Carrefour potrà mantenere le etichette Nutri-Score su alcuni suoi alimenti
Sono quelle che indicano alimenti più sani e meno sani su una scala da A a E, da sempre molto osteggiate in Italia
A inizio agosto l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), quella che solitamente viene chiamata Antitrust, ha stabilito che la catena di supermercati Carrefour potrà continuare a usare su alcuni prodotti che vende in Italia le etichette Nutri-Score: quelle che indicano la salubrità degli alimenti su una scala di cinque livelli che va da A (molto salutare) a E (poco salutare).
Carrefour aveva iniziato a usarle su alcune decine di prodotti all’inizio del 2020, causando molte polemiche: il sistema di etichettature Nutri-Score infatti è stato per anni fortemente osteggiato in Italia dalle associazioni che rappresentano i produttori di cibo, da diversi politici e dalle istituzioni statali, che lo ritengono troppo penalizzante per molti importanti prodotti italiani.
Lo scorso novembre l’Antitrust aveva aperto un’istruttoria sull’uso delle etichette Nutri-Score da parte di Carrefour e di altre aziende per verificare se fosse lecito, esprimendo una certa preoccupazione sulla possibilità che i valori attribuiti dalle etichette venissero percepiti dalle persone come valutazioni assolute sulla dannosità di un prodotto. Basandosi su diversi pareri, tra cui quello del Comitato nazionale per la sicurezza alimentare del ministero della Salute, alla fine l’Antitrust ha bloccato praticamente tutti gli utilizzi delle Nutri-Score in Italia, eccetto una selezione di quelli di Carrefour, imponendo comunque all’azienda molti limiti.
La concessione a Carrefour è un’eccezione, perché i prodotti in questione (che hanno tutti marchi di proprietà di Carrefour) sono venduti principalmente in altri paesi dell’Unione Europea dove le etichette Nutri-Score sono legali (Francia e Belgio, per esempio): visto che le etichette sono conformi ai regolamenti europei, l’Italia è tenuta ad accettarle per il principio del “reciproco riconoscimento” nel mercato interno dell’Unione Europea, che prevede che tutti i prodotti venduti legalmente in uno stato membro possano essere venduti anche negli altri, «anche se non soddisfano tutti i requisiti tecnici».
Gli accordi presi da Carrefour con l’Antitrust prevedono un impegno da parte della catena di supermercati a escludere in ogni caso dal sistema di etichettature Nutri-Score in Italia alcuni prodotti specifici: per esempio quelli che hanno denominazioni che ne indicano l’alta qualità (DOP), la zona d’origine (IGP) e altre simili, ma anche altri salumi, formaggi, oli e prodotti vari della tradizione gastronomica italiana, a prescindere dal luogo di produzione e dalle denominazioni.
Inoltre, a partire dal 31 luglio scorso nei punti vendita della catena sono esposte visibilmente locandine che spieghino ai consumatori la presenza delle etichette Nutri-Score. In queste viene precisato che si tratta di prodotti commercializzati in Francia, dove il sistema di etichettatura è stato adottato, e che le etichette non sono presenti in altri prodotti a marchio Carrefour perché l’Italia invece non utilizza quel sistema. Vengono poi fatte altre precisazioni, come «il sistema Nutri-Score è stato sviluppato in base ad un algoritmo e a valutazioni scientifiche non universalmente riconosciute e condivise».
Il Nutri-Score fu ideato a partire dal 2013 dall’EREN, un gruppo di ricerca in epidemiologia nutrizionale francese legato all’Università della Sorbona di Parigi.
Per essere più facilmente comprensibile non indica valori di calorie, zuccheri e grassi come le etichette già obbligatorie per molti prodotti, ma riassume il valore nutritivo degli alimenti in una scala di cinque indicatori a cui corrispondono cinque colori ispirati alle luci dei semafori e le prime cinque lettere dell’alfabeto: gli alimenti etichettati con la A e il corrispondente colore verde scuro sono quelli più sani, quelli contrassegnati dalla E e dal rosso quelli meno sani.
Per decidere con quale coppia di lettera e colore debba essere contrassegnato ogni alimento, si usa un algoritmo che assegna dei punti alle diverse caratteristiche nutrizionali: un’alta presenza di sale, ad esempio, riduce i punti, mentre la presenza di proteine e fibre ne aggiunge. L’algoritmo varia leggermente a seconda del tipo di prodotto considerato: ce n’è uno specifico per le bevande, uno per i formaggi, uno per tutti i prodotti molto grassi, come gli oli, e un quarto per il resto dei cibi. In tutti i casi i punteggi vengono calcolati sulla base dei valori nutrizionali di 100 grammi di prodotto (o millilitri nel caso dei liquidi).
Secondo vari studi scientifici realizzati in diversi paesi, le etichette del Nutri-Score sono efficaci nel far capire alle persone quali sono gli alimenti con i valori nutrizionali più salutari. Altre ricerche hanno mostrato che le diete più salutari secondo i criteri del Nutri-Score sono associate a un minor rischio di malattie cardiovascolari, sviluppo di tumori e sovrappeso.
La ragione principale per cui in Italia c’è sempre stato molto dibattito su queste etichette, in sintesi, è che alcuni famosi prodotti tipici italiani, ampiamente apprezzati dal punto di vista gastronomico, si qualificano come C, gialli, o D, arancioni, nella scala del Nutri-Score, a causa del loro alto contenuto di grassi: è il caso dell’olio extravergine d’oliva, del parmigiano reggiano e del prosciutto crudo.
L’anno scorso il governo italiano aveva proposto un sistema di etichette alternativo al Nutri-Score, che si chiama NutrInform Battery. Non prevede l’uso di colori diversi ed è basato sulle porzioni, la cui quantità è indicata in grammi: per ogni tipo di valore nutrizionale del prodotto indica una percentuale all’interno dell’icona di una pila, simile a quelle che sui dispositivi digitali segnalano la carica della batteria.
Il sistema NutrInform è insomma piuttosto simile alle etichette già presenti su molti alimenti, che sono state ideate dalle aziende produttrici, quelle con le cosiddette “dosi giornaliere consigliate”, che secondo molti studi scientifici sono inefficaci e difficili da interpretare dalle persone.
Il Nutri-Score è stato comunque sostenuto anche in Italia da autorevoli scienziati, tra cui l’ex presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi e Silvio Garattini, il fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”. La linea più largamente condivisa però è rimasta quella dell’avversione al sistema, ed è stata seguita anche dai pareri a cui si è affidato l’Antitrust per decidere su Carrefour e le altre aziende.
Nel suo provvedimento l’Antitrust ha comunque fatto capire che si tratta di una decisione provvisoria, visto che entro la fine di quest’anno la Commissione europea dovrebbe presentare una proposta di legge per armonizzare l’utilizzo di simili etichette a livello comunitario: è possibile che venga accettato il sistema Nutri-Score, che venga accettato con alcune modifiche, oppure che ne venga proposto direttamente un altro, magari che comprenda le esigenze di più paesi e anche quelle dell’Italia.