È morto lo stilista giapponese Issey Miyake
Era molto famoso per i suoi abiti a pieghe ravvicinate e per aver disegnato il dolcevita di Steve Jobs
Issey Miyake, uno degli stilisti più importanti del Novecento, è morto il 5 agosto – la notizia è stata diffusa solo oggi. Aveva 84 anni ed era malato di cancro al fegato. Famoso soprattutto per la ricerca sui materiali, l’impiego della carta come tessuto e la capacità di unire materiali e tecnologie nuove con le tecniche artigianali più tradizionali, Miyake aveva avuto un grandissimo successo tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta.
Una delle sue creazioni più note è una particolare tecnica di plissé, le piccole pieghe ravvicinate che danno ai vestiti l’effetto fisarmonica, utilizzata a partire dal 1988 e ottenuta con una pressa a caldo: diversamente da altre tecniche simili, permette di lavare gli abiti in lavatrice senza che perdano le loro pieghe. Miyake era anche conosciuto per aver disegnato il riconoscibile dolcevita nero indossato dal fondatore di Apple Steve Jobs.
Lo stile di Miyake era molto vicino alla tradizione del costume giapponese, sia nell’uso delle forme che dei colori, ma con l’aggiunta di profonde innovazioni. Il suo vestito più famoso si chiama A-POC, l’acronimo di “a piece of clothing” (un pezzo di vestiario): realizzato nel 1999, più che un abito è stata una vera e propria installazione e un’innovazione dal punto di vista tessile. È un lungo pezzo di tessuto, filato senza bisogno di essere cucito né tagliato, indossato contemporaneamente da decine di modelle sulla passerella.
Issey Miyake S/S 1999 | APOC pic.twitter.com/1gnaLMFAYz
— LAX AVE (@laxavenue) September 26, 2018
Nel 1994 Miyake aveva lasciato la direzione creativa della linea uomo del suo marchio e nel 1999 anche di quella femminile: successivamente aveva continuato a supervisionare tutte le collezioni, ma dedicandosi a tempo pieno al lavoro di progettazione di nuovi tessuti e nuove tecniche di lavorazione.
Miyake era nato a Hiroshima e aveva 7 anni il 6 agosto del 1945, quando la città fu colpita da una delle due bombe atomiche usate dagli Stati Uniti alla fine alla Seconda guerra mondiale; tre anni dopo sua madre morì in conseguenza dell’esposizione alle radiazioni. Nella sua vita è sempre stato riluttante a parlarne e nel 2009 aveva detto di non voler essere etichettato come «lo stilista sopravvissuto alla bomba atomica».