L’ambiziosa proposta del Parlamento Europeo contro la deforestazione
Potrebbe limitare l'importazione di prodotti ottenuti con la distruzione di foreste tropicali, a partire da olio di palma e soia
Martedì il Parlamento Europeo ha votato a favore di un’ambiziosa proposta per impedire che nei paesi dell’Unione Europea siano commercializzati prodotti ottenuti grazie alla deforestazione. Se approvato definitivamente dalle istituzioni europee, il divieto riguarderebbe tutte le importazioni di cacao, caffè, gomma, legno, mais, olio di palma, soia e derivati dall’allevamento animale: chi vende questi beni in Europa sarebbe obbligato a verificare che non siano stati prodotti sfruttando terreni deforestati o modificando in modo non sostenibile una foresta, ovunque nel mondo.
La deforestazione viene molto praticata in Sud America, nell’Africa centrale e nel Sud-Est asiatico per ricavare terreni agricoli, e in particolare per coltivare soia (usatissima per i mangimi) e palme (per l’olio di palma), e per allevare bovini. È un grave problema perché la riduzione delle foreste tropicali limita l’assorbimento dei gas serra prodotti dalle attività umane e responsabili del cambiamento climatico. Inoltre mette a rischio la sopravvivenza di molte specie animali e vegetali e con essa l’equilibrio degli ecosistemi tropicali.
Nei paesi dell’Unione Europea è commercializzata e consumata una parte considerevole dei prodotti per i quali viene praticata la deforestazione e per questo vietarne l’importazione potrebbe contribuire alla conservazione delle foreste del pianeta. Secondo uno studio recente, tra il 2008 e il 2017 i paesi europei sono stati responsabili del 19 per cento della deforestazione tropicale legata al commercio internazionale dei sei prodotti per cui si deforesta di più. Attualmente gli unici prodotti per cui esistono regole europee contro la deforestazione sono il legno e i biocarburanti, quelli ottenuti da vegetali coltivati.
La proposta su cui il Parlamento Europeo si è espresso è un progetto di regolamento scritto dalla Commissione. Già ambizioso di per sé, sarebbe reso ancora più radicale con le modifiche suggerite dalla Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) del Parlamento. Nei prodotti considerati dalla Commissione infatti non rientravano la carne di maiale, pecora, capra e pollo, e nemmeno il mais e la gomma, e alcuni prodotti derivati del legno. Inoltre la Commissione aveva proposto che il divieto riguardasse i prodotti ottenuti grazie a deforestazioni avvenute dopo il 31 dicembre 2020: l’ENVI ha controproposto di considerare quelle successive al 31 dicembre 2019, ampliando così il numero di importazioni vietate dal regolamento.
Tra le aggiunte dell’ENVI c’è anche una forma di controllo sul rispetto dei diritti umani e delle popolazioni indigene nella produzione dei prodotti interessati dal regolamento. Infine le banche e le società finanziarie saranno tenute a verificare di non investire in attività produttive legate alla deforestazione.
Il Parlamento ha adottato come propria la posizione – è il termine tecnico dell’atto formale – dell’ENVI con 453 voti a favore, 57 contrari e 123 astensioni. Negli scorsi mesi anche il Consiglio dell’Unione Europea, cioè l’organo in cui siedono i rappresentanti dei governi dei 27 paesi membri, aveva espresso una propria posizione, e prossimamente i due organi dovranno negoziare un compromesso insieme alla Commissione Europea nel cosiddetto “trilogo”, cioè il negoziato a porte chiuse fra le tre istituzioni. È probabile che la versione finale del regolamento sarà meno radicale della proposta del Parlamento.