto un secondo piano, più efficace e sicuro, per attuare la controffensiva chiesta da Zelensky. Sembra che nell’arco dei mesi estivi ci siano stati diversi colloqui tra Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti, e Andriy Yermak, uno dei principali consiglieri di Zelensky, oltre che tra gli ufficiali di più alto rango dell’esercito ucraino e Garrick Harmon, il nuovo inviato della Difesa statunitense in Ucraina.
Una novità importante di questi colloqui sarebbe stata la disposizione dell’esercito ucraino a condividere maggiormente i propri piani e i propri dati: finora, infatti, l’Ucraina era sempre stata piuttosto restìa a comunicare le proprie informazioni sull’andamento della guerra (lo si era visto tra le altre cose col numero dei propri morti, piuttosto vago e probabilmente impreciso).
Un momento particolarmente decisivo sarebbe stata un’esercitazione militare fatta quest’estate dall’esercito ucraino in collaborazione con funzionari della Difesa statunitense: l’esercitazione sarebbe stata pensata proprio per testare diversi scenari e capire la quantità e qualità di forze necessarie a mettere in atto diversi tipi di offensive. Sembra che proprio in quell’occasione l’esercito ucraino avrebbe cambiato idea su come procedere: secondo Colin Kahl, sottosegretario alla Difesa statunitense per le politiche militari, la decisione di attuare una controffensiva nel nord-est sarebbe poi stata presa in modo autonomo dall’esercito ucraino.
Per tutto il mese di agosto, ha scritto il New York Times, su richiesta degli stessi ucraini l’intelligence statunitense avrebbe intensificato la raccolta e la condivisione di informazioni sulla posizione delle forze russe sul campo, evidenziando i punti più deboli delle loro linee di difesa. Tra questi c’era proprio il nord-est, dato che la Russia aveva riposizionato la maggior parte delle proprie truppe nel sud.
Le informazioni fornite dall’intelligence americana avrebbero anche permesso agli ucraini di capire che, nel caso di una controffensiva in quell’area, i russi non avrebbero avuto il tempo necessario a riposizionare i propri mezzi e soldati nel nord-est in tempo utile: al giornale online War on the Rocks l’analista Michael Kofman ha confermato che ai russi sarebbe servita almeno una settimana per ristabilire linee di difesa sufficientemente solide in quel punto, a fronte degli uno-due giorni richiesti agli ucraini.
L’esercito ucraino avrebbe quindi deciso di modificare il proprio piano originale e di attuare due controffensive più piccole – una nel nord-est e una nel sud, ancora in corso – anziché un’unica controffensiva nel sud. Non è chiaro quali e quanti consigli gli Stati Uniti abbiano dato all’esercito ucraino per pianificare la controffensiva, ma sembra che il piano finale sia stato congiuntamente valutato da funzionari dell’intelligence di Stati Uniti, Regno Unito e Ucraina e poi messo in atto, permettendo così all’esercito ucraino di attuare una controffensiva di successo, come richiesto dal presidente Zelensky.
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L’inaspettata controffensiva nel nord-est dell’Ucraina ha spinto alcuni analisti a chiedersi se la controffensiva ucraina nel sud, e in particolare a Kherson, non sia stata in un certo senso una specie di finta, un diversivo, un modo insomma di confondere i russi e di spingerli a spostare altrove le proprie difese in modo da poter poi attaccare più facilmente nel nord. Secondo le fonti citate dal New York Times però non è questo il caso: la controffensiva nel sud, dicono, fa comunque parte dei piani dell’esercito ucraino per riconquistare i territori occupati, e sta procedendo a rilento, con attacchi mirati e successi più limitati, a causa della più massiccia presenza militare dei russi.
Sono anche state fatte diverse ipotesi su come l’esercito ucraino intenda proseguire ora che ha cacciato le forze russe da un’ampia porzione di territori nel nord-est. Gli ucraini potrebbero decidere di continuare l’avanzata a est, col rischio di allungare troppo le linee logistiche di approvvigionamento e di esporre le forze sul fronte ad attacchi laterali, o al rischio che l’arrivo dei rifornimenti sia interrotto o rallentato da attacchi russi: è l’errore che commise l’esercito russo all’inizio della guerra, quando si spinse troppo in profondità nel territorio ucraino rendendosi vulnerabile ad attacchi.
Secondo i funzionari americani ascoltati dal New York Times, per consolidare il proprio vantaggio l’esercito ucraino dovrebbe tornare a concentrarsi sul sud, riprendendo il controllo per esempio della centrale nucleare di Zaporizhzhia, della città di Kherson e poi di Mariupol.