Per ora i politici non puntano molto su TikTok
Con qualche eccezione, i leader dei partiti non sembrano ancora aver capito il social network in maggiore espansione
A meno di un mese dalle elezioni del 25 settembre, diversi politici hanno aperto un profilo su TikTok, o almeno hanno annunciato di volerlo fare. L’ultimo è stato Silvio Berlusconi, l’ottantacinquenne leader di Forza Italia, che qualche giorno fa aveva assicurato l’imminente apertura di un profilo sull’app di proprietà della società cinese ByteDance, che da due anni è stabilmente tra le più scaricate al mondo e in Italia è usata da circa un terzo di tutti gli utenti Internet. In realtà il profilo di Berlusconi non si è ancora visto.
Poco prima anche il segretario di Azione, Carlo Calenda, aveva aperto un proprio account sulla piattaforma, che ha un enorme bacino di utenza tra gli adolescenti ma che da tempo è assai diffusa anche tra le generazioni più anziane. Nel suo primo video, Calenda ha detto di non voler usare TikTok per ballare né per dare consigli di makeup, ma per «parlarvi di politica, di libri, di cultura», aggiungendo di sapere che «non è molto comune, ma proviamo a fare una cosa non comune».
Tra i commenti, molti hanno rimproverato a Calenda una scarsa conoscenza di TikTok: da tempo infatti viene abbondantemente usato anche per fare le cose che ha definito “non comuni”. L’epoca in cui il social era fatto solo di balletti è passata. Ci sono ancora, e in abbondanza, ma ormai TikTok è pieno di nicchie e di account seguitissimi che si occupano di un po’ di tutto, con creatività e varietà simili a quelle di YouTube: anche se con meccanismi di coinvolgimento e di distribuzione assai diversi, e che per molti versi favoriscono gli approcci più superficiali e dozzinali.
@carlocalendaofficial Sbarchiamo su tik tok. Facciamo sul serio anche qui, proviamoci insieme. #neiperte
Calenda non è l’unico politico italiano che sta apparentemente avendo qualche difficoltà a capire TikTok e le sue specificità. Che si tratti di Matteo Salvini, che era stato il primo ad aprire un profilo nell’autunno del 2019 e oggi conta 527 mila follower, o di Giorgia Meloni, che ne ha 95 mila, gran parte dei contenuti pubblicati da personaggi politici italiani su TikTok non sono creati appositamente per la piattaforma, ma riciclati da interventi televisivi o post pubblicati su Facebook e Instagram. Ed è difficilissimo trovare un politico che sembri a proprio agio con le funzionalità specifiche di TikTok, per esempio la possibilità di rispondere ad altri video con determinati formati (gli “stitch” o i “duetti”), o che si sia cimentato con efficacia nella reinterpretazione di un trend virale, una delle modalità più comuni nella produzione di contenuti.
Non è un compito facile: le dinamiche e i funzionamenti di TikTok sono diversi da quelli di tutti i social precedenti, e capirli e sfruttarli si sta rivelando difficilissimo per politici, aziende e media di tutto il mondo. Per molti versi, è più facile che ottenga una enorme fama un tiktoker inizialmente sconosciuto, che un account con una grossa notorietà iniziale riesca a trasferirla efficacemente su TikTok. Le elezioni anticipate, seguite a una crisi di governo inaspettata, e una campagna elettorale allestita frettolosamente tra luglio e agosto hanno poi costretto i partiti a improvvisare, senza la possibilità di pianificare per tempo nuovi approcci e linguaggi sui social network.
Ma almeno dal 2020, soprattutto negli Stati Uniti, diversi candidati a varie cariche politiche sono riusciti a usare il social per raggiungere nuovi potenziali elettori, rispondere alle loro domande o semplicemente condividere le proprie posizioni sulla piattaforma più utilizzata dai più giovani, spesso poco coinvolti nel dibattito politico. Se i politici italiani hanno ormai imparato a padroneggiare Facebook e YouTube e (spesso un po’ peggio) Instagram, sono invece in pochi ad aver incluso TikTok nella propria strategia di comunicazione in vista delle elezioni.
Valentina Tonutti, social media strategist che da anni studia la comunicazione politica sui social network in Italia, ha scritto che quelli che l’hanno fatto non sembrano dedicarci particolare tempo o attenzione. «In generale TikTok non viene sfruttato appieno in tutte le sue sfumature», dice Tonutti. «Tutti i video sono sì verticali a livello tematico, ma gli strumenti a disposizione non vengono utilizzati molto: più facile trovare un’intervista tv adattata».
«In generale i leader presenti non ascoltano sempre bene i meccanismi dell’app, la usano benino ma non sono Ken Russell» spiega al Post Tonutti, riferendosi al consigliere comunale di Miami diventato famosissimo su TikTok per la sua capacità di capire alla perfezione i linguaggi dell’applicazione. «In termini di video, costanza nella pubblicazione, qualità della produzione il migliore mi sembra Conte. Meloni pubblica ancora piuttosto poco e usa male i formati, mentre Salvini è Salvini: pubblica gli stessi video che posta sulle altre piattaforme, c’è poco da analizzare, la sua strategia è sempre quella da anni, non stupisce per niente».
@giuseppeconte_it Occhio ragazzi! Guardate la proposta confezionata per voi da Giorgia Meloni. Un’assurdita! #giuseppeconte_ufficiale #movimento5stelle #m5s #giovani #giorgiameloni
Un politico di minore importanza, ma che ha attirato le attenzioni degli addetti ai lavori per come ha interpretato il social, è invece per esempio Andrea Cassani, il sindaco di Gallarate, comune di 53 mila abitanti in provincia di Varese. Tiene su TikTok la rubrica #vitadasindaco, in cui condivide curiosità come le richieste più assurde che gli sono arrivate in quanto sindaco o i casi in cui è tenuto a indossare la fascia tricolore, riprendendo spesso i trend più popolari.
Tonutti si dice piuttosto sorpresa del fatto che le imminenti elezioni non abbiano coinciso con un maggiore utilizzo di un’app tanto popolare per la comunicazione politica: «Di solito quando ci sono grandi eventi, come per i libri è stato il Salone del Libro e per la politica sono ovviamente le elezioni, si approfitta per aprire nuovi canali, e mi ha stupito che fino a oggi fossero ancora così pochi i leader presenti su TikTok. Mi aspettavo che Matteo Renzi arrivasse prima. L’area del centrosinistra è stata completamente assente fino all’arrivo di Calenda, che ha aperto l’account l’altro giorno. Non dico Letta, meno avvezzo al video, ma qualcuno del Partito Democratico sì».
Questo non vuol dire che, di fronte a una presenza scarsa o nulla dei politici su TikTok, i milioni di italiani che usano l’applicazione non abbiano trovato il modo di discutere di politica. Sull’app, per esempio, le fanpage abbondano: un profilo dedicato agli interventi di Silvio Berlusconi, @amicidisilvio, conta 59,5 mila follower. Un altro, che si rivolge ai fan di Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, è seguito da 16,9 mila persone e pubblica frequentemente video che ottengono decine di migliaia di visualizzazioni. @renziani.it, account non ufficiale da 15,5 mila follower, dice di essere gestito da “giovani di Italia Viva” e propone principalmente spezzoni di interviste e interventi di Renzi.
@matteosalviniufficiale Nel cuore della Sicilia, tra una tappa e l’altra… c’è un po’ di traffico 😍 p.s. Che spettacolo. 🇮🇹
Al di là dei profili apertamente di parte, esiste poi una rete di utenti che commentano, in modo più o meno ironico, le ultime notizie dalla campagna elettorale. Di recente, per esempio, diversi utenti hanno cominciato a pubblicare video in cui fanno finta di fare esercizio fisico muovendosi sulle note di “Io sono Giorgia”, noto remix di un discorso di Giorgia Meloni risalente al 2019, in risposta a un’affermazione della leader di Fratelli d’Italia che aveva proposto di investire maggiormente nello sport come risposta alle “devianze giovanili”, tra le quali un tweet del suo partito aveva incluso droga, bullismo, autolesionismo, anoressia e obesità.
Molti altri, da Andrea Borello (170 mila follower) ad Armando Pirro (18,6 mila follower), hanno pubblicato video in cui consigliano materiali e fonti per capire quale partito rispecchia di più le proprie idee. «C’è una grande tendenza al dibattito» dice Pirro, che ha 19 anni e studia Scienze Politiche a Roma. «Se uso l’hashtag #elezioni2022 è inevitabile che lo vedano sia utenti di destra che di sinistra, e si finisce per rispondere con stitch o duetti. È una cosa che ho visto succedere sul tema della flat tax, sul presidenzialismo, sul video dello stupro pubblicato dalla Meloni e in tanti altri casi».
«Inevitabilmente, i politici di una certa età sui nuovi social si troveranno in difficoltà, c’è un distacco generazionale con un certo impatto», dice Pirro commentando l’attuale presenza dei politici italiani su TikTok. «Il fatto che Conte o Salvini pubblichino contenuti anche qui viene comunque apprezzato, perché in un Paese come l’Italia non è scontato, ma viene anche vissuto con una punta di rassegnazione: sono contenuti già visti, non c’è nulla di nuovo o eclatante».