L’FBI ha perquisito la casa di Donald Trump in Florida
Probabilmente per scoprire se l'ex presidente americano aveva nascosto documenti riservati relativi al suo mandato
Nella notte tra lunedì e martedì l’FBI, l’agenzia investigativa della polizia federale statunitense, ha condotto una perquisizione nella casa dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump in Florida. Lo ha detto in un comunicato lo stesso Trump, che al momento della perquisizione si trovava nel suo appartamento a New York. Secondo Trump, gli agenti dell’FBI avrebbero sequestrato alcuni documenti e avrebbero anche fatto dei controlli nella sua cassaforte. La casa è un’enorme villa chiamata Mar-a-Lago che si trova a Palm Beach, di proprietà di Trump dal 1985. È la sua principale residenza, e dopo la fine del suo mandato da presidente trascorre qui la maggior parte del suo tempo.
Al momento non è stato comunicato cosa l’FBI stesse cercando nel corso della perquisizione ma, secondo quanto riferito ai giornali statunitensi da diverse fonti a conoscenza dei fatti, sembra che l’operazione avesse a che fare con alcuni documenti riservati che Trump aveva portato nella villa al termine del suo mandato presidenziale. Lo ha sostenuto anche Eric Trump, figlio dell’ex presidente, che in un’intervista a Fox News ha detto che l’FBI ha voluto controllare se nella villa del padre ci fossero ancora documenti relativi al suo mandato da presidente.
Quella dei documenti riservati portati a Mar-a-Lago è una questione di cui si parla da diversi mesi, dopo che lo scorso febbraio la National Archives and Records Administration (NARA), un’agenzia del governo degli Stati Uniti incaricata di conservare i più importanti documenti governativi e storici del paese, aveva chiesto al dipartimento di Giustizia di indagare su un possibile uso illecito di documenti riservati da parte di Trump.
L’agenzia aveva detto che, al termine del suo mandato presidenziale, Trump aveva portato via dalla Casa Bianca diversi documenti governativi, violando il Presidential Records Act, una legge che impone ai presidenti statunitensi di consegnare ai National Archives tutti i documenti prodotti dalla propria amministrazione. Tra questi ce ne sarebbero anche alcuni indicati come “classified”, ovvero riservati e coperti da vincolo di segretezza, che non possono essere assolutamente divulgati.
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A gennaio l’agenzia aveva mandato alcuni funzionari a Mar-a-Lago a riprendere circa 15 scatoloni contenenti documenti ufficiali, e un mese dopo aveva chiesto al dipartimento di Giustizia di avviare un’indagine al riguardo. Secondo l’agenzia, tra i documenti ce n’erano anche di relativi all’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, che erano stati consegnati prima ai National Archives e poi alla commissione della Camera che sta indagando su quei fatti: secondo la NARA, Trump avrebbe strappato quei documenti dopo averli visti; in seguito sarebbero stati ricomposti dai suoi collaboratori con del nastro adesivo.
Non è chiaro però se prima di lasciare la Casa Bianca Trump avesse tolto il vincolo di segretezza da alcuni di questi documenti (come spesso aveva fatto in altri casi negli anni del suo mandato). Se così fosse, non avrebbe violato nessuna legge.
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