Le motivazioni della perquisizione della villa di Trump
Era stata ordinata perché l'ex presidente americano aveva portato lì centinaia di documenti coperti da vincolo di segretezza
Venerdì il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha reso pubblico un documento che contiene le motivazioni che avevano giustificato la perquisizione da parte dell’FBI (l’agenzia investigativa della polizia federale) nella casa in Florida dell’ex presidente Donald Trump, avvenuta nella notte tra l’8 e il 9 agosto.
Nelle motivazioni si legge che la perquisizione era stata ordinata dopo che era stato appurato che Trump, alla fine del suo mandato presidenziale, aveva portato nella sua villa centinaia di documenti “classified”, ovvero riservati e coperti da vincolo di segretezza, che non possono essere assolutamente divulgati. Si dice inoltre che la perquisizione si era resa necessaria perché «era probabile credere» che nella villa ci fossero altri documenti riservati, oltre a quelli che erano già stati trovati.
La pubblicazione delle motivazioni era stata ordinata da un giudice federale statunitense, Bruce Reinhart, il giudice che firmò il mandato di perquisizione dell’FBI dopo aver letto il documento con le motivazioni del dipartimento di Giustizia. Il documento, comunque, rivela solo in parte le motivazioni del mandato di perquisizione, dato che la maggior parte è stata oscurata per tutelare l’identità dei testimoni, per non ostacolare le indagini e per non rivelare alcune informazioni particolarmente delicate.
Il mandato di perquisizione era stato ordinato dal dipartimento di Giustizia dopo che lo scorso febbraio la National Archives and Records Administration (NARA), un’agenzia del governo degli Stati Uniti incaricata di conservare i più importanti documenti governativi e storici del paese, aveva chiesto di indagare su un possibile uso illecito di documenti riservati da parte di Trump.
Secondo l’agenzia, al termine del suo mandato presidenziale, Trump aveva portato via dalla Casa Bianca diversi documenti governativi, violando il Presidential Records Act, una legge che impone ai presidenti statunitensi di consegnare ai National Archives tutti i documenti prodotti dalla propria amministrazione.
La richiesta dell’agenzia era stata avanzata dopo che a gennaio alcuni suoi funzionari erano andati nella casa di Trump Florida, chiamata Mar-a-Lago, per prendere 15 scatole contenenti diversi documenti che l’ex presidente avrebbe dovuto consegnare ai National Archives nel gennaio del 2021, quando lasciò la Casa Bianca, e che non fece.
Nel documento con le motivazioni della perquisizione si legge che nelle 15 scatole c’erano 184 documenti “classified”, di cui 25 erano etichettati come “top secret”. Alcuni di questi, secondo quanto si legge nelle motivazioni, sarebbero stati tolti dalle rispettive cartelle e mescolati ad altri in modo non adeguato.
Il 12 agosto l’FBI aveva già pubblicato il mandato di perquisizione, ma non erano ancora state rese pubbliche le motivazioni. Oltre al mandato di perquisizione, l’FBI aveva pubblicato anche una lista dei documenti che aveva sequestrato nella notte tra l’8 e il 9 agosto: anche in questo caso molti erano riservati e coperti da vincolo di segretezza.
L’elenco del materiale prelevato dalla villa e i dettagli del mandato avevano evidenziato che l’FBI stesse investigando Trump in relazione a tre possibili crimini federali: il reato di presunto occultamento di documenti riservati, quello di intralcio alla giustizia attraverso la distruzione, la modifica o la falsificazione di documenti e quello di presunta violazione dell’Espionage Act, la legge federale che vieta e punisce eventuali reati di spionaggio.