Le bande criminali sono al centro della campagna elettorale svedese
È un problema dibattuto da anni e mai risolto, che sta spingendo i Socialdemocratici a spostarsi sempre più a destra sull'immigrazione
In Svezia è in corso la campagna elettorale per le elezioni politiche dell’11 settembre. Uno dei temi più dibattuti finora, forse il più dibattuto, è stato l’immigrazione e le politiche da adottare nei confronti delle bande criminali, un problema rilevante e assai discusso da tempo, che ha spinto tutte le forze politiche ad adottare posizioni sempre più dure e intransigenti. Sul tema dei migranti e della criminalità anche il partito Socialdemocratico, il principale partito di centrosinistra del paese e al potere da otto anni, si è spostato progressivamente a destra, nel tentativo di non perdere elettorato a favore della destra.
Da diversi anni la destra svedese accusa infatti i Socialdemocratici di avere adottato politiche troppo morbide e di eccessiva apertura nei confronti dei migranti, e di avere indirettamente favorito l’operato delle bande criminali, formate spesso da immigrati di seconda generazione provenienti dalle aree più povere e meno integrate della società.
Uno degli attacchi più recenti compiuti in Svezia dalle gang criminali risale allo scorso 19 agosto: a Malmö, città nel sud del paese, sono stati sparati alcuni colpi di arma da fuoco all’interno di un centro commerciale. È stato ucciso un uomo e una donna è stata ferita. Poche ore dopo la polizia ha fatto sapere che i colpi erano stati sparati in uno scontro tra bande rivali, come già successo in altre occasioni.
Recentemente ci sono state anche altre due sparatorie: una a Helsingborg, a nord di Malmö, e una a Haninge, nella periferia di Stoccolma, in cui sono state uccise altre due persone. E lo scorso 26 agosto, in un parco giochi a Eskilstuna, circa cento chilometri a ovest di Stoccolma, una donna e un bambino sono stati feriti da altri colpi di arma da fuoco, anche in questo caso a causa di uno scontro tra bande rivali.
La Svezia è l’unico paese europeo in cui negli ultimi dieci anni sono aumentati gli omicidi con arma da fuoco. Nel 2022 già 44 persone sono morte in questo modo. In tutto il 2020 erano state 47. Secondo i dati del Consiglio per la prevenzione del crimine di Stoccolma, ente governativo specializzato nel tema, in Svezia ci sono ogni anno circa 4 morti per arma da fuoco per ogni milione di abitanti, rispetto a una media europea di 1,6. Si ritiene che una delle cause principali di questo problema sia proprio la presenza delle molte bande criminali attive nel paese.
Le bande sono al centro del dibattito politico già da tempo, ma in questa campagna elettorale sono diventate l’argomento predominante, al punto di «eclissare tutti gli altri temi», ha scritto Le Monde.
I Socialdemocratici, dati in ampio vantaggio da quasi tutti i sondaggi realizzati finora, continuano a insistere sull’importanza di attuare politiche per l’integrazione sociale, la via individuata dal partito per contrastare l’esistenza stessa delle bande. Secondo diversi osservatori, il rafforzamento delle bande sarebbe infatti in buona parte dovuto ai gravi problemi di esclusione sociale e disuguaglianze economiche che caratterizzano molte aree urbane della Svezia: soprattutto quelle più povere, abitate da immigrati di prima e seconda generazione.
In questi anni il partito Socialdemocratico ha cercato di risolvere il problema anche intensificando il lavoro delle forze dell’ordine: ha per esempio aperto due nuove accademie di polizia e previsto la formazione di migliaia di nuovi agenti entro il 2025. Finora i risultati migliori sembrano però essersi visti in quelle città in cui la polizia ha adottato un approccio meno duro e più collaborativo con i residenti del quartiere, lavorando insieme a loro nella gestione della sicurezza (è successo ad esempio a Rosengård e Hjällbo).
Complessivamente, però, i Socialdemocratici non sono ancora mai riusciti a risolvere il problema delle bande criminali ed è probabilmente per questo che in campagna elettorale hanno assunto toni progressivamente più duri e aggressivi.
Le accuse da destra arrivano soprattutto dai Democratici Svedesi, un partito nazionalista e anti-immigrazione che ha avuto anche esponenti con esplicite simpatie neonaziste, e che oggi è dato a quasi il 20 per cento dei consensi.
I Democratici svedesi accusano i Socialdemocratici di aver fallito su tutti i fronti e usano il tema della violenza delle bande per chiedere misure molto più restrittive per i richiedenti asilo e gli stranieri che provengono da Medio Oriente e Africa. Jörgen Grubb, deputato dei Democratici svedesi, ha per esempio detto a Le Monde che la priorità di queste elezioni è «sbarazzarsi dei Socialdemocratici», responsabili di «un’immigrazione di massa indesiderata».
Pur insistendo sull’importanza dell’integrazione, in tema di immigrazione i Socialdemocratici hanno adottato parzialmente alcuni punti di vista della destra.
Lo si è visto in particolare con due dichiarazioni fatte rispettivamente dal ministro dell’Immigrazione Anders Ygeman e dalla prima ministra Magdalena Andersson: Ygeman ha proposto di limitare al 50 per cento il numero di abitanti di origine «non nordica» nei distretti più problematici della città. Andersson, da parte sua, ha difeso la posizione del ministro sostenendo di non volere zone esclusivamente abitate da stranieri: «non vogliamo Chinatown, Somalitown o Little Italy», ha detto.
Andersson ha poi aggiunto che ritiene preferibile una maggiore mescolanza tra culture e provenienze diverse, ma le sue parole sono state comunque notate per la loro durezza. E hanno attirato le critiche di alcuni membri dell’ala più progressista del partito, secondo cui la via da adottare sarebbe rafforzare il sistema di welfare e migliorare qualitativamente le scuole presenti nei quartieri più poveri.
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