Seul vuole vietare i suoi tipici seminterrati
Nella recente alluvione sono morte anche persone che abitavano in una banjiha, il tipo di alloggio popolare del film "Parasite"
Il governo metropolitano di Seul, la capitale della Corea del Sud, ha annunciato di voler vietare la costruzione di nuovi appartamenti seminterrati, un tipo di alloggio popolare molto diffuso e reso famoso a livello internazionale da Parasite, il film del regista sudcoreano Bong Joon-ho, premio Oscar come migliore film nel 2020. Il motivo è che ci vivevano alcune delle persone morte nella grave alluvione che a inizio settimana ha colpito la città e alcune aree circostanti.
Le piogge che si sono abbattute tra lunedì e mercoledì sull’area metropolitana di Seul e in alcune zone della provincia di Gyeonggi (che circonda la capitale) sono state le precipitazioni più intense degli ultimi 115 anni nel paese. A oggi sono stati accertati almeno undici morti e otto persone risultano disperse. Le forti piogge e gli allagamenti hanno provocato danni a numerose abitazioni, edifici e mezzi di trasporto.
Due sorelle di circa 40 anni e una ragazzina di 13 che vivevano nel quartiere di Gwanak, nella parte meridionale della città, sono state trovate morte dopo essere rimaste intrappolate dall’acqua che era straripata da un tombino vicino al loro seminterrato. Anche una donna sulla cinquantina che viveva in uno di questi appartamenti con la madre nel quartiere di Dongjak, poco più a nord, è morta a causa di un allagamento. La polizia ha detto che inizialmente la donna era riuscita a lasciare il seminterrato assieme alla madre: è però annegata quando è ritornata per soccorrere il suo gatto.
In Corea del Sud questi seminterrati sono chiamati banjiha, un termine che indica appunto piccoli alloggi popolari che sono costruiti parzialmente sotto il livello della strada. Viverci non è propriamente agevole: sono abitazioni poco illuminate e con molta umidità, in cui spesso la ventilazione è assicurata solo dall’ingresso e da piccole finestre posizionate al livello della strada, all’altezza dei marciapiedi.
L’origine di questo tipo di appartamenti risale agli anni Settanta, quando il governo centrale impose l’obbligo per ciascuna nuova costruzione di essere dotata di una stanza sotterranea, che avrebbe dovuto servire come rifugio antiaereo in caso di eventuali attacchi da parte della Corea del Nord. Negli anni Ottanta, con la rapida industrializzazione del paese e la conseguente espansione della sua capitale, il governo ammorbidì le regole e permise che le stanze alla base dei nuovi palazzi emergessero parzialmente sopra il livello della strada: nacquero così le banjiha, case a buon mercato che attirarono soprattutto le persone con redditi molto bassi. Spesso comunque le stanze sotterranee che erano state costruite in precedenza avevano già cominciato a essere abitate da chi non poteva permettersi un normale appartamento.
Ancora oggi le banjiha sono abitate dalle persone delle fasce più povere della popolazione. In Parasite vivono proprio in uno di questi umidi seminterrati i Kim, una famiglia con genitori disoccupati e due figli che non studiano né hanno un lavoro fisso.
Secondo i dati forniti dal governo sudcoreano, nel 2020 in tutta la Corea del Sud esistevano circa 380mila alloggi di questo tipo, vale a dire il 5 per cento del totale delle abitazioni di tutto il paese. La quasi totalità delle banjiha, il 95 per cento, si trova a Seul oppure nell’area che circonda la capitale.
Nel 2010, a causa delle intense piogge che avevano interessato Seul, il governo locale aveva annunciato che avrebbe limitato i permessi di costruzione degli appartamenti seminterrati alle sole aree residenziali che non erano considerate a rischio di allagamento. Nel 2020, grazie al successo internazionale di Parasite, si era inoltre impegnato a offrire aiuti economici a 1.500 famiglie che ci vivevano.
Adesso, secondo le informazioni diffuse dall’agenzia di stampa Yonhap, l’amministrazione cittadina si consulterà con il governo centrale per rivedere le leggi attualmente in vigore con l’obiettivo di vietare l’utilizzo dei seminterrati e degli appartamenti sotterranei come abitazione. Allo stesso tempo, secondo le informazioni diffuse dalla stampa, il governo locale avrebbe intenzione di eliminarli gradualmente, dando ai proprietari delle banjiha fino a 20 anni per ristrutturare gli appartamenti e adibirli all’uso non residenziale, trasformandoli per esempio in magazzini o parcheggi. Prevederebbe anche contributi economici per aiutare le persone a trasferirsi altrove.
In un comunicato diffuso dai giornali sudcoreani, il sindaco di Seul, Oh Se-hoon, ha detto che gli appartamenti sotterranei e seminterrati sono strutture che «minacciano la sicurezza di chi ci abita» e che per questo andrebbero vietati. Secondo molti residenti però le cose non sarebbero così semplici: alcuni gruppi di cittadini hanno criticato la proposta, sostenendo che i provvedimenti ridurrebbero ancora di più la disponibilità di appartamenti a prezzi accessibili per le fasce più povere della popolazione.
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