La Corea del Nord dice di aver sconfitto il coronavirus
È un «miracolo senza precedenti», ha detto Kim Jong-un
Mercoledì il dittatore nordcoreano Kim Jong-un, che per oltre due anni aveva negato la presenza della pandemia da coronavirus nel suo paese, ha annunciato in un discorso pubblico di averla «solennemente sconfitta». Kim Jong-un ha quindi ordinato il rilassamento delle restrizioni introdotte appena tre mesi fa, quando per la prima volta aveva ammesso l’esistenza del virus in Corea del Nord.
Da quando è iniziata la pandemia, le stime ufficiali della Corea del Nord dicono che nel paese si sono contagiate 4,8 milioni di persone e ne sono morte appena 74: un dato che Kim Jong-un ha definito un «miracolo senza precedenti» rispetto a tutti gli altri paesi del mondo.
Kim ha sostenuto che da quando il paese ha cominciato la sua campagna contro la diffusione della malattia, a maggio, «i casi quotidiani di febbre che erano diventati centinaia di migliaia durante i primi giorni del contagio si sono ridotti a meno di 90 mila nel giro di un mese e hanno continuato a scendere, e dal 29 luglio non è stato riportato un singolo caso di febbre sospettato di essere collegato al virus malvagio».
Kim ha aggiunto che «per un paese che deve ancora amministrare una singola dose di vaccino» il risultato raggiunto ottenuto contro la pandemia «sarà registrato nella storia mondiale della salute pubblica».
Il giorno dopo, giovedì, è intervenuta in un discorso pubblico anche la sorella del dittatore, Kim Yo-jong, che ha ammesso che anche il fratello aveva avuto la «febbre» durante la pandemia, ma ha dato la colpa alla Corea del Sud, sostenendo che il contagio fosse stato diffuso da alcuni volantini fatti volare oltre il confine tra le due Coree. Kim Yo-jong, che è una delle figure più importanti del regime nordcoreano, si riferiva ai palloncini aerostatici che gli attivisti sudcoreani fanno volare da anni oltre il confine, e che contengono volantini critici nei confronti del dittatore Kim Jong-un.
Non è la prima volta che la Corea del Nord dà la colpa del contagio ai palloncini degli attivisti (teoria che scienziati e medici epidemiologi considerano infondata): è solo una delle fantasiose spiegazioni date sulla pandemia dal regime di Kim Jong-un negli ultimi tre mesi, cioè il brevissimo lasso di tempo in cui il dittatore ha riconosciuto la presenza del virus nel paese.
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