Chi sta bombardando la centrale nucleare di Zaporizhzhia?
Capire cosa succede è complicato, ma una ricostruzione del Wall Street Journal sostiene che a bombardare siano i russi
Negli ultimi dieci giorni le zone circostanti alla centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, sono state colpite da bombardamenti d’artiglieria che hanno messo a rischio le infrastrutture della centrale, e fatto temere perfino un incidente atomico: negli scorso giorni l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha definito la centrale «completamente fuori controllo», e vari paesi del mondo hanno chiesto la sua demilitarizzazione.
I bombardamenti attorno alla centrale sono cominciati il 5 agosto e sono proseguiti nei giorni successivi, ma non è tuttora chiaro chi ne sia responsabile: Russia e Ucraina si accusano a vicenda, e benché la centrale sia controllata dall’esercito russo si trova così vicino alla linea del fronte che è piuttosto difficile fare ricostruzioni affidabili. Il Wall Street Journal ci ha provato, usando varie fonti, e ha concluso che il bombardamento attorno alla centrale sia responsabilità dei russi, che starebbero colpendo alcune infrastrutture nella zona con l’obiettivo di distaccare Zaporizhzhia dalla rete elettrica ucraina.
La ricostruzione del Wall Street Journal va presa con un po’ di cautela, perché i due giornalisti autori dell’articolo hanno sentito quasi esclusivamente fonti ucraine, mentre quelle russe si sono limitate a negare tutto, senza fornire dettagli o spiegazioni. Ma hanno anche consultato esperti esterni, avuto modo di contattare il personale della centrale (che è composto da ucraini tenuti di fatto in ostaggio dai russi), visto fotografie inedite e immagini satellitari, ottenendo un buon numero di conferme per ritenere questa ricostruzione piuttosto credibile.
La centrale di Zaporizhzhia, nel sud del paese, è la più grande d’Europa e la nona più grande al mondo, e prima dell’invasione russa produceva un quinto circa dell’energia elettrica dell’Ucraina. I russi la conquistarono all’inizio dell’invasione, nei primi giorni di marzo, dopo un attacco breve ma violento, durante il quale bombardarono alcuni edifici periferici della centrale provocando grosse proteste a livello internazionale per il rischio di un incidente nucleare.
I soldati russi occuparono la centrale ma costrinsero il personale ucraino a rimanere in attività, per garantirne il funzionamento. La centrale ha continuato a produrre energia, che tuttora viene inviata anche nelle zone ucraine non occupate dai russi. L’esercito russo è costretto a immettere l’energia nella rete dell’Ucraina perché non ci sono infrastrutture che separino le reti, e perché chiudere la centrale sarebbe complicato e pericoloso, e renderebbe difficilissimo riaprirla in seguito.
Per mesi la situazione nella centrale occupata è stata relativamente calma, nonostante la vicinanza al fronte di combattimento, ma il 5 agosto, nel primo pomeriggio, c’è stato il primo bombardamento di artiglieria, che ha colpito un’infrastruttura di collegamento con la rete elettrica ucraina. Il bombardamento non è avvenuto dentro alla centrale, ma in quella che viene definita la “zona grigia”, cioè il territorio non controllato da nessuno che divide le postazioni russe da quelle ucraine lungo il fronte. La centrale però è vicinissima a quella zona, e i bombardamenti costituiscono comunque un rischio.
I lavoratori ucraini della centrale, contattati dal Wall Street Journal, hanno detto che quel bombardamento era stato molto strano perché poco prima che iniziasse, alle 2:40 del pomeriggio, il personale russo aveva evacuato l’area della centrale, per poi tornare poco dopo la fine. Durante il bombardamento, poi, i soldati russi si erano comportati in maniera stranamente tranquilla, quando invece di solito «se c’è anche soltanto un drone ucraino che vola sopra la centrale, i russi corrono via nel panico», ha detto uno dei lavoratori della centrale.
Dopo quel primo bombardamento il 5 agosto sono stati lanciati attorno alla centrale più di 10 missili. Secondo le autorità ucraine, sono stati tutti lanciati dall’esercito russo, con l’obiettivo di distruggere le infrastrutture che collegano la centrale alla rete elettrica ucraina. Le autorità russe, al contrario, accusano l’Ucraina dei bombardamenti.
Ci sono tuttavia alcune possibili conferme della ricostruzione degli ucraini. I bombardamenti hanno più o meno tutti colpito infrastrutture legate alla trasmissione dell’energia, tra cui le centraline, i tralicci e un edificio che ospita alloggi per il personale ucraino. Vari esperti hanno confermato che questi bombardamenti sembrano fatti apposta per danneggiare le infrastrutture che portano l’energia elettrica in Ucraina: «Questi attacchi […] sono organizzati molto attentamente per danneggiare e non distruggere», ha detto uno di loro al Wall Street Journal.
Ci sono anche altri indizi: sia il Wall Street Journal sia altre organizzazioni, come il centro studi Institute for the Study of War, negli scorsi giorni hanno confermato indipendentemente immagini che mostrano cannoni d’artiglieria nelle vicinanze della centrale. Inoltre alcune immagini dei resti dei bombardamenti, sia satellitari sia scattate dal personale della centrale, sembrano mostrare che siano stati usati missili Smerch, in dotazione soltanto ai russi. Nessuno di questi elementi è ovviamente definitivo (anche perché le autorità russe hanno pubblicato foto di resti di missili che sembrano incolpare l’Ucraina), ma messi assieme forniscono una ricostruzione abbastanza solida.
I russi hanno tentato di scollegare la centrale di Zaporizhzhia dalla rete ucraina fin dai primi tempi dell’occupazione, e non ne hanno mai fatto mistero: i lavoratori della centrale ne parlano da mesi, e a questa possibilità hanno accennato anche vari politici e membri del governo russo. L’idea sarebbe di usare i bombardamenti per distruggere le infrastrutture di collegamento (e incolpare gli ucraini) e nel frattempo cominciare a costruire le infrastrutture per collegare la centrale alla rete russa.
Zaporizhzhia fornisce circa un quinto dell’energia elettrica di tutta l’Ucraina, e perderla sarebbe un problema enorme per il paese. Tra le altre cose, il distacco dalla centrale potrebbe rendere l’Ucraina dipendente dall’Unione Europea per l’energia elettrica, con la conseguenza di peggiorare ulteriormente le condizioni del mercato energetico europeo, dove i prezzi dell’energia sono già altissimi.