Una canzone di Dijon

C'è un vecchio tormentone di buffe coincidenze in questa newsletter

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Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Ciao, bentornati, come va? Io ho viaggiato, ascoltato buona musica che conoscevo, ignorato tutte le canzoni dell’estate e quindi non so niente di niente, magari c’era pure qualcosa di buono. È anche vero che da più di un mese non leggo i quotidiani e non vado su Twitter: sto facendo resistenza, ma da un momento all’altro tutto tornerà orribilmente normale. Cominciamo da una normalità piacevole, questa newsletter.
L’ultima cosa nuova che avevo ascoltato prima di staccare era stato il disco di Beyoncé: e mi sembra giusto mettere a verbale – metti che abbiate letto solo le sovreccitazioni degli americani – che è un disco insignificante, per usare un eufemismo. Non basta attingere di qua e di là e citare questo e quello per fare buone canzoni: e non basta essere Beyoncé e dire “ho fatto un disco dance” per togliere importanza alle buone canzoni, dance o non dance.
Kevin Rowland dei Dexys Midnight Runners ha messo in un video la versione remixata di Come on Eileen che sta dentro la riedizione di quel disco pubblicata per il suo quarantennale: come il disco, la nuova versione si chiama “come avrebbe dovuto suonare”, perché dicono di averla remixata in maniera più soddisfacente. In questi casi si tratta di solito di una scusa per rivendere il disco, e le differenze non sono granché percepibili, ma anche ascoltata da YouTube con le cuffie i suoni sono effettivamente migliori. E poi il video è una bella storia delle molte rappresentazioni di sé di Rowland nel tempo, oltre che una deprimente storia sull’invecchiamento di tutti.
Ieri mattina mi sono svegliato assillato dall’intuizione che l’inno nazionale degli Stati Uniti ha la stessa metrica e un andamento simile a Tanti auguri a te : potete cantare l’uno sull’altra e viceversa.
Ho scoperto casualmente ad agosto questo drammatico ma esilarante aneddoto che è invece rimasto infamous negli Stati Uniti, di quando il pullman della Dave Matthews Band scaricò il suo gabinetto sui gitanti di una barca nel fiume di Chicago.
Tra un mese suonano Counting Crows in Italia, concerti a suo tempo rimandati: nel frattempo Adam Duritz ha avuto problemi a partire per l’Europa, ma ha una maglietta dell’ Electric Light Orchestra , a giusta celebrazione di una band troppo poco celebrata.

Rodeo Clown
DIJON

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Il mese scorso ho fatto una specie di tour de France *, letteralmente, cinquemila chilometri di Bretagna e Normandia ma prendendola larga, e a un certo punto ci siamo trovati sulla via del ritorno con ancora una notte buona da passare fuori, e la città più attraente sulla carta – sulla carta e sulla carta – era Digione: anche perché c’era tutta una crisi della senape di cui il Post aveva scritto e volevo verificare. La crisi della senape si è rivelata fondata, e la scelta azzeccata, che Digione è una bella e accogliente città.

E in più – c’è un vecchio tormentone di buffe coincidenze in questa newsletter, che trascuravamo da un po’ – dove è finita quella vacanza inizia questa nuova stagione delle Canzoni, i cui titoli avevo programmato prima di partire. Il cantautore che si chiama Dijon è però americano di Baltimora, ma è nato in Germania e rimbalzato in diversi posti per ragioni di genitori in basi militari, e ora vive a Los Angeles. Aveva fatto due EP apprezzati negli anni scorsi, e poi è uscito questo disco nel 2021. Usa i filtri vocali per creare un effetto più originale e struggente di molti suoi colleghi, ma spesso si limita a stiracchiare semplicemente la sua voce: e nei mesi passati è stato in tour insieme ai Bon Iver Rodeo Clown racconta in prima persona di una donna sempre delusa e trascurata da un cowboy da rodeo, che confronta le proprie sofferenze con lo spettacolo di lui e delle sue sicurezze e successi sui tori: e Dijon si immedesima molto (ha raccontato di essere stato sbronzo mentre la registrava, e in lacrime: in un’intervista in cui ha anche citato Laughing stock di Mark Hollis dei Talk Talk come uno dei dischi più innovativi, e questo si aggiunge alle altre ragioni di apprezzamento).

*se non funziona il link ci si arriva da qui .

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