Dove prendere i soldi per ridurre le bollette
Deve deciderlo il governo dimissionario e soprattutto dovrà deciderlo quello che si insedierà dopo le elezioni, e sarà un bel problema
Negli ultimi giorni l’ulteriore aumento del prezzo del gas in Europa ha spinto il governo uscente di Mario Draghi a considerare una nuova misura per ridurre le bollette ad aziende e privati, dopo il cosiddetto decreto “Aiuti bis” approvato a inizio agosto.
La misura non è imminente ma il governo ha spiegato ai giornali che dovrebbe verosimilmente approvarla a metà settembre, a ridosso delle elezioni politiche. L’orizzonte degli interventi sarà comunque piuttosto ridotto: Draghi ha già chiarito che non intende approvare “scostamenti di bilancio”, cioè finanziare le nuove misure contraendo nuovo debito pubblico, lasciando intendere che interventi più strutturali spetteranno al nuovo governo, che a meno di sorprese dovrebbe entrare in carica in autunno.
Siamo a una fase ancora piuttosto preliminare del dibattito, e in questo momento non è chiaro né quanti soldi serviranno per ridurre le bollette, né esattamente da dove verranno presi. I margini non sono moltissimi, dato che dall’inizio del 2022 il governo Draghi ha speso più di 40 miliardi per interventi contro l’aumento dei prezzi dell’energia. La questione si intreccia inoltre con la campagna elettorale: i partiti stanno provando a dire la loro, ma non è chiaro quanto Draghi si sentirà vincolato alle loro proposte.
Fra gli interventi che secondo i giornali verranno valutati dal governo ci sono la proroga della riduzione dei prezzi della benzina, che scade il 20 settembre e costa circa un miliardo al mese; l’espansione di un credito di imposta straordinario sulle bollette delle aziende, che al momento è del 25 per cento per quelle che consumano più energia e del 15 per cento per tutte le altre, anche questo in scadenza a settembre; e la possibilità di rateizzare le bollette per le famiglie più in difficoltà, per ora limitata a quella dei primi mesi del 2022.
Il Corriere della Sera cita altre misure ancora che il governo potrebbe considerare, fra cui una cassa integrazione straordinaria coperta interamente dallo stato per le aziende più colpite dall’aumento dei prezzi dell’energia, o l’espansione del cosiddetto “bonus sociale” per le famiglie a bassissimo reddito, cioè fino a 12mila euro dell’indicatore ISEE, che permette loro di pagare una bolletta di fatto calmierata.
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Le stime su quanto potrebbe costare un nuovo intervento variano molto, proprio perché siamo in una fase di studio. Il Corriere della Sera parla di una ventina di miliardi di euro necessari, Repubblica di una cifra compresa fra 10 e 15 miliardi, la Stampa fra 8 e 10.
Il governo conta di recuperarne almeno una parte dalla tassa una tantum sugli utili extra delle aziende del settore energia, gas e petrolio, che sono aumentati eccezionalmente grazie all’aumento dei prezzi. La misura era stata approvata a marzo e il ministero dell’Economia contava di incassare circa 10,5 miliardi di euro. Il 30 giugno è scaduto il termine per versare l’acconto del 40 per cento ma gli introiti sono stati sensibilmente più bassi: le aziende hanno pagato complessivamente soltanto 1,23 miliardi. La maggior parte di loro ha scelto di non pagare confidando sul fatto che la misura, contestata sin dai primi giorni nel merito e soprattutto nella forma, sarà dichiarata incostituzionale (il TAR del Lazio si esprimerà a riguardo a inizio novembre).
Nelle scorse settimane il governo ha introdotto una specie di incentivo a pagare l’acconto della tassa: le aziende che non lo hanno ancora fatto avranno tempo fino al 31 agosto, e con una sanzione tutto sommato contenuta, del 15 per cento sul totale. Dal 31 agosto la sanzione passerà al 60 per cento. Repubblica stima che se tutte le aziende si decidessero a pagare l’acconto si potrebbero raccogliere circa 3,7 miliardi di euro.
È una cifra che da sola, comunque, non sarebbe sufficiente a coprire tutti gli interventi che sta valutando il governo. Sempre Repubblica ipotizza che il secondo canale con cui finanziare un nuovo intervento saranno gli introiti superiori al previsto che lo Stato otterrà dalle imposte indirette, cioè quelle che colpiscono in maniera indiscriminata privati e aziende, come l’IVA. Grazie all’aumento dei consumi, alla crescita dell’inflazione e a un rincaro generale dei prezzi, nei primi cinque mesi del 2022 lo Stato ha incassato dalle imposte indirette una cifra molto più ingente rispetto al 2021: 92,7 miliardi contro 79,3, per un aumento del 16,9 per cento, ha calcolato il Sole 24 Ore. Ci vorrà comunque qualche giorno, sembra, per calcolare esattamente quante entrate aggiuntive dalle imposte indirette sono arrivate nelle casse dello Stato negli scorsi tre mesi.
I partiti si sono inseriti in questo dibattito cercando soprattutto di farsi notare, dato che siamo nel pieno della campagna elettorale per le elezioni del 25 settembre. Il segretario della Lega Matteo Salvini ha auspicato uno scostamento di bilancio da «decine di miliardi» di euro, sostenendo che secondo alcune stime ne servono almeno 30 entro ottobre. La leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, ha proposto di far pagare a privati e aziende le stesse bollette dell’anno scorso, senza spiegare però come reperire i soldi necessari per coprire gli aumenti. Anche il Movimento 5 Stelle chiede da tempo uno scostamento di bilancio al governo Draghi per coprire gli aumenti delle bollette.
Da sinistra invece il segretario della CGIL Maurizio Landini in un’intervista uscita domenica su Repubblica ha chiesto di estendere la tassa una tantum sugli utili extra anche ad altre aziende di settori che stanno andando bene, come banche e aziende farmaceutiche. Il Partito Democratico ha proposto un piano in cinque punti per contrastare la crisi dei prezzi dell’energia, tutti piuttosto generici, e più in generale ha chiesto a Draghi di prendere decisioni rapidamente.
Al momento Draghi non ha risposto ufficialmente a queste richieste. Il suo governo si è limitato a smentire informalmente di avere in programma uno scostamento di bilancio. «Se vorrà, lo farà il futuro governo», ha detto a Repubblica una fonte della presidenza del Consiglio.