La Bulgaria vuole riavvicinarsi alla Russia
Il nuovo governo ad interim ha posizioni molto diverse rispetto a quello precedente, e vuole anche ricominciare a comprare gas russo
Il 2 agosto in Bulgaria si è insediato un governo ad interim, guidato da Galab Donev, che rimarrà in carica fino al prossimo 2 ottobre, quando ci saranno nuove elezioni, le quarte in poco più di un anno. Il governo di Donev – più volte ministro in passato – si è insediato dopo che a fine giugno il governo guidato dall’economista Kiril Petkov era stato sfiduciato dal parlamento in seguito a una crisi politica interna alla maggioranza che lo sosteneva. Anche se sarà al governo per pochi mesi, Donev ha già fatto capire di avere idee molto distanti da quelle del suo precedessore riguardo ai rapporti con la Russia, e che in questo breve periodo cercherà di riavvicinare i due paesi.
Petkov infatti, in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, aveva assunto posizioni molto dure nei confronti della Russia, tanto che la Bulgaria era stata tra i primi paesi a cui erano state interrotte le forniture di gas naturale russo, come ritorsione alle sanzioni economiche imposte dall’Occidente.
Una delle prime cose fatte da Donev dopo essersi insediato alla guida del governo è stata invece dire di voler riallacciare i rapporti diplomatici con la Russia, e di conseguenza ricominciare anche a comprare gas. Questa intenzione è stata formalizzata il 22 agosto in una conferenza stampa a Sofia, la capitale bulgara, dal ministro dell’Energia Rossen Hristov. Parlando coi giornalisti, Hristov ha detto: «i colloqui con Gazprom [l’azienda energetica statale russa] sono inevitabili».
Hristov non ha escluso la possibilità di continuare a cercare di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico del paese, ma ha posto come priorità la necessità di avere gas a sufficienza, anche se russo: «se le forniture alternative risulteranno insufficienti, non sarò certo io il ministro che permetterà che le persone trascorrano l’inverno al freddo», ha detto.
Il giorno prima l’ambasciatrice russa in Bulgaria, Eleonora Mitrofanova, aveva detto di non vedere alcun problema nel riavviare le forniture di gas russo, e che bastava la «volontà politica» di far sì che questo accadesse da parte del governo bulgaro.
Il ministro dell’Energia Hristov ha poi accusato il primo ministro precedente, Kiril Petkov, di aver inutilmente peggiorato i rapporti tra la Bulgaria e la Russia, rendendo complicate e difficili future negoziazioni sul gas.
Petkov, economista laureato ad Harvard, era stato primo ministro da dicembre del 2021 a giugno del 2022, quando il parlamento gli aveva votato la sfiducia. Durante il suo breve mandato, e soprattutto con l’invasione dell’Ucraina, aveva assunto un atteggiamento molto più critico dei precedenti governi nei confronti della Russia, con cui la Bulgaria ha tradizionalmente avuto un rapporto di vicinanza, benché piuttosto tumultuosa.
In risposta all’invasione dell’Ucraina, Petkov aveva espulso dalla Bulgaria 70 diplomatici russi, alcuni dei quali erano spie, e accelerato la ricerca di altri fornitori di gas per diversificare le proprie fonti di approvvigionamento. Con questo obiettivo aveva avviato alcuni colloqui con l’Azerbaijan e si era accordato con gli Stati Uniti per l’invio di sette navi cisterna di gas naturale liquefatto (LNG). Petkov aveva poi accelerato i lavori per la costruzione di un gasdotto con la Grecia, confinante con la Bulgaria, in programma da anni.
Il gas non era stato l’unico ambito in cui Petkov aveva assunto posizioni contrarie a quelle dei governi precedenti: lo aveva fatto anche mostrandosi aperto e possibilista rispetto alla rimozione del veto bulgaro sul possibile ingresso della Macedonia del Nord nell’Unione Europea, deciso soprattutto per ragioni legate alla storia, all’identità e al linguaggio. Era stato uno dei motivi per cui uno dei partiti della coalizione di governo di Petkov aveva ritirato il proprio sostegno, facendogli perdere la maggioranza e portando poi al voto di sfiducia.
Come primo ministro ad interim al posto di Petkov, Donev è stato nominato dal presidente della Bulgaria Rumen Radev, considerato da molti piuttosto filo-russo. Pur avendo condannato la Russia per l’invasione dell’Ucraina, Radev si era opposto all’invio di armi alle forze ucraine; in passato l’ambasciata americana in Bulgaria lo aveva contestato per aver definito “russa” la penisola ucraina di Crimea, annessa alla Russia con un’occupazione militare e un referendum considerato illegale praticamente da chiunque.
Radev aveva anche velatamente criticato l’espulsione dei diplomatici e delle spie russe decise da Petkov, sostenendo che fosse una scelta che metteva a rischio «il settore energetico, economico e la popolazione bulgara».
Secondo la giornalista bulgara di Politico, Boryana Dzhambazova, il governo di Donev sta sfruttando il suo breve mandato per riavvicinare il paese alla Russia. Tra le altre cose Donev ha già interrotto i lavori di costruzione del gasdotto con la Grecia, citando problemi e ostacoli tecnici al suo collaudo.
Secondo alcuni analisti, non è detto che la Russia sia disponibile a riavviare le forniture con la Bulgaria, che resta pur sempre un paese membro sia dell’Unione Europea che della NATO, considerata dalla Russia uno dei suoi principali nemici. «Trattare Gazprom come un partner commerciale affidabile in un momento in cui ha tagliato le forniture di gas a una serie di paesi» è «piuttosto ridicolo», ha detto a Politico Daniel Smilov del centro studi bulgaro Centre for Liberal Strategies.
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