L’industria cinematografica ha scoperto la Lituania
Che ha ospitato tra le altre la produzione di “Stranger Things” e “Chernobyl”: c'entra il successo delle piattaforme di streaming
Con poco meno di 2,8 milioni di abitanti e una superficie simile a quella di Piemonte, Lombardia e Veneto messi insieme, la Lituania, che si affaccia sul mar Baltico, ha a disposizione numerose foreste, coste e aree collinari che si prestano a diventare posti in cui girare film e serie televisive. Anche la capitale Vilnius, con la sua architettura molto varia, è stata usata per set cinematografici ambientati in Russia e persino a Tokyo.
Negli ultimi anni la domanda di spazi dove girare film e serie tv è aumentata moltissimo grazie al successo delle piattaforme di streaming come HBO, Netflix e Amazon, col risultato che molte case cinematografiche statunitensi hanno cominciato a scegliere sempre più spesso di spostare le produzioni altrove, sia per i costi inferiori che per altri vantaggi. Tra i paesi a cui si è interessata l’industria cinematografica di recente ci sono la Spagna, la Croazia – soprattutto per via della popolarissima serie Game of Thrones – e appunto la Lituania, dove il maggiore interesse delle società straniere sta stimolando anche il turismo e la crescita del cinema nazionale.
Una delle serie televisive più note che sono state girate in Lituania è Chernobyl, che racconta il noto disastro nucleare del 1986 ed è prodotta e trasmessa da HBO e Sky Atlantic. Ci sono poi per esempio Caterina la Grande, prodotta sempre da HBO, in cui l’attrice inglese Helen Mirren interpreta la zarina Caterina II di Russia, oppure Occupied e Young Wallander, due serie uscite su Netflix, una norvegese e l’altra svedese.
Anche buona parte dell’ultima stagione di Stranger Things è stata girata in Lituania: si tratta in particolare delle scene ambientate nella prigione siberiana in cui si ritrova il personaggio di Jim Hopper, interpretato da David Harbour, così come quelle della chiesa ortodossa dove si rifugia, che in realtà si trova a una quarantina di chilometri da Vilnius; anche le scene che si svolgono in Alaska non sono state girate negli Stati Uniti, ma nella periferia della capitale, scelta anche per la serie di Netflix Tokyo Trial.
I paesi baltici avevano cominciato ad attirare l’attenzione delle case di produzione straniere già qualche anno fa, e tra gli altri Christopher Nolan aveva scelto la capitale dell’Estonia Tallinn per girare alcune scene di Tenet in periodo pre-pandemia. Il crescente interesse per la Lituania comunque è dipeso in parte da condizioni favorevoli per le produzioni estere, e in parte dalla volontà del paese stesso di sviluppare il settore.
Come ha spiegato al Los Angeles Times Craig Mazin, il creatore della miniserie Chernobyl, la Lituania è un paese che «ricorda un po’ sia l’Oriente che l’Occidente» e per questo ha «molto potenziale» per adattarsi a diventare il luogo in cui ambientare le storie più svariate. Secondo Mazin, ci si possono trovare allo stesso tempo luoghi che ricordano il periodo sovietico e mantengono ancora la loro autenticità, ma anche posti che hanno l’atmosfera tipica delle città europee, specialmente a Vilnius.
Girare in paesi come la Lituania costa molto meno che farlo negli studi di città come Parigi o Los Angeles, così come costa meno pagare i collaboratori e sistemare negli alberghi le decine o centinaia di persone coinvolte nelle produzioni, tra attori, assistenti e maestranze. Inoltre, sia la Lituania che per esempio Malta, la Grecia o le isole Canarie (l’arcipelago spagnolo al largo dell’Africa occidentale) offrono incentivi fiscali alle compagnie di produzione straniere, a patto che facciano lavorare anche operatori locali.
Il resto del successo di questi paesi lo ha determinato la domanda di contenuti sempre nuovi sulle piattaforme di streaming, concorda il giornalista dell’Hollywood Reporter Scott Roxborough, che da più di vent’anni vive e scrive da Colonia, in Germania.
Nonostante la pandemia da coronavirus abbia avuto effetti disastrosi per il settore cinematografico, il 2020 è stato un anno molto positivo per il cinema in Lituania.
Secondo i dati forniti dal Centro di Cinematografia lituano, un istituto che dipende dal ministero della Cultura, nel 2020 le case di produzione internazionali avevano investito quasi 27 milioni di euro per girare film o serie televisive in Lituania, 12 in più di quelli che avevano speso nel 2019: in particolare, erano state avviate 58 produzioni, di cui 37 nazionali, 12 straniere e 9 co-prodotte, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Una decina di anni fa in Lituania venivano spesi più o meno l’equivalente di 6 milioni di euro all’anno per finanziare perlopiù piccoli film nazionali.
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Una delle organizzazioni create precisamente con l’obiettivo di attirare le società di produzione e le case cinematografiche straniere in Lituania è il Vilnius Film Office: vantandosi del numero di collaboratori che sta assumendo, la sua fondatrice, Jurate Pazikaite, dice che adesso «stanno arrivando HBO, Netflix, tutti quanti». Nel 2017 inoltre è stato aperto anche il Vilnius Actors Studio, un’accademia dedicata alla formazione di attrici e attori che si ispira ai più noti studi di New York e Los Angeles, e di tanto in tanto ospita anche insegnanti dalla California per laboratori e attività.
Come ha detto al Los Angeles Times Martyna Gruzauskaite, titolare di un’agenzia turistica che da sette anni offre tour gratuiti a piedi in inglese, negli ultimi tempi sono aumentati anche i visitatori che si interessano alla Lituania grazie al successo delle serie tv che ci sono state girate, soprattutto Stranger Things. È un fenomeno che si era già visto nei primi anni Duemila in Nuova Zelanda, dove erano stati girati i film della trilogia Il Signore degli Anelli, e che di recente è stato osservato anche a Dubrovnik, una delle città più affascinanti della Croazia, dove negli ultimi anni il flusso di visitatori è aumentato moltissimo grazie a Game of Thrones.
La maggior parte degli addetti ai lavori lituani intervistati dal Los Angeles Times concorda sul fatto che collaborare con Netflix o HBO sia un’ottima opportunità per la crescita professionale di chi lavora nel cinema e che abbia effetti positivi anche sullo sviluppo del cinema nazionale, come dicono i dati ufficiali. Non tutti però sono d’accordo.
Alcuni per esempio riconoscono che le case di produzione americane pagano di più rispetto a quelle lituane, ma si lamentano di ricevere stipendi molto più bassi di quelli degli operatori statunitensi. Altri invece accolgono con cautela l’arrivo delle società di produzione straniere, dicendosi preoccupati che la massiccia presenza di professionisti americani possa condizionare lo stile narrativo dei registi locali, se non addirittura impedire alle piccole produzioni e ai film indipendenti lituani di emergere.
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