La Turchia sta vendendo la cittadinanza a molti russi
In cambio di un investimento immobiliare: alcuni aggirano le sanzioni, altri scappano dal regime
Da quando le sanzioni internazionali per l’invasione dell’Ucraina sono entrate in vigore, la Turchia, che non le applica, è diventata una delle destinazioni privilegiate dei cittadini russi. Lo è stata sin dai primi giorni per gli oligarchi, che hanno trasferito nei porti turchi un buon numero di yacht (per un valore stimato di 1,1 miliardi di dollari) e lo è diventata per quel che riguarda il turismo, con le città costiere affacciate sul mar Nero e soprattutto sul mar Mediterraneo che hanno sostituito note mete francesi, spagnole e italiane.
Negli ultimi mesi la Turchia è diventata per i russi anche una via semplice e tutto sommato non eccessivamente costosa per acquisire una seconda nazionalità. Per una parte di chi ne fa richiesta ottenere la cittadinanza turca è un espediente per aggirare le sanzioni, per altri le città turche sono una destinazione definitiva dove trasferirsi, in risposta a una crescente repressione del dissenso in Russia o di fronte ai timori che il governo possa ordinare la coscrizione obbligatoria nell’esercito viste le difficoltà nella guerra in Ucraina.
La Turchia ha dal 2018 un programma che permette di ottenere la cittadinanza in cambio di investimenti: fra il 2018 e il 2021 è stata molto popolare soprattutto nei paesi del Medio Oriente e quasi ventimila stranieri, provenienti per lo più da Iran e Iraq, oltre che dall’Afghanistan, hanno usufruito della possibilità di diventare cittadini turchi in cambio di un investimento immobiliare in Turchia di almeno 250.000 dollari. Da giugno il governo turco ha aumentato la cifra minima che è necessario investire in immobili a 400.000 dollari. L’alternativa, rimasta immutata, è di depositarne 500.000 in una banca turca o investirli in alcuni strumenti finanziari legati al governo turco.
Da febbraio a giugno il programma ha visto un forte aumento di adesioni dalla Russia: i dati dell’agenzia statistica della Turchia mostrano che in questi cinque mesi 4.900 russi hanno acquistato case in Turchia, preferendo le città di Ankara, Antalya e Istanbul. Un avvocato specializzato nei processi di immigrazione attraverso investimenti ha detto a Middle East Eye che la quota di case acquistate dai russi è «passata dall’1 per cento del 2021 al 60 per cento attuale».
Circa la metà sarebbero operazioni legate all’ottenimento della cittadinanza, mentre l’altra metà riguarderebbe un reale trasferimento di residenza da parte di cittadini russi. Non sono più investimenti unicamente prerogativa delle classi alte, ma anche di quelle medie, che cercano un modo per salvaguardare i propri risparmi. I blocchi dei conti correnti russi possono essere aggirati: «Usare le criptovalute è il modo più immediato e più comune», ha detto una operatrice del settore all’emittente americana Voice of America.
La Turchia è fra le destinazioni preferite per un trasferimento definitivo non solo perché mantiene relazioni economiche e voli regolari con la Russia, ma anche per la relativa vicinanza, per la presenza di una storica comunità di espatriati russi e per una consuetudine a sceglierla come meta turistica.
Il governo turco non è l’unico a garantire la cittadinanza a investitori stranieri: alcuni paesi come la Repubblica Dominicana, Santa Lucia e Antigua e Barbuda prevedono una cittadinanza completa in cambio di una donazione di 100.000 dollari. Ne servono circa 60mila in più per la Moldavia, mentre si arriva a oltre 250.000 in Cambogia. Tutti questi paesi prevedono formule “scontate” per coppie e famiglie, o vie alternative con investimenti più cospicui ma non a fondo perduto. Sistemi simili a quello in vigore in Turchia esistono in Grecia, Bulgaria e Andorra, mentre il Portogallo fornisce tutta una serie di opzioni di investimento, mediamente più care.
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Tutti i paesi europei hanno però sospeso i programmi per i cittadini russi dopo l’invasione: Cipro ha anche revocato i passaporti di otto oligarchi russi inseriti nelle liste degli uomini vicini al governo di Mosca. L’Italia dal 2017 prevede un visto di durata biennale per investitori provenienti da paesi extra-Unione Europea.