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  • Sabato 20 agosto 2022

Una tecnologia dell’antica Persia per raffreddare Siviglia

I qanat venivano utilizzati per trasportare l'acqua, una loro evoluzione contribuirà ad abbassare le temperature in modo sostenibile

Una via di Siviglia: le temperature estive raggiungono spesso i 40 gradi (Photo by Marcelo del Pozo/Getty Images)
Una via di Siviglia: le temperature estive raggiungono spesso i 40 gradi (Photo by Marcelo del Pozo/Getty Images)
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Siviglia, capitale della regione dell’Andalusia, nel sud della Spagna, è una delle città più calde d’Europa, con temperature che in estate raggiungono con frequenza i 40 gradi. Le autorità locali da tempo cercano soluzioni alle complicazioni causate da un ulteriore aumento delle temperature per il riscaldamento globale. Fra queste c’è il recupero dei qanat, una tecnologia sviluppata nell’antica Persia oltre 1000 anni fa e che poi si è diffusa in altri paesi caratterizzati da un clima particolarmente secco.

I qanat persiani erano una serie di cunicoli verticali simili a pozzi, collegati da un canale sotterraneo in lieve pendenza. Il canale partiva abitualmente da una falda acquifera e permetteva di trasportare l’acqua a grandi distanze, sfruttando la forza di gravità, senza perderne una gran parte per l’evaporazione.

Questo principio è stato ripreso ed attualizzato dagli ingegneri che hanno sviluppato il progetto CartujaQanat di Siviglia: lo scopo non è più trasportare l’acqua, ma usarla per raffreddare una ampia porzione di un quartiere e forse, in futuro, della città. Il canale sotterraneo trasporterà acqua fredda, un sistema di feritoie verticali consentiranno all’aria fresca di arrivare in superficie, creando delle zone raffreddate in modo naturale.

Il progetto del comune di Siviglia, da cinque milioni di euro e finanziato per quattro dall’Unione Europea, riprende e migliora un esperimento già testato a Siviglia per l’Expo del 1992. Rispetto ad allora, quando l’acqua era pompata e in parte raffreddata usando combustibili fossili, ora l’intero processo sarà alimentato da fonti rinnovabili. L’area su cui verrà realizzato sarà la stessa, rimasta poco utilizzata dopo la fine dell’Esposizione e ora destinata a diventare non solo un centro di aggregazione ma anche sede di alcune imprese.

Questa parte dell’isola della Cartuja, la fetta di terra compresa tra il fiume Guadalquivir e il canale della Cartuja, sarà rinnovata non solo con i nuovi qanat, ma anche con coperture per l’anfiteatro, protezioni dal sole, un sistema di acqua vaporizzata, nuovi alberi e un interramento di due metri della piazza centrale, per proteggerla dalle correnti di aria calda. Secondo il progetto tutte queste misure porteranno a una riduzione delle temperature di 10 gradi e funzioneranno fino ai 41 gradi “esterni”.

I lavori per il progetto dovrebbero chiudersi entro ottobre e i nuovi qanat saranno testati anche in una delle vie principali della città, avenida de la Cruz Roja, con “isole di sollievo” dal caldo. Per ora è una soluzione limitata a un paio di zone definite della città, e non può risolvere da sola i problemi climatici di Siviglia. Ma se i risultati saranno quelli promessi e i costi saranno sostenibili, l’amministrazione ha espresso l’intenzione di estendere in futuro la rete di moderni qanat anche in altre aree.

Di pari passo il Comune procede con un’altra serie di misure volte a ridurre le temperature, fra cui l’installazione di fontane pubbliche, la copertura di vie e piazze con tende solari, l’aumento del numero degli alberi (ne saranno piantati 5.000 l’anno) e l’uso di materiali per la costruzione in grado di riflettere i raggi solari.