Cosa si sa dell’assassinio della figlia di Alexander Dugin
Darya Dugina è stata uccisa in un attentato vicino a Mosca, suo padre è una delle personalità più importanti dell'estrema destra russa
Le autorità russe hanno detto che sabato sera è stata uccisa in un attentato nella regione di Mosca la giornalista Darya Dugina, figlia di Alexander Dugin, ideologo di estrema destra le cui teorie sono state considerate da alcuni osservatori ispirazione per la politica estera del presidente Valdimir Putin.
L’ufficio investigativo di Mosca della Commissione Investigativa russa (una sorta di procura generale russa) ha confermato che sabato intorno alle 21.00 la Toyota Land Cruiser sulla quale viaggiava Dugina si è incendiata dopo l’esplosione di una bomba nei pressi della cittadina di Bolshiye Vyazemy, a circa 20 chilometri da Mosca, e ha aggiunto che la bomba era probabilmente stata messa sull’auto. Sulla morte di Dugina è stata aperta un’indagine per omicidio.
Alcuni conoscenti di Dugina e alcune persone vicine al padre, citati dalla stampa russa, dicono che Dugina stesse viaggiando su un’auto che apparteneva a suo padre e che i due stavano rientrando a Mosca dallo stesso posto, ma con auto diverse. Queste informazioni non hanno per ora nessuna conferma ufficiale. Zakhar Prilepin, un noto autore conservatore, ha scritto sul suo canale Telegram che sabato Dugina e suo padre erano a un festival culturale legato alla destra nazionalista russa, dove sabato Dugin aveva tenuto una lezione.
Darya Dugina, nata nel 1992 e laureata in filosofia, era una giornalista di discreta notorietà in Russia e negli ultimi mesi era stata una convinta sostenitrice dell’invasione russa in Ucraina (ricevendo anche sanzioni da Stati Uniti e Regno Unito per aver diffuso disinformazione sulla guerra). Alexander Dugin, suo padre, è invece una delle personalità più importanti dell’estrema destra ultra-nazionalista russa e spesso i giornali occidentali si sono riferiti a lui come “l’ideologo di Putin”, con riferimento alla presunta influenza dei suoi scritti sul presidente russo, anche se non si hanno prove di contatti diretti con Putin o con i suoi più stretti collaboratori.
Dugin, che nel 2015 era stato sanzionato dagli Stati Uniti per il suo presunto ruolo nell’invasione russa della Crimea, è a sua volta uno dei più noti sostenitori dell’invasione russa dell’Ucraina e da anni scrive della necessità che la Russia si affermi nel mondo in modo più deciso e aggressivo.
Sui media russi più vicini al governo si è diffusa rapidamente la teoria secondo cui l’assassinio di Dugina sia stato organizzato dall’Ucraina. Margarita Simonyan, direttrice del canale televisivo RT (finanziato dallo stato), ha chiesto che la Russia risponda alla morte di Dugina con attacchi contro i «centri di comando» ucraini, senza però offrire nessuna prova sulla responsabilità dell’Ucraina. Un portavoce del presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che «l’Ucraina non ha avuto niente a che fare con questo [l’assassinio di Dugina], perché non è uno stato criminale o terrorista come la Russia».