L’enorme edificio nazista che è diventato un resort turistico
La colonia balneare di Prora fu voluta da Hitler ma non venne mai completata: la sua recente riqualificazione è molto discussa
Nella parte orientale dell’isola di Rügen, nel nord-est della Germania, sul mar Baltico, c’è una località turistica che attira visitatori per l’ampia spiaggia sabbiosa e per il mare calmo ma ha una storia assai diversa da quella di molte altre: è quella che si è sviluppata nel cosiddetto Colosso di Prora, un enorme complesso che si estende per chilometri lungo la costa ed è una ex colonia balneare costruita dai nazisti negli anni Trenta. La recente trasformazione dell’edificio in hotel e appartamenti turistici ha sollevato critiche e osservazioni legate al suo passato, attirando attenzioni anche sulla stampa estera.
Il Colosso di Prora si trova circa 200 chilometri a nord di Berlino e si estende a perdita d’occhio lungo la costa a nord della località termale di Binz. La giornalista Maike Grunwald lo ha descritto su Deutsche Welle come «un sogno bizzarro in cui si cammina e cammina e non si arriva mai». Fu concepito dai nazisti per ospitare fino a 20mila persone durante le vacanze estive di massa e per diventare l’edificio più lungo del mondo: era composto da una serie di palazzi (“blocchi”) di sei piani molto simili fra loro, attaccati l’uno all’altro, che misuravano in totale 4,5 chilometri.
La costruzione del complesso fu voluta da Adolf Hitler e annunciata nel 1935; i lavori cominciarono l’anno successivo, e furono impiegati più di 9mila uomini. Il grandioso edificio doveva contenere tra le altre cose piscine con onde artificiali, due teatri e ampi ristoranti ogni 500 metri, dando da lavorare a oltre 5mila persone. Faceva parte dei piani della “Kraft durch Freude” (Forza attraverso la gioia), l’organizzazione statale dedicata a promuovere le attività ricreative nella Germania nazista: come ha raccontato al Financial Times lo storico tedesco Marco Esseling, non era un semplice posto di villeggiatura come lo intenderemmo oggi.
La zona era stata scelta proprio per la sua lunga spiaggia con sabbia bianca e il mare calmo e trasparente, ma a differenza della vicina Binz, rinomata soprattutto tra l’élite della Prussia, Prora doveva essere destinata ai lavoratori e a cementare la fiducia nel partito nazista.
Esseling ha spiegato che Hitler «voleva fare propaganda attraverso il cemento»: aveva cioè l’obiettivo di stupire la popolazione con un’opera maestosa e allo stesso tempo voleva coinvolgerla e aumentare il senso di gratitudine nei confronti del partito attraverso parate e attività di intrattenimento collettive. Jürgen Rostock, co-fondatore del centro documentale di Prora, ha aggiunto inoltre che nell’ottica del regime la colonia doveva servire a preparare le persone alla guerra che stava per arrivare.
Dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, nel 1939, la costruzione del complesso fu interrotta e l’edificio non fu mai completato, col risultato che non venne mai usato come colonia. Negli anni successivi fu impiegato come caserma militare dai nazisti e poi divenne un presidio delle truppe sovietiche, che ne distrussero una parte; in seguito venne occupato dall’esercito e dalla polizia segreta (Stasi) dell’allora Germania Est e per molto tempo rimase un luogo largamente sconosciuto alla gente.
Dopo la caduta del muro di Berlino e la successiva riunificazione della Germania, avvenuta nel 1990, l’edificio cominciò a ospitare qualche studio di artisti e, nel 2004, la mostra permanente MACHT Urlaub (letteralmente “fate vacanza!”), dedicata alla storia del sito. A ogni modo, benché la sua struttura fosse ancora solida, fino a una decina di anni fa gran parte dell’edificio era stata lasciata a se stessa. Oggi rimangono 5 degli 8 blocchi originali, per una lunghezza di circa 2,5 chilometri. Negli ultimi dieci anni alcuni di questi blocchi sono stati riqualificati, diventando hotel o appartamenti.
Uno dei primi gruppi di investimento a voler rilanciare il Colosso di Prora come complesso turistico è stato Binzprora, una società di investimenti che nel 2005 aveva comprato l’intero blocco III per la cifra irrisoria di 350mila euro. Un funzionario di Binzprora, Rolf Hoffmeister, ha spiegato al Financial Times che i lavori erano potuti cominciare solo dopo 12 anni per motivi legati ai permessi e alle caratteristiche dei progetti di riqualificazione, alcuni dei quali sono ancora in fase di approvazione. Hoffmeister ha detto comunque che i 250 appartamenti realizzati dalla società nel complesso dovrebbero essere completati entro quest’anno e sono molto richiesti.
Nel frattempo tra il 2016 e il 2018 a Prora hanno aperto anche due alberghi, il Dormero e il Solitaire: quest’ultimo, che si trova nel blocco II, offre loft spaziosi oltre a sauna e piscine.
Grunwald racconta che tutte le stanze pensate in epoca nazista erano doppie da 12,5 metri quadrati, con arredamento di base e bagni in comune. Adesso invece le camere di albergo e gli appartamenti nel complesso vanno dai 28 ai 120 metri quadrati e sono dotati di cucina, molti servizi e arredamento di design. C’è poi un ostello che offre posti letto a partire da 30 euro a notte e si descrive come «il più lungo al mondo».
Come ha detto Grunwald, il Colosso di Prora rimane un progetto «controverso» sia per quanto riguarda il suo passato, sia per la sua architettura che per la recente riqualificazione da parte degli investitori privati.
In estrema sintesi, alcuni critici ritengono che sia inopportuno commercializzare la storia e trarre profitti da un progetto che era stato concepito dai nazisti, e in un certo senso attirare turisti a Prora sarebbe un po’ come realizzare il piano originale dell’epoca nazista. Altri, soprattutto gli investitori, sostengono invece che oggigiorno la maggior parte delle persone sia attirata dalla spiaggia, anziché dalla storia dell’edificio. Hoffmeister per esempio dice che adesso Prora «è per le persone più giovani, per cui il passato è il passato», mentre la clientela più anziana e generalmente più sensibile all’argomento del nazismo preferisce andare a Binz.
In un’intervista data nel 2016 a NPR l’imprenditore Ulrich Busch, titolare della società immobiliare che aveva aperto il Solitaire, aveva detto che il progetto di riqualificazione dell’area era «la risposta migliore per il pensiero e lo spirito antiquato e orrendo dell’epoca nazista». Alcuni politici della zona si sono detti cautamente ottimisti che lo sviluppo turistico del complesso possa contribuire a far sviluppare l’economia locale e a favorire la creazione di posti di lavoro e servizi per la gente del posto.
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