Il Tribunale dell’Unione Europea ha confermato una multa da oltre 4 miliardi di euro inflitta a Google per aver violato le regole sulla concorrenza
Il Tribunale dell’Unione Europea, il secondo organo giurisdizionale europeo insieme alla Corte di Giustizia, ha confermato oggi la decisione con la quale la Commissione Europea aveva multato la società Alphabet, che possiede Google, per aver imposto restrizioni illegali ai produttori di dispositivi mobili Android e agli operatori di reti mobili per consolidare la posizione dominante del suo motore di ricerca.
La multa ammontava in origine a 4,343 miliardi di euro, la più alta mai inflitta da un’autorità di vigilanza sulla concorrenza in Europa, ma la sentenza della Corte l’ha ridotta a 4,125 miliardi.
La vicenda risale al 2018, alla fine di un’indagine iniziata nel 2015 e condotta già dall’attuale commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager. La Commissione Europea aveva rilevato una serie di comportamenti scorretti con cui Google avrebbe imposto condizioni contrattuali ai produttori di smartphone per costringerli a preinstallare app come Google Search e Google Chrome in cambio dell’accesso a Google Play, cioè lo store delle app. Google avrebbe anche impedito l’utilizzo di versioni di Android derivate dall’originale, come Android Fork, e avrebbe distribuito ai produttori incentivi economici per farli restare fedeli ai suoi servizi.
In sostanza, l’accusa della Commissione è di aver sfruttato Android, che allora era il sistema operativo installato su circa il 70 per cento dei dispositivi mobili in Unione Europea (i dati rimangono più o meno simili anche ora), per favorire illegalmente il motore di ricerca Google e i propri altri servizi, negando così ai concorrenti la possibilità di innovare e competere.
Con un comunicato stampa l’azienda, che aveva a suo tempo fatto ricorso, ha fatto sapere di essere «delusa dal fatto che la Corte non abbia annullato integralmente la decisione. Android ha creato più scelta per tutti e supporta migliaia di aziende di successo in Europa e nel mondo». Il ricorso di Google infatti puntava sul fatto che Android è già di per sé in forte concorrenza con il sistema iOS di Apple e che ha consentito nel tempo una sorta di democratizzazione del settore.
Le parti potranno ora fare appello alla Corte di giustizia dell’Unione Europea, che rappresenta il più alto organo giurisdizionale.