A Mykonos sono stanchi del turismo “festaiolo”
Gli abitanti dicono che sta rovinando la fama e il paesaggio dell'isola, e vorrebbero farla conoscere anche come meta culturale
Mykonos è una delle isole maggiori dell’arcipelago greco delle Cicladi, nel mar Egeo, e tra le più note mete turistiche estive di tutta la Grecia, un paese il cui prodotto interno lordo dipende per circa un quinto dal turismo. Tra le isole greche, Mykonos è probabilmente quella più famosa per i locali e la vita notturna, e in generale quella che più di tutte si è fatta un nome come luogo “festaiolo” per eccellenza: è frequentatissima sia da persone comuni (tra cui molti giovani) sia da vip, influencer e personaggi molto conosciuti. Negli ultimi tempi però gli abitanti dell’isola hanno cominciato a criticare questo tipo di turismo, e a sostenere che stia rovinando la fama e il paesaggio dell’isola. Vorrebbero che Mykonos venisse riconosciuta anche come meta di turismo culturale, ma riuscirci non è semplice.
Mykonos spicca per dimensioni tra le molte isole greche, ma è comunque abbastanza piccola: ha una superficie di 86 chilometri quadrati e una popolazione residente di circa 10mila persone, eppure è stato stimato che quest’estate sia già passato da lì più di un milione di visitatori per le vacanze, e la stagione non è ancora finita. A luglio c’erano almeno 30mila persone impiegate in ristoranti, alberghi e ville private – tre volte la popolazione locale – e sono stati registrati 220mila turisti in una sola settimana.
Secondo gli abitanti del luogo tutto questo turismo è diventato eccessivo: alcuni si lamentano che i visitatori siano concentrati solo sulla vita notturna e sulle feste; altri degli eccessi edilizi lungo la costa che monopolizzano il paesaggio; altri ancora vorrebbero che l’isola si allontanasse dalla fama per cui nell’immaginario comune è associata quasi esclusivamente a feste ed eccessi. Per qualcuno è diventata anche troppo cara, con il turismo che ha fatto alzare il prezzo di molti servizi rivolti anche ai residenti.
Il successo turistico di Mykonos come meta turistica iniziò tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Ci si accorse delle potenzialità dell’isola già intorno agli anni Trenta, a causa della sua vicinanza con Delo, la piccola isola greca accanto a Mykonos considerata sacra in antichità e legata al culto del dio Apollo: in seguito ad alcuni ritrovamenti archeologici ci furono molti spostamenti da e verso Delo, e qualcuno cominciò a notare anche la bellezza di Mykonos e dei suoi paesaggi.
Tra gli anni Sessanta e Settanta furono costruite molte strutture per il turismo, sia con la buona volontà della comunità locale che con investimenti mirati da parte del governo greco. Divenne un luogo ospitale e visto come simbolo di libertà, tolleranza e scambio culturale: in quegli anni fu per esempio un importante punto di riferimento per la comunità gay. Mykonos fu la prima delle isole greche ad attirare un gran numero di turisti, e nel tempo aprì la strada anche alle altre.
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Nel corso degli anni sull’isola sono state costruite sempre più discoteche e locali notturni, e il flusso di turisti è cresciuto costantemente. Ma oggi tra i residenti in molti cominciano a pensare che sia il caso che le cose cambino e che Mykonos provi ad attirare anche turisti che non cercano solo divertimento da una vacanza sull’isola.
Il Guardian ha raccolto diverse opinioni di questo genere tra gli abitanti. Tra questi c’è anche il sindaco Konstantinos Koukas, che ha detto che per l’isola quest’anno è stato «il migliore di sempre» in termini di arrivi turistici e di ritorno economico. Tra i motivi di questo successo, c’è anche il fatto che quest’anno Mykonos ha firmato una serie di accordi con compagnie aeree del Medio Oriente, che le hanno permesso di assicurarsi l’arrivo di molti nuovi e ricchi turisti dagli stati del Golfo Persico.
Koukas si è però detto anche preoccupato che l’isola possa essere vicina a un punto di saturazione, dopo che il governo greco ha annunciato di voler portare avanti piani per costruire strutture a scopi esclusivamente turistici: uno dei progetti recenti, finanziato da investitori di Abu Dhabi e del Kuwait, prevede la costruzione di un piccolo villaggio sulla costa con un porto in grado di ospitare grandi yacht ormeggiati.
Koukas dice che Mykonos «è un miracolo», perché «è solo una piccola roccia nel mar Egeo ed è riuscita a diventare una meta internazionale che porta guadagni per miliardi di euro». Per Koukas è ormai necessario che l’isola venga riconosciuta anche come centro di turismo culturale: «L’ultima cosa che vogliamo è perdere la nostra identità. Sì, siamo un’isola di festa, ma Delo è proprio qui accanto», ha detto al Guardian.
Diversi residenti stanno provando a promuovere un turismo diverso, anche se per ora solo con iniziative estemporanee. Irene Syrianou per esempio ha un laboratorio in cui realizza mosaici ispirati a quelli trovati nelle rovine di Delo: ha raccontato al Guardian che per lei vivere a Mykonos è molto difficile, e che i prezzi ormai sono troppo alti per una popolazione fatta soprattutto di lavoratori stagionali. Le spiagge sono quasi tutte occupate da stabilimenti privati, dove un lettino può arrivare a costare anche 150 euro al giorno.
Nikos Zouganelis ha una fattoria, Rizes, dove dice di offrire ai turisti la «Mykonos delle nostre radici», in cui si organizzano corsi di cucina e gite sui cavalli. Soprattutto, è in un luogo silenzioso al centro dell’isola, e lontano dal solito rumore di cui si lamentano molto i residenti, che ultimamente hanno anche inviato diverse petizioni al sindaco per imporre dei limiti.
La presidente del museo del folklore locale, Marigoula Apostolou, ha detto al Guardian che il turismo sull’isola non sia più sostenibile nemmeno dal punto di vista ambientale. «Il nostro paesaggio naturale è stato distrutto, le nostre infrastrutture idriche e fognarie non reggono», ha detto.
A febbraio il ministro del turismo greco, Vassilis Kikilias, ha presentato un piano al sindaco Koukas per un turismo sostenibile dell’isola, che prevede investimenti sulle infrastrutture, sulla gestione dell’acqua e dei rifiuti, un maggiore controllo del turismo derivante dalle crociere e del traffico di veicoli sull’isola.
Una delle priorità di cui Kikilias ha parlato più volte negli ultimi mesi è quella di estendere la stagione turistica, rendendo l’isola appetibile anche nei mesi non estivi: secondo Kikilias questo piano, che riguarda anche varie altre mete turistiche greche, servirebbe a diminuire la concentrazione di persone in vacanza nei mesi estivi, e permetterebbe lo sviluppo di un turismo più sostenibile.