• Mondo
  • Mercoledì 14 settembre 2022

Il rapporto dell’intelligence americana sulle interferenze russe nella politica mondiale

Dal 2014 avrebbe pagato 300 milioni di dollari per finanziare i partiti di decine di paesi: non si sa se tra questi ci sia anche l'Italia

Il presidente russo Vladimir Putin durante un discorso tenuto nella Piazza Rossa di Mosca. (Ramil Sitdikov - Host Photo Agency via Getty Images )
Il presidente russo Vladimir Putin durante un discorso tenuto nella Piazza Rossa di Mosca. (Ramil Sitdikov - Host Photo Agency via Getty Images )
Caricamento player

Secondo un rapporto dell’intelligence americana realizzato dal dipartimento di Stato degli Stati Uniti, dal 2014 a oggi la Russia avrebbe speso più di 300 milioni di dollari per finanziare partiti politici di decine di paesi stranieri, con l’obiettivo di influenzarli, di spingerli a sostenere le politiche del governo russo, ed eventualmente di sovvertire l’esito delle elezioni locali.

Il rapporto non cita esplicitamente quali paesi e quali partiti siano stati coinvolti: si sa che le interferenze avrebbero riguardato paesi di Europa, Africa e sud-est asiatico, ma non è chiaro se tra questi ci sia anche l’Italia. Il rapporto è stato inviato questa settimana, sotto forma di comunicazione diplomatica, alle ambasciate di vari paesi alleati, ma non è stato reso disponibile al pubblico.

Secondo un funzionario del governo americano che ha parlato in forma anonima del rapporto al Washington Post, tra i paesi coinvolti ci sarebbero Albania, Montenegro, Madagascar ed Ecuador. Sostiene anche che il governo russo avrebbe usato società di intermediari per finanziare eventi politici, organizzazioni di analisti politici e gruppi di estrema destra.

Il funzionario americano ha inoltre indicato un paese asiatico in particolare, di cui non ha fatto il nome, in cui l’ambasciatore russo avrebbe dato diversi milioni di dollari in contanti a un candidato alla presidenza (non ha detto però se questo candidato sia poi diventato effettivamente presidente del paese).

Spiegando i motivi della decisione di rendere pubbliche queste informazioni, il funzionario ha detto che «facendo luce sul finanziamento politico segreto russo e sui tentativi russi di minare i processi democratici, stiamo avvisando i partiti e candidati stranieri che se accettano segretamente denaro russo, possiamo svelare i loro nomi e lo faremo».

Nel documento viene detto che la Russia avrebbe sfruttato in particolare un importante uomo d’affari russo per finanziare partiti nazionalisti e di estrema destra, e si avverte che nei prossimi mesi potrebbe continuare a farlo per influenzare l’opinione pubblica e spingerla a criticare le sanzioni imposte alla Russia dai paesi occidentali per via della guerra in Ucraina.

Non sarebbe comunque la prima volta che il governo russo avrebbe provato a interferire nella politica di un altro paese, cercando anche di influenzare il risultato di un’elezione. L’intelligence americana aveva già tempo fa rivelato come nella campagna elettorale per l’elezione del presidente degli Stati Uniti del 2016 – vinta da Donald Trump contro Hillary Clinton – ci fossero stati numerosi tentativi del governo russo di favorire Trump, attraverso attacchi informatici e campagne online. La stessa cosa sarebbe avvenuta anche durante le elezioni del 2020, sempre a favore di Trump, ma in maniera un po’ diversa.

Il documento pubblicato martedì fa anche i nomi di due oligarchi russi molto vicini al presidente Vladimir Putin, che avrebbero avuto un ruolo diretto in queste interferenze: Yevgeniy Prigozhin (noto come “lo chef di Putin”, perché tra le altre cose possiede una catena di ristoranti e attività di catering) e Aleksandr Babakov. Il primo nel 2018 era già stato accusato dagli Stati Uniti di aver cercato di interferire nelle elezioni americane del 2016 ed è ricercato dall’FBI.

Secondo Adolfo Urso, presidente del Copasir, il Comitato parlamentare che controlla il lavoro dei servizi segreti, «al momento non esistono notizie che ci sia l’Italia» tra i paesi coinvolti nei finanziamenti russi. Il partito italiano su cui si stanno concentrando le attenzioni, anche per via delle imminenti elezioni, è la Lega, che più di tutti negli scorsi anni aveva avuto stretti legami con il governo russo, firmando tra le altre cose un accordo con il partito di Putin, Russia Unita. C’è anche un’indagine, ancora in corso, su un presunto tentativo di finanziamento illecito di 65 milioni di euro: è la cosiddetta trattativa del Metropol, l’hotel di Mosca dove nell’ottobre del 2018 Gianluca Savoini, collaboratore del segretario della Lega, incontrò alcuni cittadini russi per ottenere da loro fondi illeciti che sarebbero dovuti andare al partito.

Ma negli anni il governo russo ha avuto rapporti con partiti di destra di diversi altri paesi europei: nel 2016 il partito di Putin aveva firmato un accordo con il Partito della Libertà austriaco (FPÖ), e nel 2019 un presunto finanziamento illecito dalla Russia aveva causato la dimissione di tutti i ministri del partito dalla coalizione di governo. Sono noti da anni anche i rapporti tra il governo russo e Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, il principale partito di estrema destra francese.

– Leggi anche: La controffensiva ucraina potrebbe far male a Putin