Dopo due condanne per corruzione, il capo di Samsung è stato graziato
Il governo sudcoreano sostiene che ci sia bisogno del suo aiuto per superare la crisi economica
Il presidente della Corea del Sud Yoon Suk-yeol ha concesso la grazia a Lee Jae-yong, vicepresidente di Samsung Electronics e di fatto capo di Samsung Group. Lee, che ha 54 anni ed è l’erede di una delle società di tecnologia più grandi del mondo, era stato condannato per corruzione nel 2017 e nel 2021 nell’ambito del grosso scandalo che aveva coinvolto l’ex presidente sudcoreana Park Geun-hye e che aveva portato al suo successivo impeachment.
Lee è il figlio maggiore dell’ex presidente di Samsung, Lee Kun-hee, e secondo la classifica annuale di Forbes è il secondo uomo più ricco della Corea del Sud. Nel gennaio del 2021 era stato condannato a due anni e mezzo di carcere dalla Corte Suprema della Corea del Sud, con l’accusa di corruzione: nell’agosto del 2017 era già stato condannato a cinque anni di carcere sempre per corruzione e altri crimini, ma nel febbraio del 2018 con il ricorso in appello la pena era stata sospesa e lui scarcerato.
Il ministero della Giustizia sudcoreano ha motivato la grazia sostenendo che ci sia bisogno di lui per superare la «crisi economica nazionale» in corso nel paese.
Ma come ha sintetizzato BBC News, la grazia concessa a Lee rafforza l’idea, piuttosto diffusa in Corea del Sud, di una vicinanza eccessiva tra potere politico e grossi gruppi industriali del paese, e che i ricchi imprenditori a capo di grosse e potenti aziende «siano al di sopra della legge».
Lee aveva cominciato a occuparsi di buona parte della gestione di Samsung già negli anni precedenti alla morte del padre, avvenuta nell’ottobre del 2020. Nel 2017 era stato incriminato nell’ambito dello scandalo che aveva coinvolto l’allora presidente Park Geun-hye, in carica dal 2013: in particolare, era stato accusato di aver fatto consistenti donazioni alle fondazioni controllate da un’amica di Park con l’obiettivo di ottenere l’appoggio del governo per una fusione tra due aziende di Samsung, approvata nel 2015, che gli consentì di ampliare la propria area d’influenza all’interno del gruppo.
Lee si era sempre detto innocente: aveva sostenuto che le donazioni erano state fatte a sua insaputa, e comunque senza aspettative che l’amministrazione di Park ricambiasse in qualche modo. Dopo la sospensione della prima pena, la Corte Suprema aveva disposto comunque un nuovo processo, contestando la decisione della Corte d’appello di non giudicare le donazioni fatte da Lee come una forma di corruzione.
Nel frattempo, nel dicembre del 2016 era stato approvato l’impeachment di Park, che nell’aprile del 2018 fu condannata a 24 anni di carcere per abuso di potere e coercizione. Nel dicembre del 2021 l’allora presidente sudcoreano Moon Jae-in concesse la grazia a Park, motivando la propria decisione con la volontà di promuovere l’unità nazionale durante il momento critico della pandemia da coronavirus (Moon era un progressista, Park una conservatrice).
Come ha osservato Reuters la grazia concessa a Lee, che verrà formalizzata da Yoon lunedì, è più che altro simbolica: dopo circa 18 mesi di carcere gli era già stata concessa la libertà condizionale, e nei mesi scorsi Lee aveva cominciato di nuovo a farsi vedere durante eventi di grande rilievo, come la visita ad alcuni stabilimenti di Samsung in compagnia del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, a maggio.
Lee comunque continua a essere accusato anche di altri reati, come quello di frode contabile e di aver manipolato i prezzi delle azioni sul mercato in occasione della fusione del 2015; inoltre avrebbe anche preso decisioni aziendali in un periodo in cui non avrebbe potuto farlo per via della propria condanna. Secondo vari analisti, con la grazia potrà riprendere a condurre affari in maniera molto più libera. «Darò il mio contributo all’economia con continui investimenti e la creazione di posti di lavoro», ha fatto sapere Lee attraverso un comunicato diffuso da Samsung.