I primi parchi divertimento non erano una cosa per bambini

Quelli che conosciamo oggi vengono dai “giardini del piacere” inglesi del Settecento: luoghi di cultura di giorno e bordelli di notte

Un'illustrazione del pleasure garden di Vauxhall del 1751 circa (Wikimedia Commons)
Un'illustrazione del pleasure garden di Vauxhall del 1751 circa (Wikimedia Commons)
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Secondo alcune ricostruzioni, il parco divertimento più antico del mondo sarebbe quello di Bakken, a nord di Copenaghen: fu inaugurato nel 1583 dopo la scoperta di una sorgente naturale che attirò visitatori da tutta la Danimarca ed esiste ancora oggi. Come ha raccontato un recente articolo di BBC, però, all’origine dei parchi divertimento come li conosciamo ci sarebbero i “pleasure garden” di Londra: giardini in cui i visitatori godevano di musica, arte e altre distrazioni, ma soprattutto potevano mettere da parte per qualche ora le rigide imposizioni della società, comprese quelle sui vizi e sul sesso.

I primissimi pleasure garden di Londra furono gli Spring Gardens, che aprirono verso il 1630 ma offrivano praticamente solo il gioco delle bocce. Più grossi e famosi erano invece quelli di Vauxhall, il quartiere a sud del Tamigi, e di Ranelagh, nel quartiere di Chelsea, a sud di Hyde Park, che aprirono successivamente. Erano spazi all’aperto dedicati al divertimento a cui si accedeva pagando un biglietto: c’erano palchi dedicati ai concerti e all’opera, così come aree per il cibo e le bevande, oltre naturalmente ai viali in cui passeggiare. Erano posti alla moda con spettacoli di vario tipo, dagli eventi in maschera ai fuochi d’artificio.

I giardini di Vauxhall, in particolare, furono al centro della vita culturale di Londra tra il Settecento e l’Ottocento. Aperti nel 1729 dall’imprenditore Jonathan Tyers, avevano tra le altre cose un teatro all’aperto, uno spazio per l’orchestra e viali con decorazioni che giocavano con la prospettiva o ricordavano a chi li attraversava le esperienze dei “grand tour”, cioè i viaggi che i giovani dell’aristocrazia britannica erano soliti fare in Italia e Grecia per scoprire l’arte, l’architettura e la cultura classica, o completare gli studi.

Per entrarci bisognava pagare uno scellino, una cifra sufficientemente alta da scoraggiare borseggiatori e prostitute, almeno in teoria. La reputazione del parco comunque non era così impeccabile: chi partecipava alle feste e ai ritrovi organizzati al suo interno infatti si concedeva spesso qualche trasgressione.

Un’illustrazione del pleasure garden di Vauxhall nel 1732 (Wikimedia Commons)

I pleasure garden di Vauxhall erano attivi soprattutto la sera: le sue aree principali erano illuminate da migliaia di lampade, ma c’erano anche i cosiddetti “dark walk”, un’espressione che si può tradurre in maniera un po’ approssimativa come “percorsi al buio”. Erano aree appositamente non illuminate per dare la possibilità agli amanti di appartarsi o agli uomini di incontrarsi con le prostitute.

I giardini di Vauxhall sono citati per esempio nella recente serie di Netflix Bridgerton, e i suoi dark walk compaiono anche in alcuni romanzi inglesi del periodo. Evelina, l’eroina dell’omonimo romanzo della scrittrice inglese Fanny Burney del 1778, viene convinta a entrare in una di queste zone del parco, dove è avvicinata da più gruppi di uomini ubriachi; nel romanzo del 1848 del britannico William Makepeace Thackeray La fiera delle vanità (Vanity Fair), si addentra nei dark walk di Vauxhall anche il personaggio di Jos Sedley, che poi prosegue la sua serata in maniera disastrosa, ubriaco di punch.

Jonathan Conlin, curatore del libro The Pleasure Garden, from Vauxhall to Coney Island, ha raccontato a BBC che i giardini di Vauxhall erano anche una meta popolare per i turisti stranieri, che rimanevano sorpresi da come ci si potessero incontrare persone di classi sociali diverse. Comunque, come ha detto Conlin, il superamento delle barriere tra aristocratici e appartenenti alle fasce popolari finiva ai confini del parco: «quando si interagiva con le persone nei giardini era un po’ come [essere a Las] Vegas: quello che succedeva a Vauxhall restava a Vauxhall». Era improbabile che la conoscenza di una persona fatta nel parco proseguisse anche fuori, o che quello che succedeva dentro il parco venisse raccontato a chi non lo frequentava.

Una rappresentazione del pleasure garden di Vauxhall nel 1810 (Wikimedia Commons)

Il termine “Vauxhall” cominciò a essere usato anche in altre lingue per indicare questo tipo di luoghi di intrattenimento, che iniziarono a ispirare luoghi simili anche all’estero, anche se non sempre mantenendo la componente più lussuriosa.

I parchi divertimento si diffusero anche in Francia, dove nel 1730 fu aperto il Tivoli di Parigi, un posto piuttosto libertino, e in Austria, dove nel 1766 aprì il Prater di Vienna, diventato poi famoso per la sua ruota panoramica. Il Tivoli tra l’altro prendeva il nome da una villa romana e a sua volta ispirò altri parchi che si chiamarono allo stesso modo: nel 1843 a Copenaghen furono aperti i giardini di Tivoli, originariamente chiamati “Tivoli & Vauxhall”, che attirarono subito molti visitatori grazie alle sue montagne russe di legno. A fine Ottocento a Mosca venne invece inaugurato il giardino dell’Ermitage: di giorno attirava le famiglie e di sera era frequentato perlopiù da uomini, che potevano prenotare cabine riservate in cui intrattenersi con le attrici che si erano esibite nei vari spettacoli organizzati al parco, come racconta BBC.

In Italia i primi parchi divertimento come li conosciamo oggi risalgono alla seconda metà del Novecento, ma anche Firenze ebbe il suo giardino di Tivoli con giochi e divertimenti, aperto nel 1871. Già nei secoli precedenti comunque esistevano giardini pensati soprattutto per lo svago, come il labirinto della villa Pisani di Stra (in provincia di Venezia), e generalmente si potevano trovare giochi e giostre durante le fiere.

Nacquero parchi divertimento anche negli Stati Uniti, soprattutto nel periodo tra la Rivoluzione americana (1775-1784) e la Guerra di secessione (1861-1865). Le più famose comunque furono le attrazioni di Coney Island, a New York.

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L’area di Brighton Beach, nella parte meridionale del quartiere di Brooklyn, dove si trova Coney Island, era già dai primi anni dell’Ottocento una meta di villeggiatura. Divenne molto nota in particolare tra il 1897 e il 1904 grazie alla costruzione di tre parchi divertimento, ciascuno con un ingresso a pagamento e le proprie attrazioni: il Dreamland, lo Steeplechase Park e il Luna Park, da cui viene il modo con cui ancora oggi in italiano ci si riferisce ai parchi divertimento. Negli anni si aggiunsero numerosi alberghi, ristoranti, chioschi e spiagge attrezzate.

Persone davanti al Luna Park di Coney Island a inizio Novecento (Hulton Archive/ Getty Images)

Coney Island, che pure aveva una stagione relativamente corta (da maggio a settembre), ispirò migliaia di altri parchi divertimento simili solo negli Stati Uniti. Con la Seconda guerra mondiale però cominciò un periodo di decadenza: a causa di una serie di incendi, negli anni Quaranta chiusero diversi parchi, diminuirono i turisti e arrivarono le bande di strada. Al contempo nel decennio successivo la televisione, il cinema e i viaggi si sostituirono nell’attirare l’interesse delle persone.

Tuttavia fu questo il periodo in cui il celebre animatore, regista e imprenditore Walt Disney decise di aprire il suo primo parco a tema.

Come ha raccontato a BBC Richard Snow, autore del libro Disney’s Land, che ripercorre la storia del parco di Disneyland, molti avevano detto a Disney che aprire un parco di divertimenti era un’idea «assurda». Lui però insistette, nonostante le enormi difficoltà finanziarie e logistiche, convinto che quello che aveva in mente avrebbe rivoluzionato l’idea di intrattenimento a livello mondiale.

Nel luglio del 1955 ad Anaheim, in California, fu aperto Disneyland, il primo parco a tema voluto da Disney, che malgrado un’inaugurazione descritta come un disastro fu un grande successo di pubblico e cominciò rapidamente a fare profitti. Negli anni seguenti Disney continuò ad ampliare il proprio parco, influenzando l’intera industria dell’intrattenimento. Nel 1971 fu inaugurato Disney World, poco fuori Orlando, in Florida, mentre dodici anni più tardi aprì il Tokyo Disney Resort, il primo parco a tema Disney fuori dagli Stati Uniti. Lo scorso aprile il parco di Disneyland Paris, inizialmente chiamato Euro Disney, ha festeggiato i suoi 30 anni di attività.

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