La controffensiva ucraina a Kherson va a rilento
Nonostante alcuni attacchi mirati riusciti, gli ucraini avanzano con difficoltà, per la scarsità di artiglieria e soldati addestrati
A fine luglio l’esercito ucraino ha iniziato una controffensiva per riprendere Kherson, la città nel sud dell’Ucraina conquistata dai russi a inizio invasione e attualmente una delle principali in loro controllo. Sul campo, i russi avevano spostato soldati e fortificato postazioni in vista di questa controffensiva, che se riuscita avrebbe potuto garantire all’Ucraina un grosso successo militare e contribuire a mettere in sicurezza l’accesso del paese al mar Nero.
Dopo più di due settimane, però, sembra che i combattimenti stiano incontrando una certa difficoltà: gli ucraini procedono molto lentamente, con attacchi mirati ma senza significativi avanzamenti sul campo, probabilmente a causa della mancanza di artiglieria e di soldati addestrati in quantità sufficiente.
Kherson è importante soprattutto per la sua posizione: permette di accedere alla città portuale Odessa, obiettivo russo dall’inizio della guerra, e da lì al mar Nero. La regione in cui si trova contiene inoltre acquedotti e canali che trasportano acqua verso la penisola ucraina della Crimea, controllata dai russi.
Kherson fu conquistata nei primi giorni dell’invasione, e al suo interno i russi stanno compiendo violenze, intimidazioni e tentativi di assimilazione forzata della cultura ucraina: la sua liberazione è dall’inizio della guerra uno dei principali obiettivi ucraini.
Nelle ultime due settimane, la controffensiva che le forze ucraine avevano avviato a fine luglio ha permesso di ottenere qualche successo sul campo. Grazie ai lanciarazzi HIMARS inviati all’Ucraina dagli Stati Uniti a fine giugno, con cui si possono compiere attacchi più precisi e a distanze maggiori, le forze ucraine hanno distrutto depositi di munizioni e centri di comando dei russi nella regione.
Gli ucraini hanno anche distrutto i tre ponti sul fiume Dnipro che permettono alle migliaia di soldati russi presenti nell’area di rifornirsi con armi e rinforzi che hanno più a est, nel Donbass. Questi ponti sono ora «inutilizzabili», ha detto a Politico una portavoce dell’esercito ucraino: tutto questo ostacola in modo piuttosto significativo la capacità dei russi di trasportare altri soldati o altre armi e mezzi pesanti a Kherson. Nei dintorni della città, poi, l’esercito ucraino ha detto di aver liberato una serie di piccoli centri.
Nei pressi di Kherson, però, non c’è stato nessun significativo avanzamento sul campo. Sembra che l’esercito ucraino non proceda granché, e che nonostante gli attacchi mirati non riesca a guadagnare terreno. Diverse ricostruzioni di questi giorni hanno parlato soprattutto di soldati ucraini rifugiati prevalentemente in trincee, al riparo da possibili bombardamenti dell’esercito russo, che ha ancora un grosso vantaggio in termini di artiglieria pesante e di veicoli corazzati.
Secondo vari analisti, per le forze ucraine sarebbe estremamente complicato procedere e tentare di guadagnare terreno senza subire enormi perdite. Al New York Times, Phillips P. O’Brien, professore di studi strategici all’Università di St. Andrews, in Scozia, ha detto: «A meno che non si abbia il controllo totale dei cieli e la capacità di sgombrare l’area di fronte alle proprie truppe, chi avanza rischia davvero di essere divorato».
Alcune dichiarazioni fatte da funzionari dell’esercito ucraino fanno capire come gli ucraini siano a loro volta consapevoli della difficoltà che comporta mettere in atto una controffensiva di successo. In un’intervista al sito RBK-Ucraina, Dmytro Marchenko, il comandante delle forze ucraine nella regione, ha detto: «Voglio dire alla gente di Kherson di essere un po’ paziente». «Non ci siamo dimenticati di loro», ha aggiunto, «ma devono aspettare ancora un po’».
Man mano che il tempo passa, però, riconquistare Kherson potrebbe diventare più complicato. Konrad Muzyka, esperto del Rochan Consulting, un’azienda di consulenza in ambito di difesa, ha detto all’Economist che a fine luglio, all’inizio della controffensiva ucraina, nella regione di Kherson, c’erano circa 13 gruppi tattici di battaglioni russi (ognuno dei quali ha diverse centinaia di soldati): oggi, ha detto Muzyka, sembra che ce ne siano tra i 25 e i 30, più del doppio.
Secondo diversi analisti, per attuare una controffensiva che sia sufficientemente rapida e di successo l’esercito ucraino avrebbe bisogno di più armi pesanti. Altri analisti, come Jack Watling del centro studi britannico Royal United Services Institute, sentito sempre dall’Economist, ritengono che l’Ucraina abbia bisogno soprattutto di più soldati ben addestrati, dato che quelli più esperti, che hanno combattuto finora, sono esausti. Il problema, dice Watling, è che addestrare un numero sufficiente di soldati per una controffensiva richiede tempo. E un’avanzata troppo lenta o logorante potrebbe finire per abbattere anche il morale delle forze ucraine impegnate nella regione.
Secondo altri analisti, comunque, la situazione di stallo non potrà continuare a lungo nemmeno per la Russia: Michael Kofman, che si occupa di Russia al CNA, un istituto di ricerca in Virginia, ritiene per esempio che la posizione dei russi a Kherson sia «la meno difendibile» tra quelle dei territori conquistati, soprattutto adesso che la distruzione dei ponti sul Dnipro ostacola in modo molto significativo l’arrivo di armi e rinforzi.