Il Kenya aspetta ancora di sapere chi sarà il suo presidente
Si è votato martedì ma lo spoglio va per le lunghe: la sfida è tra il leader dell'opposizione Raila Odinga e il vicepresidente William Ruto
Secondo i risultati parziali delle elezioni generali in Kenya, paese dell’Africa orientale di circa 54 milioni di abitanti, al momento i principali candidati per ottenere il ruolo di presidente del paese sono Raila Odinga, ex primo ministro e storico leader dell’opposizione, e William Ruto, l’attuale vicepresidente. A quasi una settimana dal voto delle elezioni presidenziali e parlamentari, che si è tenuto martedì, gli scrutini stanno andando per le lunghe e per ora sono state scrutinate e verificate poco meno della metà delle schede. Ruto e Odinga comunque sono vicinissimi.
Finora la commissione elettorale del Kenya ha verificato ufficialmente i risultati di 141 circoscrizioni su 292, per un totale di circa 14 milioni di voti raccolti (l’affluenza è stata del 65 per cento). In base alle schede scrutinate, attualmente Ruto è in leggero vantaggio, con il 51 per cento delle preferenze, mentre Odinga ha per ora circa il 48 per cento delle preferenze. I risultati decideranno anche i 67 seggi del Senato e i 349 dell’Assemblea Nazionale, cioè la camera bassa del parlamento, oltre ai membri delle 47 suddivisioni amministrative del paese.
Ruto ha 55 anni, è stato ministro dell’Agricoltura ed è vicepresidente del Kenya dal 2013. Come l’attuale presidente Uhuru Kenyatta, che sta per concludere il suo secondo mandato dopo la rielezione del 2017, Ruto era stato incriminato dal Tribunale Penale Internazionale dell’Aia in relazione ai disordini scaturiti nel paese dopo le elezioni presidenziali del 2007, ma successivamente le accuse a loro carico furono ritirate. Tra le altre cose, Ruto propone di garantire a tutti i cittadini un’assicurazione medica e di aumentare il sostegno alle aziende di medie e grandi dimensioni.
Odinga ha 77 anni, e tra il 2008 e il 2013 era stato primo ministro nel governo democratico di unità nazionale nominato per fare fronte alle violenze emerse dopo le elezioni del 2007. Si era candidato alla presidenza altre quattro volte, ma sempre senza successo. Tra i suoi obiettivi indicati in campagna elettorale ci sono varie misure sociali, come quella per migliorare l’accesso al sistema sanitario nazionale, e quello di incentivare la crescita economica del paese attraverso investimenti dedicati ai piccoli imprenditori. Anziché appoggiare Ruto, il proprio vicepresidente, Kenyatta ha espresso il proprio sostegno a Odinga.
Per vincere al primo turno un candidato deve ottenere almeno il 50 per cento dei voti, e almeno il 25 per cento dei voti in 24 delle 47 contee. Se nessun candidato otterrà i voti necessari, i due più votati andranno al ballottaggio, che si dovrà tenere entro il prossimo 8 settembre. Gli altri due candidati, l’avvocato 65enne David Mwaure Waihiga e George Wajackoyah, noto in Kenya per alcune proposte piuttosto bizzarre, hanno raccolto meno dell’1 per cento dei voti. La commissione elettorale ha tempo fino al 16 agosto per annunciare i risultati.
Il presidente della commissione elettorale nazionale ha ammesso che ci sono stati grandi ritardi nel processo di scrutinio, che è stato fermato in varie occasioni per la richiesta di verifiche e per le lamentele da parte dei sostenitori dei due principali candidati. Sabato sera alcuni sostenitori di Odinga hanno fatto irruzione in una zona riservata in cui erano in corso gli scrutini, accusando gli scrutatori di brogli; a loro volta, i sostenitori di Ruto hanno accusato il partito di Odinga di ostacolare le operazioni di conteggio.
In Kenya, comunque, le elezioni sono state spesso caratterizzate da confusione, accuse di brogli ed enormi violenze.
I tumulti più gravi si verificarono all’inizio del 2008, quando i due principali candidati, Mwai Kibaki e Odinga, si scambiarono reciproche accuse di brogli nelle elezioni dell’anno precedente, scatenando scontri che provocarono più di 1.300 morti e centinaia di migliaia di sfollati. La situazione si distese quando i due firmarono un accordo per la condivisione del potere, con Kibaki presidente e Odinga primo ministro, una carica fino a quel momento inesistente.
Dieci anni più tardi, la Corte suprema del paese annullò il risultato delle elezioni presidenziali che si tennero nell’agosto del 2017, parlando di brogli e irregolarità. Le elezioni erano state vinte da Kenyatta con il 54 per cento dei voti, ma la loro regolarità era stata contestata proprio da Odinga, il suo principale sfidante, che aveva fatto ricorso alla Corte suprema.