Ci sono state nuove esplosioni in un’altra base militare russa in Crimea
Martedì mattina c’è stata una serie di esplosioni in un deposito di armi russo a Maiske, nel nord della penisola ucraina di Crimea, quella invasa e annessa dalla Russia nel 2014. Non è ancora chiaro quali danni abbiano causato le esplosioni e se ci siano stati morti: per ora pare che ci siano almeno due feriti. Inizialmente la Russia aveva detto che a causare le esplosioni era stato un incendio, ma nel pomeriggio di martedì il ministero della Difesa ha cambiato versione e parlato di «un sabotaggio». L’Ucraina ha invece fatto intendere di aver compiuto un attacco mirato, pur non rivendicandolo apertamente. La settimana scorsa c’erano state altre esplosioni in una base aerea russa di Saki, sempre in Crimea: anche in quel caso la Russia aveva detto che la causa era stata un incendio.
Martedì il ministero della Difesa russo ha detto che le esplosioni si sono verificate intorno alle 6 e un quarto di mattina. Anche in questo caso, come con le esplosioni nella base di Saki, ci sono discrepanze tra quanto sostenuto dal governo centrale russo e le autorità locali: il ministero della Difesa russo ha minimizzato l’accaduto, sostenendo che non ci siano danni né feriti, ma Sergei Aksyonov, governatore russo della Crimea, ha parlato di due feriti e circa 2mila persone evacuate. Sembra che le esplosioni abbiano causato danni anche ad alcune linee ferroviarie nelle vicinanze.
Commentando l’accaduto, un consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky lo ha descritto come un’azione di «demilitarizzazione», suggerendo quindi l’ipotesi di un attacco ucraino. Maiske si trova a meno di 200 chilometri dal confine con la regione di Kherson, nel sud dell’Ucraina, dove al momento le forze ucraine sono impegnate in una controffensiva. Al momento, comunque, non ci sono conferme indipendenti né prove per stabilire con certezza cosa sia successo.