La micronazione degli scrittori
Redonda è una piccola isola caraibica disabitata su cui dal 1880 hanno "regnato" quattro letterati: attualmente Javier Marías
di Ludovica Lugli
Delle isole che formano il territorio di Antigua e Barbuda, paese caraibico che fu una colonia del Regno Unito, ce n’è una che pur essendo stata quasi sempre disabitata ha una storia notevole. Si chiama Redonda, ha una superficie di appena 3 chilometri quadrati, e dal 1880 è stata il “regno” di una serie di scrittori, per una specie di gioco letterario che va tuttora avanti. Il re attuale è lo scrittore spagnolo Javier Marías, molto apprezzato anche in Italia, dove i suoi libri sono pubblicati da Einaudi, e più volte citato come possibile futuro vincitore del premio Nobel per la letteratura.
Il Regno di Redonda rientra tra quelle che vengono chiamate “micronazioni”: piccolissimi (e più raramente molto grandi) territori che una o più persone pretendono (talvolta seriamente, più spesso no) siano considerati come stati indipendenti, ma che non sono riconosciuti da nessuno stato in quanto tali.
Né Marías né i suoi predecessori hanno mai avuto reali ambizioni politiche riguardo a Redonda e l’unico modo in cui hanno esercitato il proprio potere monarchico è stato assegnare titoli nobiliari inventati ad altri scrittori, artisti o intellettuali. Tra questi ci sono Lawrence e Gerald Durrell, Henry Miller, Pedro Almodóvar, Francis Ford Coppola e Pietro Citati, morto il 28 luglio. Marías ha inoltre fondato una piccola casa editrice chiamata Reino de Redonda e tra il 2001 e il 2014 ha assegnato un omonimo premio letterario, vinto tra gli altri da Claudio Magris, Alice Munro, Umberto Eco, Milan Kundera e Ian McEwan.
Redonda deve il suo nome a Cristoforo Colombo, che la avvistò nel suo secondo viaggio in America. Non ci mise piede, ma come fece con altre isole a cui passò vicino nelle sue navigazioni volle battezzarla. Traendo ispirazione dal nome di una chiesa spagnola scelse “Santa María la Redonda”, per via della forma dell’isola: essendo originata dal cono di un antico vulcano ha coste molto scoscese e raggiunge un’altezza di quasi 300 metri, e può ricordare la struttura tondeggiante di una cupola, soprattutto se vista da lontano e da una certa angolazione.
All’epoca delle esplorazioni di Colombo Redonda era abitata solo da uccelli, lucertole e altri animali, come è oggi. Nei secoli successivi tuttavia fu usata come rifugio da gruppi di corsari e tra gli anni Sessanta dell’Ottocento e il 1929 venne sfruttata per ricavare ingredienti per fertilizzanti (era ricoperta di guano d’uccelli accumulato per secoli) prima, e polvere da sparo (nelle rocce sotto c’era fosfato di alluminio in quantità) poi: in quel periodo fino a un centinaio di persone lavoravano sull’isola, come minatori o addetti a un piccolo porto. Dopo la Prima guerra mondiale l’attività mineraria proseguì con minore intensità fino a quando, nel 1929, un uragano distrusse le strutture costruite sull’isola, che da allora non ha avuto altri abitanti umani.
La storia politica dell’isola è un po’ più vaga: Colombo ne rivendicò il possesso per la monarchia spagnola, come fece per gli altri territori americani che trovò, ma di fatto a lungo nessuno stato si curò di Redonda, e nemmeno i coloni britannici che a partire dal Seicento avevano preso possesso di Antigua e Barbuda. Solo nella seconda metà dell’Ottocento l’Impero britannico si interessò all’isola per i suoi cumuli di guano e se la annesse nel 1872.
Più o meno nello stesso periodo ha origine la fantasiosa storia del Regno di Redonda, che sarebbe questa: per celebrare il suo unico figlio maschio, nato nel 1865 dopo un gran numero di femmine, Matthew Dowdy Shiell, un uomo di origini irlandesi e probabilmente africane che viveva nella vicina Montserrat (oggi territorio d’oltremare del Regno Unito), prese possesso di Redonda e fece incoronare re dell’isola il figlio, Matthew Phipps Shiell, durante una particolare cerimonia navale. Shiell è probabilmente la persona che inventò questa storia, sicuramente quello che la diffuse, ed è più noto con il nome con cui firmò la maggior parte dei suoi racconti, cioè M. P. Shiel, con una sola L.
Shiel, che una volta diventato adulto visse quasi solo in Inghilterra, era uno scrittore di narrativa dell’orrore e fantascientifica e oggi la sua opera più nota è probabilmente La nube purpurea (1901), un romanzo apocalittico che sembra aver anticipato tante paure dei decenni successivi.
Sempre secondo la storia delle origini del Regno di Redonda, i due Shiell cercarono inutilmente di farsi riconoscere il controllo sull’isola dall’Impero britannico. Ottennero solo dalle autorità coloniali una specie di permesso – o meglio, un sostanziale disinteresse – per usare il titolo di “Re di Redonda”, a patto che non comportasse una reale rivendicazione territoriale o una qualche forma di ribellione. M. P. Shiel vantava anche un nome specifico come monarca, ovvero “King Felipe I”.
La monarchia di Redonda divenne in un certo senso più “reale” nel 1947, alla morte di Shiel. Lo scrittore infatti lasciò in eredità sia i diritti sulle proprie opere che il titolo di “Re di Redonda” a un altro scrittore, che negli ultimi vent’anni della sua vita lo aveva aiutato in vari modi, in particolare cercando di fargli ottenere una pensione per meriti letterari.
Questo secondo scrittore si chiamava Terence Ian Fytton Armstrong, ma era noto soprattutto con lo pseudonimo di John Gawsworth, e divenne “King Juan I”, mantenendo questa strana combinazione di inglese e spagnolo nel proprio nome da re. Fu lui peraltro a iniziare la tradizione dei re di Redonda di assegnare titoli nobiliari a scrittori o altri artisti: nominò ad esempio Henry Miller Duke of Thuana e Dylan Thomas Duke of Gweno, sempre con un misto di inglese e toponimi spagnoleggianti più o meno inventati che contengono riferimenti alle opere di chi li porta.
A differenza di Shiel, e nonostante un inizio di carriera molto precoce nelle cerchie della Londra letteraria, le opere di Gawsworth non ebbero una particolare risonanza, né nel corso della sua vita né dopo la sua morte, nel 1970: all’epoca viveva come mendicante e aveva un grave problema di alcolismo. Tuttavia è per via di Gawsworth, sebbene indirettamente, che il Regno di Redonda è davvero entrato nel mondo della letteratura. Direttamente, è avvenuto attraverso Javier Marías.
Negli anni Ottanta infatti lo scrittore spagnolo si appassionò a Gawsworth e alla sua vita tanto da includere uno dei suoi racconti in un’antologia che curò e da raccontarne la storia all’interno di Tutte le anime, un suo romanzo uscito nel 1989.
Il libro ha per protagonista un anonimo spagnolo che per un paio d’anni insegna a Oxford e tra i personaggi principali ci sono vari altri professori universitari, librai di libri usati e bibliofili come quelli che abitano nella città inglese. Alcuni di loro cercano vecchie edizioni delle opere dimenticate di Gawsworth, che era a sua volta un appassionato bibliofilo, e per questo viene raccontata la sua storia, compresa la parte che riguarda Redonda.
Molti lettori pensarono che Gawsworth fosse un personaggio inventato, sebbene Marías avesse incluso all’interno del testo una sua fotografia e un’altra che mostrava la sua maschera mortuaria. Nonostante questo l’attenzione che lo scrittore spagnolo dedicò a Gawsworth fu comunque molto apprezzata dall’uomo che dal 1970 aveva il titolo di “Re di Redonda”, King Juan II, cioè Jon Wynne-Tyson, scrittore ed editore inglese conosciuto soprattutto per le sue difese dei diritti degli animali e della dieta vegetariana.
In un’intervista del 2006 con la Paris Review, Marías ha raccontato che nel 1997 Wynne-Tyson gli scrisse per dirgli che voleva abdicare perché era stanco di avere a che fare con i numerosi pretendenti al trono di Redonda. Avendo vissuto per tanti anni in povertà, e spesso in condizioni di ubriachezza, John Gawsworth aveva infatti ceduto più volte il proprio titolo di monarca ad altre persone che successivamente, in prima persona o attraverso i propri eredi, avevano cercato di rivalersi su Wynne-Tyson sebbene il regno continuasse a essere solo una fantasia. «I pretendenti gli scrivevano da anni», ha spiegato Marías, «secondo me lui commise l’errore di rispondere alle loro richieste, litigava con loro tutto il tempo».
Wynne-Tyson disse a Marías che dato che lui aveva dimostrato di aver capito più di chiunque altro il senso del Regno di Redonda e lo aveva reso molto più conosciuto di quanto non fosse mai stato – Tutte le anime ebbe un buon successo in Spagna e fu tradotto in vari altri paesi – voleva chiedergli chi, secondo lui, sarebbe stato un buon successore. Marías si dichiarò d’accordo sul fatto che dovesse essere uno scrittore e poi i due ebbero «una conversazione molto britannica, piena di understatement» alla fine della quale Wynne-Tyson disse apertamente che stava pensando allo stesso Marías come successore. «Se non avessi accettato che qualcosa di così romanzesco entrasse nella mia vita, non avrei potuto essere considerato un romanziere. Così accettai».
Insieme al titolo, che ora porta col nome di Xavier I, Marías ricevette anche la proprietà dei diritti sulle opere di M. P. Shiel e John Gawsworth e accettando di diventare re si impegnò a cercare di mantenerne vivo il ricordo. Da allora i diritti sulle opere di Shiel sono scaduti, ma prima che lo fossero Marías ha mantenuto il suo impegno pubblicando come primo libro della sua piccola casa editrice Reino de Redonda proprio una sua raccolta di racconti, in spagnolo La mujer de Huguenin.
La casa editrice è nata nel 2000 e da allora ha pubblicato una quarantina di libri amati da Marías, scritti da autori del passato perlopiù dimenticati, come il critico settecentesco italiano Giuseppe Baretti. Il catalogo è molto eclettico e comprende anche opere di Balzac e Robert Luis Stevenson; ci sono due reportage di Rebecca West, in Italia “ripescata” da Fazi. È chiaro che Marías porta avanti quest’impresa per passione, come in passato faceva con il premio letterario Reino de Redonda: vengono pubblicati circa due libri all’anno e la maggior parte vende solo qualche migliaio di copie.
Lo scrittore spagnolo è poi tornato a raccontare la storia di Redonda e di Gawsworth, insieme a quella di altri autori quasi del tutto dimenticati, in Nera schiena del tempo (1998), un «falso romanzo» in cui «la maggior parte dei fatti raccontati è vera, ma alcuni sono inventati per la riuscita di una particolare pagina». In una delle sue pagine Marías spiega: «È difficile opporsi a perpetuare una leggenda, tanto più se si è contribuito a estenderla. E sarebbe meschino rifiutarsi di impersonarla».
Il libro tra le altre cose è una ricca riflessione su come la storia della maggior parte delle vite si perda nel tempo, con la scomparsa delle persone che quelle vite avevano conosciuto, ma anche su come certe storie restino legate, spesso in modo nascosto, a oggetti che durano molto di più nel tempo. Alcune volte sono libri, nel senso di opere letterarie ma anche di singoli libri passati di mano in mano. Con la storia di Redonda – «un luogo che esiste e che allo stesso tempo è immaginario» – e dei suoi re è andata un po’ così.
Quanto alla vera Redonda, quella che fa parte di Antigua e Barbuda, di recente è stata liberata da una popolazione di usurpatori reali, che l’avevano invasa per davvero, fisicamente: erano ratti neri e capre, specie invasive che in passato erano state portate sull’isola dalle persone e che minacciavano la sopravvivenza delle specie animali autoctone. Cinque anni fa l’ong ambientalista di Antigua Environmental Awareness Group (EAG) ha eliminato le popolazioni di ratti e capre e di recente ha diffuso un documentario che racconta come ha fatto.
Marías non ha mai visto l’isola e non sembra interessato a farlo. Nemmeno Gawsworth la vide mai, mentre Wynne-Tyson – che è morto nel 2020 a 95 anni – sì. Forse il prossimo re (o la prossima regina) del Regno di Redonda ci andrà: per il momento non ci sono indizi su chi sarà scelto da Marías per portare il titolo dopo di lui, l’unica certezza è che dovrà essere uno scrittore o una scrittrice.
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