Perché le auto elettriche sono ancora così costose

C’entra la carenza delle materie prime ma anche la mancanza di interesse, sia delle aziende sia dei clienti, per i modelli più economici

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Auto Tesla esposte in un parcheggio a Corte Madera, in California, il 27 giugno 2022 (Justin Sullivan/Getty Images)
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Le auto elettriche sono descritte da diversi anni come il tipo di trasporto privato a motore più evoluto e sostenibile sul piano della riduzione delle emissioni inquinanti. Ed è largamente condivisa l’idea che una maggiore diffusione di queste auto al posto di quelle con motori a benzina o gasolio comporterebbe significativi benefici ambientali, anche tenendo conto delle emissioni indirette legate alla produzione delle batterie e dell’energia necessaria per ricaricarle.

Il mercato delle auto elettriche continua tuttavia a essere formato in larga parte da modelli molto costosi per la maggior parte della popolazione, per ragioni che riguardano il costo della tecnologia ma anche altri fattori. Acquistare un’auto elettrica implica attualmente una spesa di almeno 35-40 mila euro per i modelli di fascia medio-alta, escludendo eventuali incentivi statali ed escludendo i modelli con minore autonomia.

A determinare i costi elevati contribuisce la carenza delle batterie, delle materie prime necessarie per costruirle, innanzitutto il litio, e di altri componenti essenziali come i semiconduttori.

Ma un’altra ragione è che la domanda di auto elettriche in molti paesi industrializzati è attualmente più presente tra i clienti con un maggiore potere di acquisto, cosa che di fatto riduce gli incentivi delle aziende automobilistiche a vendere modelli più economici. I consumatori a basso e medio reddito sono peraltro quelli che dispongono meno di spazi privati in cui parcheggiare la propria auto, e per i quali la carenza di colonnine pubbliche per la ricarica rappresenta un disincentivo all’acquisto di un’auto elettrica, più di quanto lo sia per chi ha invece la possibilità di ricaricare l’auto in garage.

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Tutti insieme questi fattori determinano una serie di «colli di bottiglia» che potrebbero durare ancora per anni, come ha scritto il giornalista statunitense Jack Ewing, che si occupa principalmente dell’industria automobilistica per il New York Times. Servirà costruire nuove fabbriche per la produzione di batterie e microchip, aprire nuove miniere per la raccolta delle materie prime e nuove raffinerie, e installare più stazioni di ricarica, prima che il settore delle auto elettriche si espanda in modo significativo anche per quanto riguarda la fascia più economica.

Ford Mustang Mach E

Una Ford Mach-E in ricarica in un parcheggio a Corte Madera, in California, il 27 giugno 2022 (Justin Sullivan/Getty Images)

In una certa misura, secondo Ewing, quanto sta succedendo per le auto elettriche non è troppo diverso da quello che è sempre successo nel settore automobilistico. Le aziende tendono cioè a introdurre nuove tecnologie sui modelli più costosi, dal servosterzo ai navigatori, per poi renderle progressivamente disponibili anche sui modelli più economici. Il problema, prosegue, è che in questo caso la diffusione delle auto elettriche è legata a un’urgenza di tipo diverso: quella di ridurre le emissioni, necessità legata a sua volta all’emergenza climatica.

Eppure non si è ancora verificata per le auto elettriche un’espansione significativa del mercato dei modelli economici, contrariamente a quanto previsto anni fa da diversi analisti anche in considerazione della maggiore convenienza sul piano dei consumi e della manutenzione. Negli Stati Uniti, secondo una stima della società di ricerca nel mercato automobilistico Kelley Blue Book, l’aumento dei prezzi delle materie prime ha anzi contribuito a far salire il prezzo medio di listino delle auto elettriche del 13,7 per cento rispetto a un anno fa.

La domanda è intanto aumentata al punto che diverse aziende automobilistiche hanno già annunciato di aver esaurito le vendite di alcuni modelli previste per il 2022. E altre continuano a informare i propri clienti che i tempi di attesa potrebbero essere molto lunghi. Per esempio, la consegna attualmente stimata in Italia per una Tesla Y – un’auto da 66 mila euro per il modello base – è attualmente tra dicembre 2022 e febbraio 2023.

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Un simile incremento delle richieste di modelli anche molto costosi, ha scritto Ewing, fornisce alle aziende automobilistiche poche ragioni di rivolgersi a una clientela con limiti di budget. Quelle con una maggiore attenzione a questo tipo di clientela, come Toyota e Honda, negli Stati Uniti non vendono un numero significativo di auto elettriche (ibride escluse). E le condizioni poste per ottenere gli sgravi fiscali previsti dall’“Inflation Reduction Act”, un imponente programma di finanziamenti statali per contrastare il riscaldamento globale, dovrebbero sul lungo termine favorire aziende automobilistiche che, come Tesla e General Motors, sono a buon punto per riorganizzare entro il 2028 le proprie catene di approvvigionamento all’interno degli Stati Uniti, come richiesto dal programma.

«La tendenza generale al momento è che nessuno è interessato ai prezzi bassi», ha detto al New York Times Axel Schmidt, responsabile mondiale della divisione automobilistica della società di consulenza Accenture. Né le aziende automobilistiche hanno interesse a offrire sconti, considerato che «la domanda è superiore all’offerta».

auto tesla germania

Auto Tesla parcheggiate presso la fabbrica di Grünheide, vicino a Berlino, il 18 marzo 2022 (AP Photo/Michael Sohn)

L’offerta scarseggia anche nel mercato dell’usato, per cui sono previsti altri sgravi fiscali secondo l’“Inflation Reduction Act”, che in generale pone tra i vari vincoli per accedere ai finanziamenti per le auto elettriche un limite di spesa di 55 mila dollari per le berline, 80 mila per pickup, furgoni e SUV, e 25 mila dollari per l’usato. La richiesta al momento è però così elevata che modelli popolari come Tesla Y e Ford Mach-E, ha scritto il New York Times, sono in alcuni casi venduti nell’usato a un prezzo superiore di migliaia di dollari rispetto al nuovo. E meno del 20 per cento delle auto elettriche usate rispetta il limite di spesa previsto per ottenere gli sgravi.

Un fattore che i produttori di auto elettriche considerano fondamentale nell’ottica della riduzione dei costi è lo sviluppo di nuove batterie più efficienti e più piccole. Questo permetterebbe non soltanto di migliorare in generale l’autonomia delle macchine ma anche di alleggerirle, riducendo di conseguenza i costi dell’impianto frenante, dei sistemi di raffreddamento e dei tanti altri componenti che potrebbero a quel punto essere progettati per auto più leggere.

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Un’altra ragione che ha finora limitato lo sviluppo e le vendite dei modelli più economici di auto elettriche, conclude il New York Times, è data infine dalle specificità dei mercati dei diversi paesi in cui i produttori vendono le auto.

La Hong Guang Mini EV, una mini auto prodotta dalle aziende cinesi Wuling e SAIC (Shanghai Automotive Industry Corporation) in collaborazione con General Motors, costa circa 4 mila euro e vende in Cina molto più delle Tesla, per esempio. Ma la maggior parte della clientela statunitense difficilmente sarebbe disposta ad acquistare un’auto con una velocità massima di 100 chilometri orari e un’autonomia di circa 160 chilometri, e al momento niente indica che la Hong Guang Mini EV possa in futuro essere importata negli Stati Uniti.