Aung San Suu Kyi è stata condannata ad altri sei anni di prigione per corruzione
Lunedì un tribunale del Myanmar ha condannato ad altri sei anni di prigione Aung San Suu Kyi, la leader politica birmana agli arresti domiciliari dal colpo di stato del febbraio 2021. Il nuovo processo è stato condotto a porte chiuse, senza che i giornalisti potessero assistere alle udienze e con un ordine che impediva agli avvocati di Suu Kyi di parlare pubblicamente del processo.
La condanna riguarda le accuse rivolte a Suu Kyi di aver abusato della sua posizione nel governo del Myanmar per affittare terreni pubblici a canoni inferiori a quelli di mercato e per aver costruito una residenza privata con fondi raccolti per scopi caritatevoli. Dal colpo di stato del 2021, l’esercito birmano ha instaurato una dittatura militare, limitato moltissime libertà e preso il controllo del sistema giudiziario. Suu Kyi ha ricevuto diverse condanne, considerate ingiustificate e politicamente motivate.
A gennaio Suu Kyi era stata condannata a quattro anni per tre accuse – la violazione delle restrizioni alle importazioni (importando illegalmente dei walkie-talkie), la violazione della legge sulle telecomunicazioni (utilizzando i walkie-talkie senza licenza) e la violazione delle restrizioni per il coronavirus – e un mese prima era stata condannata ad altri quattro anni, due per sedizione e due sempre per aver violato le restrizioni per il coronavirus, durante la campagna elettorale. Lo scorso aprile, Suu Kyi era poi stata condannata ad altri cinque anni di carcere con l’accusa di aver accettato una tangente dell’equivalente di oltre 500mila euro dall’ex governatore della regione di Yangon.