Il presidente di Vanuatu ha sciolto il parlamento per evitare che sfiduciasse il primo ministro
Il presidente della Repubblica di Vanuatu, stato insulare dell’oceano Pacifico meridionale, ha sciolto giovedì con effetto immediato il parlamento del paese per evitare che si tenesse un voto di sfiducia nei confronti del primo ministro Bob Loughman. Le opposizioni, guidate da Ralph Regenvanu, avevano raccolto l’adesione di un pezzo della maggioranza di governo per far cadere Loughman. Ora hanno annunciato un ricorso legale contro lo scioglimento del parlamento, che dovrebbe portare a nuove elezioni entro 30-60 giorni. Senza l’intervento del presidente Nikenike Vurobaravu la legislatura sarebbe terminata solo nel 2024.
Lo scorso giugno il primo ministro Loughman aveva tentato di far passare alcune riforme costituzionali, fra cui l’estensione della durata del parlamento da 4 a 5 anni, l’aumento del numero dei ministri da 13 a 17, una limitazione della durata del mandato dei vertici della magistratura. La riforma non è passata e ha creato una spaccatura nella sua maggioranza.
Vanuatu è un arcipelago di 83 fra isole e atolli, con una popolazione di 277.000 abitanti: la sua economia dipende al 40 per cento dal turismo ed è stata fortemente colpita negli ultimi anni dalla pandemia e dal passaggio del ciclone Harold del 2020. Negli ultimi tempi come altri paesi del Pacifico è finita al centro di crescenti tensioni fra gli Stati Uniti e la Cina, per i tentativi di quest’ultima di aumentare la sua influenza nell’area a livello economico e politico.
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