Alle Canarie si raccoglie la nebbia
O meglio l’acqua che contiene: è un modo per aiutare la vegetazione a crescere e favorire la riforestazione
Lungo le pendici dei rilievi di Gran Canaria, la terza isola più grande dell’arcipelago spagnolo delle Canarie, si possono vedere gruppi di monoliti verdi: sono captanieblas, letteralmente “cattura-nebbia”. Sono reti di plastica che avvolgono strutture a forma di parallelepipedo disposte su pendii ventosi e pensate per raccogliere l’acqua contenuta nella nebbia tipica dell’isola: il vento facilita la condensazione dell’acqua sull’intreccio della rete, che poi gocciola in un contenitore disposto sotto il parallelepipedo. Lo scopo dei captanieblas è irrigare terreni degradati e deforestati.
A installarli in varie zone di Gran Canaria, ma anche in alcune località del Portogallo, è Life Nieblas, uno dei progetti per l’ambiente e l’azione per il clima finanziati dall’Unione Europea, iniziato nel 2020. A Gran Canaria si accompagna a un’attività di rimboschimento che ha lo scopo di riampliare la laurisilva caratteristica delle Canarie, un tipo di vegetazione sempreverde tropicale che si trova in aree molto umide e stabilmente calde nel corso dell’anno, e che deve il suo nome alla presenza di piante della famiglia delle Lauraceae, di cui fanno parte l’alloro, la canfora e l’avocado.
Il ripristino di questa foresta permetterebbe di contrastare la desertificazione e di far arrivare più acqua alle falde acquifere di Gran Canaria, che sono sotto stress per lo sfruttamento intensivo necessario per le attività umane sull’isola.
In una laurisilva in salute, le piante di fatto agiscono come captanieblas naturali: prosperano proprio grazie all’acqua contenuta nella nebbia, che condensa sulle loro foglie lucide. Il sistema artificiale per raccoglierla non può essere usato nell’area mediterranea, troppo secca, ma funziona nelle zone nebbiose e ventose, come alcune aree delle Canarie e del Portogallo, affacciate sull’oceano Atlantico. Sarà comunque sperimentato anche in Catalogna, in una zona bruciata in un grande incendio nel 2015 per tentare di accelerarne il rimboschimento.
La tecnologia dei captanieblas, anche detti atrapanieblas, esiste fin dagli anni Sessanta. Il primo modello di questi dispositivi fu progettato in Cile, per essere usato nel deserto di Atacama, che è una delle regioni più aride del mondo ma anche molto nebbiosa per via della vicinanza con l’oceano Pacifico. Successivamente sono stati usati anche in altri paesi sudamericani e in Israele.
Vicenç Carabassa, scienziato a capo di Life Nieblas e ricercatore dell’Università di Barcellona, ha spiegato al Guardian che anche se i captanieblas sono in circolazione da diverso tempo – alle Canarie erano già stati usati, anni fa, per produrre acqua in bottiglia pubblicizzata come la prima ottenuta dalla nebbia – non è ancora stato capito bene quali siano le migliori condizioni per usarli.
L’obiettivo del progetto per quanto riguarda Gran Canaria è di raccogliere 215mila litri d’acqua all’anno per rinverdire 35 ettari (0,35 chilometri quadrati) con 20mila piante nella zona di Doramas, nel nord dell’isola, colpita da vari incendi.