Fotografie da vedere a Cortona
Un anticipo delle mostre che potete trovare al festival di fotografia internazionale in Toscana
Fino al 2 ottobre a Cortona si potranno visitare le mostre della dodicesima edizione di Cortona On The Move, importante festival italiano di fotografia internazionale. Il tema dell’edizione di quest’anno è Me, Myself and Eye e «riflette sul sé, il punto di vista e l’identità», attraverso più di 20 mostre dallo stile perlopiù documentaristico.
Tra i lavori esposti ci saranno American Pictures del fotografo danese Jacob Holdt, una raccolta di migliaia di fotografie realizzata in cinque anni negli Stati Uniti che ottenne una certa fama quando fu pubblicata nell’omonimo libro alla fine degli anni Settanta, avendo il pregio di mostrare le situazioni di povertà e le differenze socio-economiche degli Stati Uniti: la mostra propone le foto scattate negli Appalachi e in altre zone di entrambe le coste americane.
La mostra dedicata al fotografo ucraino Alexander Chekmenev racconta invece la vita post-sovietica dell’Ucraina attraverso immagini scattate quando per lavoro si è trovato a ritrarre alcuni ucraini che dovevano sostituire i loro vecchi passaporti sovietici con quelli ucraini. Nelle sue inquadrature Chekmenev allarga il punto di vista oltre il classico primo piano per includere il contesto casalingo e le condizioni di vita delle persone ritratte.
Sempre di rappresentazione del sé a partire dalla creazione di fototessere parlano i lavori di Alessandro Cinque e di Martina Bacigalupo. Il primo con un lavoro sulle Ande peruviane che si articola in tre strati: parte dalla consuetudine di appendere in casa immagini di sé, spesso ingrandimenti di fototessere; aggiunge il lavoro di un fotografo che modifica tali fototessere con Photoshop sostituendo gli abiti con vestiti migliori e lavori immaginari; e infine accosta un ritratto veritiero delle persone nelle loro case e contesti quotidiani.
Bacigalupo invece mostra l’espediente ideato da uno studio in Uganda in cui si è imbattuta nel 2011: a chi non può permettersi la stampa digitale delle fototessere viene scattata una fotografia a mezzo busto in analogico, da cui poi ritagliare solo il primo piano.
Poi, tra le altre, ci sono: una mostra collettiva sulla fotografia di matrimonio e una in collaborazione tra il fotografo britannico Martin Parr e Lee Shulman di Anonymous Project, che hanno abbinato alcune immagini dei loro archivi. Una sul racconto che Izaak Theo Adu-Watts posta sul suo account Instagram, dove condivide la sua vita quotidiana e il percorso di transizione dal sesso femminile a quello maschile. Infine Icons di Jojakim Cortis e Adrian Sonderegger che a partire da immagini che fanno ormai parte della storia della fotografia ricostruiscono in studio modelli tridimensionali di queste immagini, e li riprendono da un’angolazione che ne cambia completamente la prospettiva.
Il programma completo e l’elenco di tutte le altre mostre si può consultare sul sito del festival, qui.