La Cina dice di aver completato le esercitazioni attorno a Taiwan
Ma proseguirà probabilmente i pattugliamenti attorno all'isola, per mantenere alta la pressione militare
Mercoledì, con un breve annuncio, un portavoce dell’esercito cinese ha annunciato che la Cina ha «completato con successo» le proprie attività attorno all’isola di Taiwan: l’annuncio si riferisce alle massicce esercitazioni militari con cui il governo cinese ha risposto alla visita all’isola di Nancy Pelosi, speaker della Camera statunitense, considerata una provocazione dal Partito comunista cinese. Benché piuttosto vago, l’annuncio lascia capire che quanto meno il grosso delle operazioni militari attorno dovrebbe interrompersi, dopo che già qualche giorno fa il blocco aereo e navale attorno a Taiwan era stato allentato.
L’esercito cinese ha comunque detto che continuerà a monitorare la situazione dello stretto di Taiwan, quello che divide l’isola dalla Cina, con «regolari pattugliamenti» volti a difendere la propria sovranità nazionale e l’unità territoriale: l’idea è che in questo modo la Cina voglia riservarsi la possibilità di entrare indisturbata nello spazio aereo e marittimo taiwanese, e di mantenere alto il livello della pressione e della minaccia militare. L’esercito ha aggiunto di aver «testato in modo efficace» le capacità di combattimento del proprio esercito.
Per vedere cosa questo annuncio significhi nel concreto bisognerà attendere comunque gli sviluppi dei prossimi giorni. Vari analisti hanno ipotizzato nei giorni scorsi che le esercitazioni potrebbero procedere in modo intermittente nel corso delle prossime settimane.
Quella di Pelosi era la prima visita a Taiwan di una figura politica americana del suo livello dopo 25 anni, e la Cina, che considera l’isola parte del suo territorio, l’aveva ritenuta un affronto alla propria autorità.
Le esercitazioni con cui il governo cinese aveva risposto alla visita di Pelosi avevano coinvolto navi e aerei da guerra posizionati tutto intorno all’isola, che si era trovata di fatto circondata e soggetta a un blocco navale e aereo. Taiwan aveva dovuto cancellare decine di voli da e per Taipei e per qualche giorno si era fermata anche la navigazione lungo lo stretto di Taiwan, che tra le altre cose è una delle vie navali più importanti del mondo, essenziale per il sistema dei commerci mondiali.
PLA Eastern Theater Command has successfully completed joint military operations around #Taiwan Island, spokesperson for the PLA Eastern Theater Command said on Wednesday. pic.twitter.com/XEegJazdFf
— People's Daily, China (@PDChina) August 10, 2022
La navigazione sullo stretto e la circolazione degli aerei sono lentamente ripartite, ma martedì il ministro degli Esteri taiwanese ha accusato la Cina di aver usato le proprie esercitazioni militari come prova generale di una futura invasione dell’isola.
Nel frattempo, sempre mercoledì, il governo cinese ha diffuso un nuovo “white paper” su Taiwan, cioè una specie di documento programmatico aggiornato più volte negli ultimi decenni, in cui definisce le relazioni che la Cina continentale prevede di avere con l’isola. A differenza dei due precedenti, diffusi rispettivamente nel 1993 e nel 2000, quello di quest’anno non contiene la promessa della Cina di non inviare esercito e funzionari di governo a Taiwan nel caso di una “riunificazione” con l’isola.
Questa promessa serviva anni fa per garantire un certo margine di autonomia a Taiwan nel caso in cui la Cina avesse assunto il controllo dell’isola e per favorire la possibilità di una riunificazione pacifica, ipotesi che fino a relativamente poco tempo fa era ancora considerata come piuttosto concreta dal governo cinese.
Le cose però sono cambiate radicalmente nell’ultimo decennio: l’opinione pubblica taiwanese è ormai eccezionalmente contraria a una riunificazione con la Cina, e il Partito comunista cinese sembra aver capito che, se la riunificazione avverrà, sarà tramite mezzi di coercizione, se non con la forza militare.
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