I licenziamenti nella più grande fabbrica di motori navali d’Europa, a Trieste
Lo stabilimento è della finlandese Wärtsilä, che vuole tagliare quasi la metà dei posti di lavoro, tra grandi proteste in tutta la città
Il prossimo 14 settembre verranno inviate le lettere di licenziamento a 451 lavoratori dello stabilimento di San Dorligo della Valle, in provincia di Trieste, dell’azienda finlandese Wärtsilä. Lo stabilimento triestino è il più grande d’Europa per la produzione di motori navali: fino al 1997 era di proprietà italiana e si chiamava Grandi Motori Trieste, poi fu rilevato dalla società finlandese che ne fece uno dei suoi poli industriali principali.
Lo scorso 14 luglio Wärtsilä ha però deciso di ridimensionare la sua presenza in Italia, tagliando il numero di lavoratori dell’impianto: dei 970 totali ne rimarranno poco più della metà, che si occuperanno solamente di ricerca e sviluppo, vendita, assistenza, formazione. Insomma, la produzione di motori in Italia si fermerà, e verrà trasferita nello stabilimento di Vaasa, in Finlandia. «Nelle difficili circostanze degli ultimi anni, i nostri dipendenti a Trieste hanno svolto un lavoro encomiabile. Tuttavia dobbiamo centralizzare la nostra impronta manifatturiera in Europa per migliorare ulteriormente la nostra competitività», aveva spiegato l’azienda.
La decisione di Wärtsilä è stata fortemente contestata dai lavoratori dell’azienda, dai sindacati, da tutte le attività che dipendono dall’indotto dello stabilimento e anche dai politici locali. Sempre il 14 settembre ci sarà una prima udienza al Tribunale di Trieste fissata in seguito al deposito da parte dei sindacati Fim, Fiom e Uilm di un ricorso contro Wärtsilä, per attività antisindacale. L’obiettivo è che il giudice blocchi almeno temporaneamente i licenziamenti.
Nel frattempo sabato 3 settembre a Trieste si è svolta una grande manifestazione contro la decisione di Wärtsilä: secondo la Questura vi hanno partecipato 12mila persone, mentre secondo i sindacati i partecipanti sarebbero stati 15mila. C’erano non solo gli operai e i rappresentanti sindacali, ma anche tante altre persone, a conferma dell’importanza dello stabilimento per la città, la cui economia dipende fortemente dai cantieri navali e dal suo porto.
Al presidio dei lavoratori, che sta andando avanti a oltranza dal 15 luglio, sabato si è presentato anche il ministro del Lavoro Andrea Orlando, del Partito Democratico, che parlando con gli operai in sciopero ha detto che dovrebbero essere inasprite le norme sulla delocalizzazione, ovvero il trasferimento di forza lavoro in paesi dove la produzione costa meno.
Orlando già nel 2021 aveva appoggiato un decreto che doveva disincentivare le aziende straniere a chiudere i propri stabilimenti in Italia, che prevedeva multe fino al 2 per cento del fatturato se non si rispettavano determinati criteri.
La norma era stata molto contestata da Confindustria, la principale organizzazione rappresentativa delle imprese italiane, secondo cui misure così rigide avrebbero allontanato potenziali investitori stranieri. Alla fine di quel decreto non si era fatto nulla, e alcune misure più lievi erano state inserite in un emendamento alla legge di bilancio del 2022.
Parlando con gli operai in sciopero, Orlando ha detto di ritenere che la misure contro le delocalizzazioni che lui aveva sostenuto, e che non erano finite nella legge di bilancio, potrebbero essere ridiscusse e approvate dal parlamento, per esempio all’interno di un emendamento al decreto Aiuti bis, che dovrebbe essere convertito in legge entro l’8 ottobre.
È molto difficile che questo accada in piena campagna elettorale, anche se non impossibile.
Alla manifestazione di sabato a Trieste, per esempio, c’era il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, della Lega, che ha commentato le parole di Orlando dicendo di essere contento che il ministro «si sia reso disponibile a cambiare la sua stessa norma […] perché evidentemente, seppur scritta in buona fede, ha creato una situazione che va contro l’interesse di un paese e dei lavoratori. Su questo siamo disponibili a collaborare e a scrivere le correzioni necessarie».
Si è invece mostrato molto meno fiducioso Stefano Patuanelli, ministro delle Politiche agricole del Movimento 5 Stelle, secondo cui le presenze di molti politici alla manifestazione di sabato sarebbero solo «passerelle elettorali». Patuanelli ha ricordato come la Lega, e in particolare il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, si fosse opposta al decreto anti delocalizzazioni discusso inizialmente, e che quindi è difficile ipotizzare un netto cambio su questo tema adesso che la legislatura è al termine.
In attesa del 14 settembre, è stato bloccato l’imbarco di 12 motori da nave ordinati dalla sudcoreana Daewoo, che avrebbero dovuto essere spediti in Corea del Sud con una nave mercantile. La nave è in rada nel porto in attesa di attraccare, ma i portuali che solidarizzano con loro hanno intenzione di portare i motori sulla banchina.
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