Con poca acqua nei fiumi molte merci in Europa non si spostano
La siccità ha abbassato drasticamente il livello del Danubio e del Reno, e in certi tratti le chiatte non passano più
Il prolungato periodo di siccità che negli ultimi mesi ha interessato diversi paesi europei ha già provocato enormi disagi all’agricoltura, ma i livelli eccezionalmente bassi di acqua che sono stati registrati in queste settimane nella gran parte dei principali fiumi europei stanno facendo aumentare le preoccupazioni per un altro settore, quello del trasporto fluviale delle merci, soprattutto sul Reno e sul Danubio.
Secondo un calcolo effettuato da Bloomberg sulla base di dati forniti da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, i fiumi e i canali che attraversano i paesi europei permettono di trasportare ogni anno l’equivalente di una tonnellata di merci per ciascun residente dell’Unione Europea, contribuendo per circa 80 miliardi di euro all’economia continentale.
Adesso però la situazione di molti fiumi è critica. A causa della siccità e del grande caldo si sono abbassate in maniera significativa le acque del Danubio, che attraversa la Baviera, l’Austria e vari paesi dell’Europa orientale, sfociando poi nel mar Nero. Il livello dell’acqua del Reno, che è importantissimo per il commercio in Svizzera, Germania, Francia e Paesi Bassi, ha superato il record minimo di profondità del 2018, quando una grave secca aveva causato grossi danni all’economia tedesca.
In certi punti le acque dei due fiumi sono così basse da rendere molto complicata la navigazione, col risultato che numerose navi e chiatte destinate al trasporto delle merci sono bloccate, o comunque il loro transito è notevolmente rallentato. Per fare un esempio, in un tratto del fiume Reno a ovest di Francoforte che è piuttosto stretto e poco profondo, e pertanto già normalmente piuttosto difficile da navigare, lo scorso 7 agosto il livello delle acque è sceso a 49 centimetri: 40 centimetri è il livello a cui si ritiene che il trasporto fluviale in quell’area sia economicamente svantaggioso.
Secondo vari scienziati ed esperti del settore dei trasporti sentiti da Bloomberg, con questa situazione la capacità di trasporto fluviale in Europa è gravemente limitata.
Con livelli di acqua così bassi, le aziende che si occupano di trasporti via fiume sono costrette a limitare la quantità di merce trasportata per poter navigare in sicurezza, con conseguenti ripercussioni sul costo dei servizi. È un problema che riguarda anche il trasporto del carbone per la produzione di energia verso la Germania, uno dei paesi più colpiti dal taglio della fornitura di gas della Russia per via della guerra in Ucraina.
La carenza di acqua dei fiumi influisce anche sulla capacità di produzione delle centrali idroelettriche, la maggior parte costruite a valle di grandi bacini dai quali fluisce l’acqua per azionare le turbine. La mancanza d’acqua ha già reso necessaria la riduzione dell’attività di numerose centrali di questo tipo, in una fase in cui i costi dell’energia sono molto alti sia a causa sia della guerra, sia della fase di ripresa dopo la pandemia.
L’acqua dei fiumi inoltre serve anche per l’irrigazione dei campi, per le industrie, per il turismo e per l’uso domestico. A causa del prolungato periodo di siccità in queste settimane in diversi dipartimenti francesi sono state introdotte restrizioni sui consumi. Sono stati presi provvedimenti simili anche in vari comuni del Nord Italia, dove già a inizio luglio era stato dichiarato lo stato di emergenza per varie regioni, e dove peraltro la siccità nel delta del Po ha alterato l’equilibrio delle lagune causando una moria di vongole, molluschi fondamentali per l’economia locale.
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Secondo le previsioni di Albert Jan Swart, economista esperto del settore dei trasporti della ABN Amro Bank, per le economie dei paesi europei la situazione attuale avrà conseguenze peggiori di quelle provocate dai problemi del trasporto sul Reno nel 2018, che causarono perdite per 5 miliardi di euro. «Parliamo di miliardi», ha detto Swart. La situazione inoltre potrebbe aggravarsi con la maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi prevista a causa del cambiamento climatico.
Per cercare di risolvere il problema, si stanno dragando vari tratti del Danubio in Bulgaria, Romania e Serbia, e si sta facendo lo stesso anche in alcuni tratti del Reno in Germania. Sempre in Germania, è stato avviato un progetto che prevede di aumentare di 20 centimetri la profondità del Reno tra le città di Sankt Goar e Budenheim, sempre a ovest di Francoforte, ma solo entro il 2030, quindi non in tempi brevi.
Nel frattempo le difficoltà legate al trasporto fluviale delle merci si sommano a quelle del settore dei trasporti in generale. In Germania per esempio la rete ferroviaria è già molto trafficata, e secondo una stima di Bloomberg per trasportare su strada la stessa quantità di merce portata da una chiatta di dimensioni standard ci vogliono più di 110 camion: nel paese però mancano decine di migliaia di autotrasportatori sia per motivi legati alla pandemia da coronavirus che per altri fattori, come il ritorno di molti ucraini nel loro paese a causa della guerra.
Come ha spiegato Fred Hattermann, che si occupa di fare ricerca sui rischi idrogeologici all’Istituto per la ricerca sull’impatto del clima di Potsdam, i fiumi non diventeranno completamente «inutili» per il trasporto di merci in Europa, ma «probabilmente in futuro ci si potrà fare molto meno affidamento».
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