Il parco eolico nel Mugello si farà
L'ha deciso il governo superando l'opposizione di amministrazioni e gruppi locali che bloccava l'installazione di sette turbine sul monte Giogo
Giovedì il Consiglio dei ministri ha sbloccato il progetto di un parco eolico nel Mugello, al confine tra la Toscana e l’Emilia-Romagna. Era stato proposto nel 2019 da un’azienda veneta, la AGSM, e da un anno era fermo a causa del parere negativo della soprintendenza di Firenze, che lo aveva giudicato non compatibile con il territorio. La stessa soprintendenza aveva rimandato la questione al governo, chiamato a dare un parere definitivo che è arrivato appunto giovedì.
Il parco eolico verrà costruito sul monte Giogo, alto mille metri, nel territorio dei comuni di Vicchio, Dicomano e San Godenzo, in provincia di Firenze. Saranno posizionate sette turbine alte 168 metri su una superficie di 5,4 ettari, a una certa distanza dai paesi: 2,7 chilometri da Villore, una frazione del comune di Vicchio, e 4,5 chilometri da Corella, frazione di Dicomano.
L’azienda che lo ha proposto nel 2019 alla Regione Toscana aveva iniziato le prime analisi sui dati del vento nel 2015. Nelle diverse relazioni presentate negli ultimi anni dalla AGSM si legge che il monte Giogo è stato scelto per il «buon potenziale della risorsa eolica», cioè perché c’è abbastanza vento per produrre energia.
Secondo le previsioni dell’azienda, le turbine produrranno ogni anno energia elettrica per 80 gigawattora, una quantità che consentirà di coprire il fabbisogno di 100mila persone e permetterà di evitare le emissioni di 40mila tonnellate di anidride carbonica. Per portare l’energia prodotta dalle turbine eoliche alla rete di distribuzione è prevista anche la costruzione di un cavidotto lungo 21 chilometri.
L’investimento complessivo è di 35 milioni di euro e sono previste anche compensazioni economiche per i comuni e gli abitanti: la AGSM metterà a disposizione il 3 per cento dei ricavi annui, stimato in circa 130mila euro, per opere di miglioramento ambientale e risparmio energetico, come la costruzione di un nuovo ponte sul fiume Moscia e il finanziamento per la coibentazione di case e aziende. A fronte di questi benefici, i comuni di Vicchio e Dicomano avevano dato il loro parere positivo, così come la Regione Toscana, mentre il comune di San Godenzo è da sempre contrario.
Negli ultimi due anni nel Mugello molte persone e associazioni si sono opposte al progetto: in particolare Italia Nostra, le associazioni locali Dicomanocheverrà e Mugello in Movimento, il comitato “per la tutela del crinale mugellano” e l’associazione Atto primo Salute Ambiente Cultura, oltre al CAI, il club alpino italiano. Sono state promosse raccolte firme, organizzati incontri e manifestazioni. Altre associazioni ambientaliste, per esempio Legambiente, si sono invece dette favorevoli, anzi hanno più volte espresso la necessità di accelerare l’autorizzazione di progetti legati a fonti rinnovabili di energia, come le turbine eoliche.
Una delle principali ragioni dell’opposizione al parco eolico è la scelta del luogo, il crinale del monte Giogo, a due chilometri dal parco nazionale delle Foreste Casentinesi. «Non possiamo distruggere la natura in nome della natura», ha detto Maurizio Gori, presidente dell’associazione Mugello in Movimento che fa parte del comitato contro l’impianto eolico. Tra le preoccupazioni c’è anche la costruzione di una strada di 12 chilometri indispensabile per allestire i cantieri e installare le turbine eoliche.
Un altro rilievo riguarda il passaggio, nell’area del monte Giogo, del sentiero chiamato Italia che attraversa le Alpi e gli Appennini. «O si tutela il sentiero perché si crede che sia importante oppure si distrugge cementificandolo», ha detto Piera Ballabio, attivista di Italia Nostra Mugello. «Siamo consapevoli della necessità di creare energia alternativa, ma questa è a favore dell’ambiente solo quando non è distruttiva. Le energie alternative si possono creare sugli edifici industriali».
La lunga conferenza dei servizi, indispensabile per approvare un progetto di questo tipo, ha coinvolto 56 tra enti locali, parchi e aziende pubbliche.
Sono state esaminate le moltissime osservazioni presentate ed è stata promossa una serie di incontri con gli abitanti per condividere e spiegare i dettagli del progetto. L’azienda, sulla base delle richieste presentate, ha acconsentito a eliminare una turbina rispetto alle otto previste in origine. L’autorizzazione della regione è stata approvata lo scorso 7 febbraio, ma pochi giorni dopo, il 18 febbraio, il ministero della Cultura ha dato un parere negativo vincolante su richiesta della soprintendenza.
Secondo la soprintendenza, il problema riguarda soprattutto la costruzione della strada indispensabile per portare i materiali sul monte Giogo perché il taglio delle piante, l’asfalto provvisorio e il livellamento dei dislivelli avranno un impatto a cui sarà difficile rimediare. «Si tratta di una ferita che viene aperta nel paesaggio: non è sufficiente nasconderla, la ferita resta», ha detto Andrea Pessina, soprintendente di Firenze. «Vorrei chiarire che le soprintendenze non sono contrarie agli impianti di energia rinnovabile. Il problema è che noi siamo tenuti a esprimerci unicamente sul fatto se questi impianti avranno un impatto sul paesaggio».
Chiamato dal ministero a dare un parere definitivo, il governo ha infine approvato il progetto. Lo ha annunciato giovedì con un comunicato molto stringato, senza specificare le valutazioni fatte e le ragioni della scelta che è stata accolta con soddisfazione dalla Regione Toscana.
Il sindaco di Vicchio, Filippo Carlà Campa, sostiene che nella decisione del governo abbia avuto un certo peso anche l’opinione di molti abitanti, parzialmente cambiata in seguito all’invasione russa in Ucraina e alla conseguente crisi energetica. Campa, intervistato dal Corriere Fiorentino, ha detto che c’è stato un cambio di prospettiva tra molte persone che erano inizialmente perplesse: «un conto è dire “non voglio le pale sul monte”, un altro conto è capire la sostenibilità e la necessità di metterla in pratica, cresciuta in questo momento storico».
In ogni caso, l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri è il segnale di un certo interventismo del governo Draghi su progetti di questo tipo, pensati per favorire la transizione energetica. Dalle opere del PNRR ai rigassificatori, negli ultimi mesi il governo ha spinto molto per superare l’opposizione di enti locali e soprintendenze anche attraverso nuovi regolamenti che accorciano i tempi dei ricorsi ai tribunali amministrativi regionali (TAR). L’obiettivo è rendere le procedure più veloci per evitare di sforare le rigide tempistiche imposte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza in cui rientrano molti dei progetti legati allo sfruttamento dell’energia rinnovabile.