Cosa succede dopo la morte della regina
L'“Operazione London Bridge”, preparata dal governo e pronta da anni, prevede un protocollo dettagliato e minuzioso sullo spostamento della salma, i funerali e la successione
Giovedì pomeriggio è morta la regina Elisabetta II, la sovrana più longeva della storia del Regno Unito, al trono da oltre 70 anni. Il Regno Unito si preparava da tempo a questo evento, per il quale è stato predisposto un complesso e minuzioso protocollo: si chiama “Operazione London Bridge” ed è un piano dettagliato per gestire gli innumerevoli aspetti della situazione, da quelli più facilmente immaginabili, come le questioni di successione del trono, a quelli più inusuali, come l’organizzazione delle varie cerimonie e i toni e i gesti anche simbolici che le istituzioni britanniche dovranno mettere in atto nei giorni di lutto.
L’Operazione London Bridge coinvolgerà numerosissimi uffici, dipartimenti del governo, ministri e funzionari pubblici in un insieme di operazioni coordinate che dureranno diversi giorni.
Il nome in codice del protocollo – “Bridge”, ponte – è comune a quelli previsti per la morte dei membri di spicco della famiglia reale inglese: quello preparato per gestire la morte della Regina Madre – moglie di re Giorgio VI e madre di Elisabetta II – per esempio, si chiamava “Operazione Tay Bridge”. Quello del principe Filippo, il marito di Elisabetta II morto l’anno scorso a 99 anni, si chiamava “Operazione Forth Bridge”.
Fino a poco tempo fa di quello predisposto per la morte della regina Elisabetta II si sapeva poco: i dettagli erano stati diffusi di recente da Politico, che aveva avuto modo di vedere i documenti completi del piano e li aveva raccontati, e da altri giornali come il Guardian. Il piano comunque esiste da anni, benché il suo contenuto sia mantenuto riservato: fu realizzato per la prima volta negli anni Sessanta, e viene aggiornato tre volte all’anno da un gruppo di persone selezionate.
Un’avvertenza: di questo protocollo preparato con grande anticipo abbiamo notizia grazie alle indiscrezioni pubblicate negli anni scorsi dai giornali: benché considerate generalmente affidabili, alcuni elementi potrebbero variare nei prossimi giorni.
L’inizio delle operazioni previste dal protocollo coincide con il giorno della morte della regina: il cosiddetto “D-Day”. Il funerale si terrà tra dieci giorni, durante il cosiddetto “D-Day+10”: dovrebbe dunque essere il 18 settembre, giornata che sarà proclamata di lutto nazionale.
Il programma per il D-Day è comprensibilmente molto complesso e concitato. Prima della comunicazione ufficiale al pubblico, arrivata giovedì sera, la notizia della morte della regina è stata comunicata al governo e alle autorità britanniche secondo un rigido protocollo, che prevede che il segretario personale della regina avvisi via telefono il primo ministro – attualmente la neoeletta Liz Truss – e il Privy Council Office, responsabile di alcune delle innumerevoli funzioni della sovrana e che coordinerà le azioni del governo per conto della monarchia. Poi, “a cascata”, sono informati il segretario di gabinetto, che è il funzionario pubblico più alto del Regno Unito e ha il ruolo di consigliere del primo ministro e del governo, quindi i ministri e i principali funzionari pubblici.
Secondo i documenti, è previsto che i più alti funzionari di ogni dipartimento informino i loro collaboratori con la seguente formula: «Siamo appena stati informati della morte di Sua Maestà la Regina».
Anche le dichiarazioni pubbliche da parte dei membri di governo sono state dettagliatamente pensate. Il primo membro del governo autorizzato a fare una dichiarazione pubblica è la prima ministra Liz Truss: tutti gli altri membri del governo possono fare commenti pubblici solo dopo di lei. Sono regolate le comunicazioni sui social network: tutti i profili collegati al governo devono esporre una striscia nera in alto, è consentita soltanto la pubblicazione di contenuti ritenuti urgenti ed è vietata la ricondivisione dei post, come i “retweet”, a meno che il capo della comunicazione del governo decida diversamente.
– Leggi anche: La successione della regina Elisabetta II è un problema
La gestione della salma è stata dettagliatamente pianificata, con due diverse opzioni: una nel caso in cui – come è avvenuto – la regina fosse morta nel castello di Balmoral, in Scozia, e una nel caso in cui fosse morta nella residenza di Sandringham, nel sud-est dell’Inghilterra. Per la morte in Scozia erano state predisposte due diverse operazioni per portare la salma a Buckingham Palace, la residenza ufficiale della regina a Londra. La cosiddetta “Operazione Unicorn” prevedeva che la salma della regina venisse trasportata in treno, mentre la “Operazione Overstudy” prevedeva invece il trasporto in aereo.
Non è ancora stato confermato quale delle due operazioni verrà messa in atto, ma oggi il Guardian parlava della seconda, quella in aereo. In questo caso, la salma della regina verrebbe trasportata in treno prima da Aberdeen al Palazzo di Holyrood, residenza reale a Edimburgo, la capitale della Scozia, e poi, dopo una breve cerimonia alla cattedrale di Sant’Egidio, sempre a Edimburgo, in treno fino a Londra.
La successione
La cosiddetta “Operazione London Bridge” prevede poi una dettagliata e minuziosa pianificazione dei giorni successivi alla morte della regina, in cui verranno predisposte anche tutte le operazioni relative alla transizione della corona a Carlo, erede al trono in quanto figlio primogenito della regina. Questa seconda serie di operazioni ha a sua volta un nome e si chiama protocollo “Spring Tide” (la marea massima).
Al momento della morte della regina Carlo è diventato automaticamente re, ma comunque ci sono dei passaggi formali. Anzitutto la proclamazione come nuovo capo di stato e sovrano del Regno Unito, che secondo i giornali britannici dovrebbe avvenire il prima possibile: quasi certamente venerdì mattina al palazzo di St. James, una delle principali residenze reali, davanti a una serie di dignitari.
Carlo dovrebbe inoltre vedere Liz Truss già giovedì sera, nel primo incontro tra il nuovo re e la prima ministra.
L’incoronazione di Carlo, cioè la grande cerimonia nell’abbazia di Westminster, sarà programmata nelle prossime settimane, e forse nei prossimi mesi. Questo tuttavia non gli impedisce di operare fin da subito come re legittimo.
Il funerale
Al quinto giorno dopo la morte della regina verrà messa in atto la cosiddetta “Operazione Lion”, che prevede il trasferimento del feretro da Buckingham Palace a Westminster Hall, la parte più antica del palazzo di Westminster, la sede delle due camere del Parlamento britannico. Dopodiché partirà la cosiddetta “Operazione Feather” (piuma): prima del funerale, i cui dettagli saranno comunicati dalla famiglia reale, il feretro della regina sarà esposto pubblicamente per tre giorni, 23 ore al giorno. Saranno anche disponibili dei biglietti “VIP” per le persone di rilievo.
Durante tutto questo periodo, il dipartimento degli Esteri dovrà coordinare l’arrivo di capi di stato stranieri, famiglie reali e personaggi famosi da tutto il mondo, e gestire anche il grande afflusso di turisti che ci si aspetta vogliano recarsi a Londra, con tutte le difficoltà del caso. Il dipartimento dell’Interno dovrà invece occuparsi della sicurezza pubblica e delle attività di intelligence, nonché presidiare possibili minacce terroristiche. Allo stesso tempo, anche il dipartimento dei Trasporti dovrà prepararsi a gestire situazioni di sovraffollamento un po’ ovunque, ed è probabile che in quei giorni sarà molto difficile trovare un alloggio o accedere comodamente a ristoranti e altri locali pubblici.
A mezzogiorno del “D-day+10” saranno annunciati due minuti di silenzio in tutta la nazione e si terrà il funerale della regina, all’abbazia di Westminster. Successivamente Elisabetta II sarà sepolta nella cappella di San Giorgio al castello di Windsor, residenza reale fuori Londra, dove sono sepolti sia il principe Filippo sia re Giorgio VI, suo padre.