In Cile si vota per la nuova Costituzione
È stata scritta dopo le enormi proteste del 2019: cosa contiene, cosa dicono i sondaggi e come si è arrivati fino a qui
Domenica in Cile ci sarà un referendum per decidere se approvare o rifiutare il testo della nuova Costituzione. Se vincerà il “sì”, la nuova Costituzione sostituirà quella dell’8 agosto 1980, approvata durante la dittatura militare di Augusto Pinochet.
Insieme alla recente elezione di Gabriel Boric, il presidente più progressista e di sinistra dai tempi di Salvador Allende (che morì nel colpo di stato del 1973 con cui proprio Pinochet prese il potere), la stesura della nuova Costituzione è considerata come uno dei principali segnali del cambiamento del Cile degli ultimi anni.
Chi vota e come
Il 4 settembre sulla scheda elettorale sarà presente una domanda: “¿Aprueba usted el texto de Nueva Constitución propuesto por la Convención Constitucional?” (Approva il testo della Nuova Costituzione proposto dall’Assemblea costituente?). Sotto la domanda ci saranno due opzioni, “Apruebo”, cioè approvo, o “Rechazo”, cioè rifiuto.
I seggi saranno aperti dalle 8 del mattino e fino alle 18. La partecipazione al voto sarà obbligatoria per più di 15 milioni di cileni, cioè coloro che hanno compiuto 18 anni e che hanno il domicilio elettorale in Cile. Chi non andrà a votare, se non per validi motivi che dovranno essere convalidati da un giudice, potrebbe essere multato. Poco meno di 100 mila persone potranno invece votare dall’estero (in questo caso non c’è l’obbligo).
La nuova Costituzione
Il testo della nuova Costituzione è stato elaborato dall’Assemblea costituente, appositamente eletta il 4 luglio del 2021 e composta da 155 persone, la metà delle quali donne. Non era mai accaduto che, al momento della stesura di una Carta fondamentale, fosse garantita la parità di genere.
Il processo che ha portato alla stesura della Costituzione, che è durata un anno, è stato molto partecipato ed è stato considerato per lo più democratico e trasparente: ha accolto diverse proposte civiche e coinvolto di fatto più di un milione e mezzo di cileni. Per questo, la nuova Costituzione è stata definita dalla stampa nazionale «popolare», cioè scritta “dal basso”.
La nuova Costituzione è composta da 178 pagine, 388 articoli e 54 norme transitorie: può essere consultata interamente qui. All’articolo 1 definisce il Cile uno «Stato sociale e democratico di diritto» e una democrazia «paritaria», «plurinazionale», «interculturale» ed «ecologista», che riconosce pienamente le differenze, i diritti sociali e la salvaguardia dell’ambiente.
Se il Cile, storicamente, è sempre stato considerato uno stato unitario e centralista, il nuovo testo riconosce invece il paese come uno stato composto da più nazioni. Sancisce dunque un’autonomia territoriale e il riconoscimento dei popoli indigeni, che sono il 13 per cento dei circa 18 milioni di cileni e che nella Costituzione in vigore dal 1980 non sono nemmeno nominati.
La nuova Carta delega molti poteri allo stato in termini di erogazione di vari servizi ed estende la tutela dei diritti sociali, in particolare per quanto riguarda la salute, l’istruzione e le politiche abitative. Rafforza i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, garantisce il diritto di sciopero e riconosce la «funzione sociale del lavoro». Riconosce e difende anche i beni comuni: sancisce dunque il diritto universale all’acqua, che in quanto bene comune non potrà essere privatizzata, e il diritto della natura a essere protetta e rispettata.
La Costituzione è stata anche definita femminista: il testo sancisce la parità di genere nelle istituzioni pubbliche e private, riconosce il lavoro di cura, il diritto all’aborto, secondo la legge esistente, e l’abolizione della disparità salariale. Una serie di articoli riguardano la violenza di genere e il riconoscimento di un’ottica di genere in tema di sanità e giustizia.
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I sondaggi
Il governo del nuovo presidente Boric è schierato per l’Apruebo (quindi a favore della nuova Costituzione), così come i partiti di sinistra, i movimenti sociali e molte organizzazioni internazionali, tra cui Amnesty International, che ha organizzato una vera e propria campagna chiamata “Aprobar es Humano” (Approvare è umano). In generale, la campagna per l’Apruebo si è arricchita negli ultimi mesi con molto attivismo, tra le altre cose con manifestazioni, murales e volantinaggi.
Secondo gli ultimi sondaggi, a essere in vantaggio è però il “Rechazo” (ovvero il rifiuto della nuova Costituzione), che viene dato nove o dieci punti avanti sull’Apruebo. Gli indecisi sono il 17 per cento circa.
Elisa Loncón, esponente della comunità Mapuche e presidente della Convenzione costituente, ha detto di essere comunque fiduciosa che si arriverà a un’approvazione. Ha aggiunto che «i sondaggi rappresentano solo un frammento della popolazione» e «rendono invisibile il peso di alcuni gruppi, come quello dei giovani che voteranno per la prima volta».
Loncón ha poi citato la «massiccia campagna per il “no” circolata sui social media e sui media mainstream in tutto il paese», portata avanti dalle destre e finanziata con milioni di pesos da quella che viene definita l’élite economica del paese fatta non solo per creare confusione nel voto, ma anche per funzionare come strumento di attacco politico contro i settori meno conservatori della società, quelli che più sono favorevoli a votare “sì”.
«Sono circolate molte fake news che hanno impedito lo svolgimento di un vero dibattito sul futuro del paese, soprattutto perché i tempi della campagna referendaria, due mesi, sono stati relativamente brevi», ha detto Loncón. Questa contro-campagna, stando ai sondaggi, sembra aver funzionato. Il 19 agosto, il 56 per cento delle persone coinvolte nelle ricerche diceva di provare preoccupazione e timore per l’approvazione della nuova Carta.
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A fine luglio il presidente Boric ha avviato una campagna di comunicazione dedicata al “voto informato” proprio per contrastare la disinformazione che si è diffusa attorno al testo.
Come si è arrivati fino a qui
La richiesta di una nuova Costituzione risale all’ottobre del 2019 quando c’erano state grosse proteste nate dall’approvazione di una legge che aumentava il prezzo del biglietto della metropolitana della capitale Santiago. I primi giorni le manifestazioni avevano coinvolto soprattutto studenti, che tra le altre cose denunciavano la “mancanza di risorse” nell’istruzione cilena e i numerosi problemi delle strutture e aule scolastiche.
Poi le proteste avevano iniziato ad allargarsi e a coinvolgere altri settori della società, tra cui i movimenti femministi. I protagonisti erano rimasti comunque i giovani più istruiti e politicizzati, come era già successo durante le proteste studentesche del 2006 e del 2011.
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I manifestanti e le manifestanti avevano iniziato a contestare soprattutto le forti e marcate disuguaglianze economiche e sociali presenti in Cile, e a chiedere una nuova Costituzione: sostenevano che quella del 1980, scritta da un regime militare autoritario, contribuisse a mantenere le profonde disuguaglianze che caratterizzano il Cile, e a impedire qualsiasi cambiamento strutturale di un sistema che favorisce l’intero apparato privato rispetto al pubblico (per esempio nei settori dell’istruzione e della sanità).
Le proteste erano state represse violentemente dalle forze di sicurezza cilene, in particolare dal corpo dei Carabinieri, provocando alcune decine di morti e migliaia di feriti.
Nell’ottobre del 2020, dopo circa un anno dall’inizio del movimento sociale, il governo era stato costretto a organizzare un referendum e il 78,12 per cento delle persone aveva votato a favore di una nuova Costituzione.