La morte della regina Elisabetta II vista dalle due squadre di Glasgow
Per gli indipendentisti del Celtic sembra non sia successo nulla, per i lealisti dei Rangers il lutto non è mai abbastanza
di Pietro Cabrio
Dal giorno della morte della regina Elisabetta II del Regno Unito i profili online delle squadre di calcio britanniche, almeno le più importanti, sono listati a lutto. I loro stemmi sono stati messi su sfondo nero e fino al giorno dei funerali, su siti e social network verranno pubblicati meno contenuti del solito. Stanno facendo così tutti tranne il Celtic di Glasgow, una delle due squadre scozzesi più importanti, quella che rappresenta gli indipendentisti, cattolici e filo-irlandesi di Scozia.
— Out Of Context Football (@nocontextfooty) September 9, 2022
Il Celtic continua a tenere i suoi colori bianco e verde — di ispirazione appunto irlandese, come i fondatori della squadra — e sta proseguendo normalmente con tutte le sue attività. L’unico contenuto sulla morte della regina è un comunicato di due righe pubblicato sul sito una settimana fa: «Il Celtic Football Club esprime le sue sincere condoglianze alla famiglia della defunta regina Elisabetta II in seguito all’annuncio della sua scomparsa».
L’altra grande squadra scozzese di Glasgow, i Rangers, che rappresenta invece la parte scozzese protestante, lealista e quindi fedele alla monarchia britannica, è in lutto dal giorno della morte, ha sospeso molte delle sue attività e questa settimana ha rinviato di un giorno — da martedì a mercoledì — la sua partita di Champions League contro il Napoli per permettere alle forze dell’ordine di gestire meglio eventi e procedure in concomitanza con il periodo di lutto.
La regina, infatti, è morta nella sua residenza di Balmoral, nel nord della Scozia, e la salma è arrivata a Londra martedì sera, dopo essere stata trasportata a Edimburgo con un lungo corteo funebre stradale passato per le principali città della Scozia.
A differenza del Celtic, una settimana fa i Rangers hanno pubblicato sul loro sito un comunicato di quattro paragrafi in cui, tra le altre cose, si leggeva: «Sua Maestà ha servito il popolo della Gran Bretagna e del Commonwealth per oltre 70 anni con incredibile devozione e dignità. Mancherà gravemente non solo alla nostra nazione, ma alle nazioni di tutto il mondo. È con grande orgoglio che il suo ritratto è stato appeso nel nostro spogliatoio all’Ibrox come segno di apprezzamento per il suo fenomenale servizio».
Le due squadre di Glasgow non giocano una partita da allora, dato che anche in Scozia i campionati sono stati sospesi per lutto. Entrambe però sono qualificate ai gironi di Champions League — come non succedeva dal 2007 — e nelle loro partite di mercoledì sera dovranno attenersi al protocollo UEFA che prevede un minuto di silenzio e il lutto al braccio per le squadre britanniche. I Rangers giocheranno a Glasgow in uno stadio senza tifosi del Napoli per motivi di ordine pubblico, mentre il Celtic sarà impegnato nel campo neutro di Varsavia contro gli ucraini dello Shakhtar Donetsk.
Non si sa bene come si comporteranno i tifosi del Celtic nel minuto di silenzio, specialmente la parte più organizzata, quella che spesso espone immagini di guerriglieri ribelli per rappresentare le proprie radici anti-britanniche, o bandiere a sostegno della causa palestinese. I Rangers invece non solo si atterranno al protocollo, ma hanno fatto richiesta alla UEFA di poter suonare l’inno britannico dopo quello della Champions League. La richiesta sarebbe stata respinta, ma la stampa locale sostiene che il club ignorerà il divieto a costo di ricevere sanzioni.
Viste le nette differenze storico-culturali, per alcuni in Scozia è un sollievo che le due squadre si siano affrontate nel primo Old Firm della stagione — il nome con cui ci si riferisce al derby di Glasgow, una delle partite più tese e spettacolari del calcio internazionale — appena cinque giorni prima che la regina morisse.
– Leggi anche: La curiosa strategia di mercato del Celtic