Le elezioni in Svezia sono in bilico
La prima ministra Andersson è popolare ma di poco avanti nei sondaggi rispetto alla coalizione di destra, che comprende anche partiti estremisti
Le elezioni di domenica in Svezia sono un test elettorale importante per la prima ministra uscente Magdalena Andersson, in carica da novembre dopo le dimissioni di Stefan Löfven e leader del Partito Socialdemocratico, primo partito svedese sin dal dopoguerra e al governo ininterrottamente dal 2014.
Andersson gode di un’ampia popolarità nel paese specie dopo la decisione, largamente condivisa, di chiedere l’adesione della Svezia alla NATO, ma i sondaggi sembrano indicare che il suo successo personale non si è trasformato in una spinta decisiva per il partito, che ha percentuali di gradimento minori. I Socialdemocratici dovrebbero rimanere comunque piuttosto agevolmente la prima forza politica della Svezia, ma la vittoria della coalizione di centrosinistra che guidano non è scontata.
Ulf Kristersson, leader dei Moderati, è il candidato designato per il centrodestra, ma lo storico partito di opposizione potrebbe essere superato dai Democratici Svedesi, formazione di destra diretta discendente dei neonazisti svedesi che secondo i sondaggi potrebbe ottenere circa il 20 per cento dei voti. Il leader Jimmie Akesson ha compiuto in questi anni un’opera di normalizzazione del suo partito che dovrebbe portarlo nella coalizione di centrodestra in caso di vittoria, seppur con un appoggio esterno al governo. Una condizione inimmaginabile solo una decina di anni fa, quando un’alleanza con i Democratici Svedesi era considerata improponibile per tutti i partiti non estremisti. I Democratici Svedesi erano rimasti isolati anche dopo le ultime elezioni del 2018, quando avevano ottenuto il 17 per cento dei consensi.
Allora furono necessari 130 giorni per formare un governo, mentre quello uscente di Magdalena Andersson è nato come minoritario, con i soli voti del Partito Socialdemocratico e l’astensione di quelli che oggi sono gli alleati della coalizione.
Andersson, 55 anni, dal 2014 al 2021 ministra delle Finanze, può contare sul sostegno anche del Partito della Sinistra, del Partito di Centro e dei Verdi. La seconda forza è il Partito di Centro, stimato fra l’8 e il 9 per cento, ma tutti dovrebbero riuscire a superare la soglia di sbarramento del 4 per cento per entrare in parlamento (o il 12 per cento in un singolo collegio). La legge elettorale svedese prevede un sistema proporzionale per scegliere i 349 parlamentari che siederanno nel Riksdag. Nella stessa giornata si svolgono anche le elezioni amministrative e l’affluenza è solitamente molto alta: nel 2018 aveva votato il 90 per cento degli aventi diritto.
A questa coalizione, che tiene insieme forze politicamente anche piuttosto distanti, se ne contrappone una altrettanto eterogenea di centrodestra: oltre agli storici rivali dei Moderati (in calo costante nei risultati negli ultimi anni) e ai Democratici Svedesi ci sono i Democratici Cristiani, su posizioni di destra e anti-musulmane, e i Liberali, che potrebbero faticare a superare la soglia minima del 4 per cento.
Gli ultimi sondaggi segnalano un lieve vantaggio del centrosinistra nelle proiezioni sui seggi, ma le rilevazioni non sono unanimi e le possibilità di un ribaltamento rilevanti. La prima ministra ha impostato la campagna su un consolidamento delle misure del welfare aziendale, storicamente punto di forza del paese, sulle energie rinnovabili, ma anche su misure più radicali per la lotta al crimine, forse il tema più discusso della campagna.
Gli argomenti della campagna elettorale, sottolineano gli osservatori, sono stati spesso dettati dalla destra e in particolare dai Democratici Svedesi di Akesson, che hanno insistito sulle presunte responsabilità del governo e delle sue politiche di accoglienza dei rifugiati per il preoccupante aumento della violenza di strada. Negli ultimi anni anche il governo progressista ha reso molto più rigide le sue posizioni sull’immigrazione, ma il partito di destra ha inserito fra le sue “trenta riforme necessarie” la riduzione a zero delle concessioni di asilo (una misura che peraltro violerebbe le convenzioni internazionali sul diritto di asilo). Oggi nel paese circa il 20 per cento dei 10 milioni e mezzo di abitanti è nato all’estero: la comunità più numerosa è quella siriana.
I vari candidati si sono confrontati dieci volte in incontri ospitati da televisioni e giornali e gli altri temi centrali sono stati quelli economici. Per fare fronte all’inflazione e alla crescita dei costi delle bollette la leader dei Socialdemocratici ha annunciato stanziamenti superiori agli 8 miliardi di euro per famiglie e imprese, mentre per ridurre la dipendenza energetica si propone la costruzione di nuove centrali nucleari.
Nell’ultimo decennio, complice anche la pandemia e la recente inflazione, stimata intorno all’8 per cento, anche in Svezia sono aumentate le distanze fra le fasce più e meno ricche della popolazione, nonostante il tasso di povertà resti più basso rispetto alla media europea grazie alle misure di welfare statale, oggi comunque molto meno consistenti che in passato.
Ma gran parte degli osservatori, sia svedesi che esteri, si sono occupati principalmente dell’ascesa e del possibile approdo nell’area della maggioranza di governo dei Democratici Svedesi, che in questi anni hanno cercato di cancellare l’immagine legata al recente passato di legami con il fascismo e al neonazismo. Akesson, che ha espulso parte delle componenti più radicali del partito e che ne ha anche rinnovato il simbolo, sostituendo la fiamma con un fiore, ha detto: «Quei legami erano costituiti da persone presenti nei primi anni del partito, ora non c’è più nessuno di loro». Come molti movimenti di destra populista europea anche i Democratici Svedesi hanno avuto una fase di forte opposizione all’Unione Europea (la cosiddetta “Swexit”), ora superata.
Anche recentemente però, in una intervista di febbraio, Akesson si è rifiutato di esprimere una preferenza fra il presidente americano Joe Biden e quello russo Vladimir Putin e il centrosinistra lo accusa di legami e vicinanza con il governo russo. La prima ministra Andersson ha detto: «Il suo partito non è come gli altri, solo qualche settimana fa un impiegato della loro sede centrale ha invitato i colleghi a celebrare l’anniversario dell’invasione nazista della Polonia».
In Svezia c’è anche una certa preoccupazione per possibili interferenze straniere, e in particolare russe, sul voto. Dopo l’annuncio dell’adesione alla NATO è stata riaperta l’Agenzia di difesa psicologica, organo che si occupa di monitorare le intromissioni di paesi stranieri, chiusa dopo la fine della Guerra Fredda. Sono sotto osservazione campagne di disinformazione sui temi dell’immigrazione, dell’attività criminale, della scuola, del lavoro e dei crescenti costi dell’energia.