Il dibattito sui dibattiti in tv
Ne è stato annunciato uno tra Enrico Letta e Giorgia Meloni durante una puntata di Porta a Porta: Calenda non ha preso benissimo l'esclusione
Sabato è stata diffusa la notizia secondo cui ci saranno due dibattiti tra Enrico Letta del Partito Democratico e Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, leader dei due partiti in testa ai sondaggi elettorali e delle due principali coalizioni candidate alle elezioni del 25 settembre. Il primo dovrebbe tenersi il 12 settembre, e si potrà seguire sul sito del Corriere della Sera, il secondo sarà il 22 settembre durante una puntata di Porta a Porta, su Rai Uno. La notizia è stata subito molto commentata: per la rilevanza di un dibattito televisivo elettorale e perché ai due dibattiti non sono stati invitati i rappresentanti degli altri partiti.
Nonostante in Italia quella dei dibattiti televisivi tra i candidati non sia una tradizione consolidata come in altri paesi, è da molti anni che prima di ogni elezione si parla di farlo, con regole e ospiti diversi. Della possibilità di organizzare un dibattito prima di queste elezioni si discuteva già da qualche settimana, senza che però fosse stato deciso niente di definitivo.
Il 17 agosto la Rai aveva detto di voler organizzare due confronti televisivi tra i leader politici il 7 e il 15 settembre, sul modello dei dibattiti televisivi americani, senza che però i partiti mostrassero particolare interesse. Sabato è stata invece diffusa la notizia dei due dibattiti tra Letta e Meloni, senza la partecipazione degli altri principali leader politici: Giuseppe Conte (leader del Movimento 5 Stelle) e Carlo Calenda (leader della coalizione tra Azione e Italia Viva).
Calenda ha criticato duramente l’annuncio dei due dibattiti tra Letta e Meloni, scrivendo su Twitter che «Neanche in Russia la televisione pubblica organizzerebbe un confronto due giorni prima del silenzio elettorale escludendo due coalizioni» e chiedendo l’intervento dell’Agcom (Autorità garante delle comunicazioni) e del Consiglio di amministrazione della Rai. Michele Anzaldi, deputato di Italia Viva e membro della Commissione di vigilanza Rai, ha detto di ritenere il dibattito tra Meloni e Letta «una gravissima violazione della par condicio», l’insieme di leggi e regolamenti che in Italia stabiliscono che i partiti devono avere le stesse condizioni di accesso ai mezzi di comunicazione.
La par condicio applica però per lo più dei criteri quantitativi (il regolamento fa riferimento al “tempo di parola” concesso ai diversi partiti) e sembra che questi saranno rispettati sia durante la puntata di Porta a Porta (un comunicato stampa della redazione del programma ha spiegato che tutti i leader saranno invitati quella sera, anche se non saranno necessariamente in studio allo stesso tempo), che durante il dibattito sul sito del Corriere della Sera.
In un’intervista pubblicata domenica sulla Stampa, il conduttore di Porta a Porta Bruno Vespa ha spiegato che alla puntata del suo programma del 22 settembre sono stati invitati tutti i leader dei principali partiti, che a tutti è stata promessa mezz’ora di tempo e che Letta e Meloni hanno deciso di usare il loro tempo per un dibattito a due. Vespa ha spiegato che secondo gli accordi presi (che sono «frutto di un lungo lavoro iniziato subito dopo lo scioglimento delle Camere» e «il risultato di un accordo tra le due parti») il dibattito sarà «un confronto all’americana» di un’ora, moderato da lui stesso, con tempi di parola e diritti di replica decisi in anticipo, e si è detto a disposizione per organizzare dibattiti anche tra gli altri invitati alla serata, se lo vorranno.
Calenda non ha detto se intenda comunque partecipare alla puntata di Porta a Porta del 22 settembre (in passato aveva detto di auspicare un dibattito con Letta, Meloni e Conte), mentre Giuseppe Conte ha scritto domenica di essere disposto a partecipare alla puntata ma solo insieme a Letta e Meloni. Domenica mattina, il direttore del Tg di La7 Enrico Mentana ha scritto su Facebook di essere pronto «a ospitare in prima serata venerdì 23 settembre su La7 i leader dei quattro poli per un confronto finale. Se vorranno, sarà diretto». Citando fonti nel Partito Democratico, La Stampa ha scritto che Letta «Non accetterà confronti con Calenda o altri» e che la sua strategia elettorale prevede dibattiti solo con Meloni. Conte ha invece accettato l’invito.