La campagna elettorale estrema e identitaria dei conservatori britannici
Tra Liz Truss e Rishi Sunak, che competono per l'incarico di primo ministro al posto di Boris Johnson con proposte molto dure
Nel Regno Unito è cominciata la votazione con cui i circa 160mila iscritti al partito Conservatore britannico sceglieranno chi, tra Liz Truss e Rishi Sunak, sarà il prossimo capo del partito e primo ministro del paese. Truss o Sunak, rispettivamente ministra degli Esteri ed ex ministro dell’Economia, dovranno prendere il posto di Boris Johnson, che si era dimesso a inizio luglio dopo mesi di scandali e conseguenti pressioni sia dell’opposizione che del suo stesso partito: il risultato del voto si saprà nei primi giorni di settembre.
La campagna elettorale tra i conservatori britannici va avanti già da settimane in modo piuttosto aggressivo: quella tra Truss e Sunak, in particolare, è caratterizzata secondo diversi commentatori da toni piuttosto estremi e da proposte politiche molto identitarie e mirate all’elettorato più radicale dei Conservatori.
Questo dipende in parte dal momento di crisi economica e politica in cui si trova il Regno Unito, e in parte da come funziona questa elezione. Truss e Sunak si stanno rivolgendo al solo elettorato conservatore, più che a tutto quello del Regno Unito, e per di più agli iscritti al partito, che tendenzialmente corrispondono agli elettori più radicali: per convincerli, stanno insistendo soprattutto sui temi e valori più tradizionali di quest’area.
Truss, data ampiamente per favorita, o Sunak ricoprirebbero l’incarico del quarto primo ministro conservatore di fila eletto nel Regno Unito dal 2010, dopo David Cameron, Theresa May e Boris Johnson.
In questi 12 anni di leadership conservatrice il Regno Unito è cambiato moltissimo: oggi si trova nel mezzo di una crisi economica in cui il costo della vita è aumentato moltissimo, colpendo duramente molte famiglie, e in cui è aumentata molto anche l’inflazione, stimata al 9,4 per cento (in Italia a giugno era stimata al 9,1 per cento). Dal punto di vista politico, invece, l’uscita dall’Unione Europea sta provocando un altro ordine di problemi, che includono anche il rafforzamento del nazionalismo in Scozia e in Irlanda del Nord.
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Rivolgendosi all’elettorato conservatore, scrive Tom McTague sull’Atlantic, Truss e Sunak devono convincerlo di rappresentare il cambiamento per ridare al paese forza e prestigio, ma al tempo stesso di saper incarnare nel modo più autentico possibile i valori tradizionali del partito. Il risultato, secondo varie analisi, è una campagna elettorale piuttosto povera di contenuti, con proposte identitarie, a tratti estreme, e inadatte a risolvere i problemi del paese.
Truss sta insistendo moltissimo sul taglio delle tasse, un argomento molto popolare tra i cosiddetti Tories, cioè i Conservatori britannici. Per descrivere le sue proposte in tema di politica economica alcuni giornali britannici hanno anche coniato un termine: Trussonomics.
Truss ha proposto un taglio delle tasse per circa 30 miliardi di sterline l’anno. Tra le altre cose, ha proposto di annullare l’aumento dei contributi di 1,25 punti percentuali introdotto lo scorso aprile per dare più finanziamenti al servizio sanitario nazionale e ad alcuni servizi sociali, così come l’aumento delle tasse per i profitti societari che dovrebbe essere introdotto a partire dall’anno prossimo. Truss aveva anche proposto, salvo poi smentirsi, un grosso taglio di stipendio ad alcune categorie di lavoratori pubblici.
Le sue proposte sul taglio delle tasse sono così aggressive che più giornali l’hanno paragonata a Margaret Thatcher, prima ministra dal 1979 al 1990: le sue politiche improntate al conservatorismo neoliberista, fatte anche di privatizzazioni e di riduzione delle tasse, puntarono a ridurre il più possibile il ruolo dello stato nella vita economica del paese, riducendo all’osso i servizi pubblici britannici con conseguenze spesso gravi.
Secondo alcuni commentatori, se attuate, le politiche economiche proposte da Truss rischierebbero di avere effetti simili: secondo la Resolution Foundation, un centro studi britannico che si occupa di persone con medi e piccoli guadagni, solo il 15 per cento dei guadagni ricavati dai tagli delle tasse proposti da Truss andrebbero a beneficio della fascia più povera della popolazione. Altri, compresi alcuni ex colleghi di governo della stessa Thatcher, ritengono che attuare tagli delle tasse così ampi in un momento di alta inflazione, senza accompagnarli con tagli della spesa pubblica, rischia di danneggiare ulteriormente l’economia del paese.
Truss ha fatto anche proposte decisamente populiste, come quando ha detto (poi seguita da Sunak) che i campi britannici dovrebbero essere usati per coltivare, e non per ospitare pannelli solari.
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Sunak, da parte sua, ha insistito molto su temi come la sicurezza e l’immigrazione, molto cari all’elettorato conservatore, anche in questo caso con proposte piuttosto estreme.
Sunak ha per esempio espresso il proprio sostegno al discussissimo accordo tra Regno Unito e Ruanda per il trasferimento nel paese africano di alcuni dei richiedenti asilo entrati illegalmente nel Regno Unito. L’accordo, deciso dal governo di Boris Johnson, è estremamente criticato da attivisti e organizzazioni per i diritti umani, anche perché prevede che gli stessi migranti rimangano in Ruanda nel caso in cui la loro richiesta di asilo venga accettata.
Sunak ha poi proposto di allargare la definizione di «estremismo» a chi compia azioni «diffamatorie» nei confronti del paese, e di considerare per queste persone l’iscrizione al programma “Prevent”, quello istituito dal governo britannico per tenere sotto controllo le persone a rischio di radicalizzazione. Sunak non ha specificato cosa intenda con azioni «diffamatorie», e la sua proposta è stata molto criticata per i rischi che potrebbe porre alla libertà di espressione.
Tra le proposte di Sunak c’è anche l’introduzione di una tassa temporanea di 10 sterline per chi salta due o più appuntamenti col proprio medico di base: la misura, secondo Sunak, disincentiverebbe le persone a farlo. La proposta è stata criticata da diversi rappresentanti del servizio sanitario nazionale, che ritengono che i costi di gestione sarebbero superiori al ricavato raccolto e che sarebbe più importante affrontare le ragioni per cui le persone disdicono i propri appuntamento col medico, magari incentivando le visite a domicilio o gli appuntamenti serali.
Alcuni commentatori, come Tom McTague sull’Atlantic o Eleni Courea su Politico, ritengono che parte della retorica aggressiva e un po’ estremista che sta caratterizzando la campagna elettorale di Truss e Sunak abbia a che fare con una crisi di identità del partito Conservatore britannico: «Dopo 12 anni al potere, [il partito] si è arenato, non sa più cosa sia e cosa rappresenti, quale sia la sua missione e come debba svolgerla», scrive McTague.
E in un momento di crisi e divisioni interne (emerse con molta chiarezza anche durante la leadership di Johnson), ricorrere a toni forti e proposte estreme, come quelle che caratterizzarono il thatcherismo, può essere un modo per «colmare i vuoti dei loro profili con colori primari», come ha detto a Politico Robert Saunders, storico della Queen Mary University a Londra.