Il gas costa sempre di più
Ha superato per la prima volta i 300 euro al megawattora e con l'arrivo del freddo potrebbe continuare a salire, mettendo in difficoltà molte attività produttive
Giovedì il prezzo del gas ha superato per la prima volta i 300 euro al megawattora sul mercato di riferimento del metano di Amsterdam (Paesi Bassi), una cifra molto alta e di circa dieci volte superiore rispetto ai prezzi dello scorso anno nello stesso periodo. Prezzi così alti si riflettono sul costo dell’energia, rendendo per molte aziende insostenibili le bollette per le proprie attività produttive: in Italia si è arrivati a un prezzo medio dell’energia elettrica di oltre 718 euro al megawattora. Con l’arrivo della stagione fredda, e un conseguente aumento della domanda, le cose potrebbero ulteriormente peggiorare, considerata la dipendenza dell’Europa dal gas russo.
Gazprom, l’azienda energetica di stato russa, ha annunciato che alla fine di agosto chiuderà per almeno tre giorni il gasdotto Nord Stream 1, attraverso il quale fluisce il gas dalla Russia alla Germania, per attività di manutenzione. Non è chiaro se e come le forniture saranno ripristinate dopo la pausa, ed è stato questo uno dei fattori ad avere determinato l’aumento del prezzo del gas negli ultimi giorni.
Da mesi esperti e commentatori sollevano non pochi dubbi sulle frequenti attività di manutenzione di Nord Stream 1, segnalando come il governo russo stia utilizzando il gasdotto per fare pressioni sull’Unione Europea, che ha applicato numerose sanzioni economiche alla Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina. Fino a quando non avrà disponibili fonti energetiche alternative alle attuali, l’Europa non potrà fare a meno del gas russo. Intanto la Russia sfrutta la propria posizione di forza per ridurre periodicamente i flussi, determinando un aumento dei prezzi che incide fortemente sulle attività economiche europee.
Prima dell’annuncio della nuova manutenzione da parte di Gazprom, i prezzi del gas in Europa erano comunque continuati ad aumentare sensibilmente a causa dei maggiori consumi nel continente. Già a fine luglio si era superato il precedente record del prezzo del gas registrato a marzo, con ulteriori aumenti nella prima metà di agosto. La maggiore domanda, determinata da un più alto consumo di energia elettrica per l’aria condizionata a causa delle numerose ondate di caldo, e altri problemi nella produzione di energia da altre fonti a causa della siccità, avevano contribuito a fare aumentare i prezzi.
Molti paesi europei sono al lavoro per riempire i depositi di gas nazionali in vista della stagione fredda, un altro fattore che contribuisce agli aumenti. Nel complesso, l’Unione Europea ha una capacità di stoccaggio del gas pari a circa 100 miliardi di metri cubi, ma ne consuma annualmente almeno 400 miliardi. La quota restante di gas è ottenuta soprattutto dalle forniture in tempo reale dai gasdotti, non solo russi, e per questo vari paesi come l’Italia hanno cercato nei mesi scorsi di rinegoziare gli accordi con i paesi esportatori per ottenere maggiori forniture.
Nel caso in cui Gazprom tardasse a riaprire Nord Stream 1 dopo la pausa di tre giorni, potrebbero registrarsi nuovi aumenti dei prezzi, ma al momento è difficile fare previsioni accurate. Negli ultimi mesi Gazprom si è mostrata piuttosto inaffidabile nel mantenimento delle forniture, con la Russia che ha cercato di sfruttare le fasi di incertezza a proprio vantaggio.
Maggiore domanda e incertezze nelle forniture si traducono in costi più alti, con molte aziende europee che subiscono l’alta volatilità dei prezzi e con le famiglie che devono fare i conti con bollette molto più care di un tempo. I governi hanno finora risposto con aiuti e compensazioni e sono al lavoro per elaborare piani di risparmio di gas per la stagione fredda, provando a ridurre i consumi.
In queste condizioni il mercato dell’energia è sostanzialmente fermo, come ha segnalato di recente un articolo del Sole 24 Ore.
Alcuni dei principali fornitori di gas per le aziende, come A2a ed Hera, non hanno in programma di stipulare nuovi contratti con aziende diverse da quelle che riforniscono storicamente. Di solito in questo periodo dell’anno vengono rinegoziati i contratti per il cosiddetto “anno termico”, che inizia a ottobre e finisce a settembre dell’anno successivo: da una parte le aziende valutano se ci siano offerte da nuovi fornitori più vantaggiose, dall’altra i loro fornitori esistenti cercano di rimodulare le offerte per convincere i propri clienti a rimanere. Con le attuali incertezze, molti fornitori non sono nelle condizioni di modificare più di tanto le offerte o di farne di nuove per attirare nuovi clienti.
Il problema è sentito soprattutto dalle aziende energivore, che consumano grandi quantità di energia per le loro attività produttive. Alcune hanno segnalato di avere provato a cercare sul mercato alternative, ricevendo però richieste per un mese di anticipo e altri tipi di garanzie come una fideiussione. Molte di queste aziende devono pagare bollette di svariati milioni di euro, quadruplicate rispetto a un anno fa. Nel caso in cui non siano rispettati i pagamenti, è prevista l’erogazione del gas per due mesi a un costo maggiorato, dopodiché le forniture vengono interrotte con l’impossibilità per gli stabilimenti di proseguire le attività.