Liz Truss vuole fare Margaret Thatcher
La favorita alla guida del partito conservatore si ispira molto esplicitamente alla storica prima ministra britannica
Questa settimana si concluderà la votazione con cui gli iscritti al partito conservatore britannico sceglieranno chi sarà il prossimo capo del partito e di conseguenza primo ministro del Regno Unito, al posto del dimissionario Boris Johnson: i sondaggi danno ampiamente per favorita l’attuale ministra degli Esteri, Liz Truss.
Truss ha fatto una campagna elettorale aggressiva e piuttosto estrema, con proposte che hanno spinto diversi commentatori a paragonarla a Margaret Thatcher, la prima ministra conservatrice in carica dal 1979 al 1990. Fu la prima donna a ricoprire questo incarico e una delle figure politiche più influenti della storia recente del Regno Unito e dell’intero occidente, nota soprattutto per la sua inflessibilità e poca attitudine al compromesso e per le sue politiche neoliberiste e antisindacali, che smantellarono ampi pezzi dello stato sociale britannico. Non solo: sembra che la stessa Truss faccia di tutto per suggerire questo paragone, forse per farne un punto di forza in un momento di grande debolezza e crisi del suo partito.
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Per l’incarico di primo ministro Truss compete con Rishi Sunak, ex ministro dell’Economia. I circa 160mila iscritti al partito conservatore hanno tempo fino alle 17 di questo venerdì per votare e il risultato verrà annunciato lunedì prossimo, il 5 settembre: il giorno successivo il vincitore riceverà formalmente l’incarico di primo ministro dalla regina Elisabetta. I sondaggi realizzati finora danno Truss ampiamente in vantaggio rispetto a Sunak: uno degli ultimi, pubblicato due settimane fa dall’istituto britannico YouGov, aveva calcolato un vantaggio di 32 punti percentuali.
Gli accostamenti tra Truss e Thatcher sono motivati soprattutto dagli enormi tagli alle tasse proposti da Truss. Ha proposto di cancellare l’aumento dei contributi di 1,25 punti percentuali introdotto lo scorso aprile per garantire più finanziamenti al servizio sanitario nazionale e ad alcuni servizi sociali, così come l’aumento delle tasse per i profitti societari che dovrebbe essere introdotto a partire dall’anno prossimo. Truss ha anche proposto di sospendere il cosiddetto “Green levy”, una tassa imposta sulle bollette che serve a finanziare programmi governativi per la sostenibilità ambientale, e di creare «zone a bassa tassazione e regolamentazione» per favorire l’innovazione e l’impresa. Truss aveva anche proposto, salvo poi smentirsi, un grosso taglio di stipendio ad alcune categorie di lavoratori pubblici.
I tagli proposti da Truss sono per certi versi coerenti con le politiche adottate da Margaret Thatcher – la sua «eroina», scrive Politico – che furono orientate alle privatizzazioni e alla riduzione delle tasse per i più ricchi, volte a limitare il più possibile il ruolo dello stato nella vita economica del paese, tagliando i fondi ai servizi pubblici britannici con enormi conseguenze per la classe lavoratrice, con cui instaurò un durissimo conflitto sociale.
Secondo alcuni commentatori, se attuate, le politiche economiche proposte da Truss rischierebbero di avere effetti simili: secondo la Resolution Foundation, un centro studi britannico che si occupa di persone con medi e piccoli guadagni, solo il 15 per cento dei guadagni ricavati dai tagli delle tasse proposti da Truss andrebbero a beneficio della fascia più povera della popolazione. Altri, compresi alcuni ex colleghi di governo della stessa Thatcher, ritengono che attuare una riduzione delle tasse così ampia in un momento di alta inflazione sia una scommessa rischiosa per l’economia del paese: tagliare le tasse senza fare altrettanto con la spesa pubblica significa sperare che le minori tasse da sole permettano un rilancio dell’economia tale da mantenere lo stesso gettito, un’eventualità tutt’altro che scontata.
Benché abbia negato di modellare la propria immagine su quella di Thatcher, Truss ha espresso in più occasioni la propria ammirazione per l’ex prima ministra. «Abbiamo fatto grandi cose negli anni Ottanta», ha detto ad un comizio a Londra; «[Thatcher] credeva nei giusti principi: impresa, responsabilità individuale, dare alle persone il controllo dei propri soldi, rimetterli nelle tasche dei cittadini», ha detto in un’altra occasione. Truss si è poi descritta come una persona «implacabile» nel raggiungimento dei propri obiettivi, richiamando così l’attitudine per cui Thatcher divenne nota come la “Lady di ferro”, e sostenendo poi che fosse stata lei la migliore leader di sempre del suo partito.
È stato anche notato come in alcune occasioni Truss si sia vestita e presentata nello stesso modo di Thatcher. Truss «si è avvolta nel manto di Thatcher», ha scritto Mark Landler, capo della redazione londinese del New York Times.
La più o meno esplicita volontà di Truss di assomigliare a Margaret Thatcher è stata vista da alcuni commentatori come una risposta alla profonda crisi che sta attraversando il partito conservatore britannico, indebolito dai molti scandali che hanno coinvolto Boris Johnson, e al governo del paese in un momento di grave crisi economica.
Sull’Atlantic Tom McTague scrive che richiamarsi a una leader nota, influente e ancora oggi ammirata e rispettata da una parte consistente dell’elettorato, come Thatcher, può essere un modo per convincere la propria base che è capace di incarnare nel modo più autentico possibile i valori tradizionali del partito. È dello stesso parere lo storico britannico Anthony Seldon: secondo lui la tendenza a richiamarsi a Thatcher c’è sempre stata nel partito conservatore, ma ora è «accentuata dal fatto che il partito non sa più cos’è e cosa vuole».
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Tra Truss e Thatcher ci sono però anche enormi differenze. Truss sembra essere per esempio molto meno pronta di Thatcher ad esporsi e a difendere le proprie idee pubblicamente: nelle ultime settimane si è rifiutata di partecipare ad almeno tre dibattiti televisivi – l’ultimo questa settimana – col suo avversario. È stata accusata di non essere abbastanza sicura della validità delle proposte più estreme fatte in una campagna elettorale che è rivolta al solo elettorato conservatore, e non tutto quello del Regno Unito. In realtà, il pubblico di riferimento è ancora più limitato, e cioè quello degli iscritti al partito conservatore, che i candidati stanno quindi cercando di compiacere insistendo soprattutto sui temi e valori più tradizionali di quest’area.
Alcuni commentatori ritengono che, se venisse eletta, Truss potrebbe avere difficoltà ad adattare la sua piattaforma politica all’intero corpo elettorale, e che potrebbe ridimensionare molto le proposte e il proprio modo di porsi. Non sarebbe la prima volta che Truss cambia idea sulle proprie proposte politiche: «la sua carriera è piena di inversioni a U… Forse, da primo ministro, sarà pronta a cambiare idea come lo è pienamente stata durante la sua corsa al vertice», scrive su Carnegie Europe il giornalista britannico Peter Kellner. Secondo Tony Clark, un membro del partito conservatore che voterà per lei, «Truss è la versione dozzinale di Maggie».
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