A Piombino il PD non ha cambiato idea sul rigassificatore
Nonostante l'accordo con Azione a livello nazionale, le sezioni locali continuano a essere contrarie alla nave imposta dal governo
Nelle ultime settimane Carlo Calenda, il leader di Azione, ha più volte sostenuto la necessità di realizzare in tempi brevi nuovi impianti di rigassificazione per importare più gas liquefatto (GNL) dall’estero e rendere l’Italia indipendente dalla Russia. È un tema a cui Azione tiene molto, al punto da comprenderlo nell’accordo stretto con il Partito Democratico in vista delle prossime elezioni politiche, a cui i due partiti si presentano alleati.
Il riferimento esplicito è stato inserito per costringere il PD a prendere le distanze da partiti come Verdi e Sinistra Italiana, contrari ai rigassificatori e in particolare a quello di Piombino, il primo dei due che il governo vuole installare. Il problema, tuttavia, è che a livello locale l’opposizione al rigassificatore di Piombino è molto estesa e apparentemente irremovibile: le sezioni locali del PD sono contrarie e non sembrano disposte a cambiare idea, nonostante l’accordo stretto a livello nazionale.
La decisione di installare un rigassificatore a Piombino era arrivata mercoledì 6 aprile durante l’audizione del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani alla commissione Affari esteri della Camera. Il rigassificatore è in sostanza una grande nave che occuperà un’intera banchina del porto di Piombino. Si tratta di una FSRU, Floating Storage and Regasification Unit, utilizzabile sia come metaniera, adibita cioè al trasporto di gas liquefatto, sia come impianto di rigassificazione da collocare in un porto per la trasformazione del combustibile da liquido a gas.
Al momento in Italia ci sono tre rigassificatori: il più grande è il Terminale GNL Adriatico ed è un impianto offshore, un’isola artificiale che si trova in mare al largo di Porto Viro, in provincia di Rovigo, con una capacità di produzione annuale di 8 miliardi di metri cubi di gas. Nel mar Tirreno, al largo della costa tra Livorno e Pisa, c’è un altro rigassificatore offshore: è una nave metaniera che è stata modificata e ancorata in modo permanente al fondale e immette gas in rete dal 2013. Ha una capacità di trattamento annuale di 3,75 miliardi di metri cubi di gas. Il terzo rigassificatore in funzione è invece una struttura onshore, cioè sulla terraferma: si trova a Panigaglia, in provincia di La Spezia, e ha una capacità di trattamento di 3,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno.
Cingolani aveva detto che il porto di Piombino avrebbe ospitato un rigassificatore per uno o due anni e che la nave potrà garantire una fornitura di 5 miliardi di metri cubi di gas all’anno, una quantità che consentirebbe di contribuire al 6,5 per cento del fabbisogno nazionale di gas e ridurre ulteriormente la quota acquistata dalla Russia.
L’annuncio aveva sorpreso il comune e gli abitanti di Piombino, non informati del progetto: l’imposizione del governo e il mancato dialogo con il territorio è una delle critiche più significative che hanno convinto le sezioni locali di quasi tutti i partiti a schierarsi contro il rigassificatore. Alle manifestazioni organizzate negli ultimi due mesi hanno partecipato PD, Lega, Fratelli d’Italia, Movimento 5 Stelle oltre a tutti i partiti dell’area a sinistra del PD.
«L’approccio del governo è stato totalmente sbagliato», dice Simone De Rosas, segretario del PD della Val di Cornia, territorio che comprende anche Piombino, e dell’isola d’Elba. «Non si possono mandare i tecnici in porto a fare le rilevazioni senza prima far venire i ministri a spiegare cosa si vuole fare e perché. Qui ci sono preoccupazioni legittime dovute anche a una certa sfiducia nei confronti della politica che negli ultimi anni ha fatto molte promesse non mantenute sulla ripresa dell’industria dell’acciaio, sulle bonifiche e sulle strade».
Secondo De Rosas, l’installazione di rigassificatori non può essere l’unica risposta a un’emergenza energetica che è strutturale e non soltanto legata alle conseguenze dell’invasione russa in Ucraina. «Credo che un partito di centrosinistra come il PD debba avere l’ambizione di spingere sulle energie rinnovabili per andare incontro alla transizione energetica», spiega. «Perché il governo non ha dato gli stessi poteri straordinari dati ai commissari per sbloccare oltre cento progetti di grande eolico presentati in Italia?»
Il 9 giugno il governo aveva deciso di nominare il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani commissario straordinario per realizzare l’opera, un tentativo di rimediare allo scarso coinvolgimento degli enti locali. Ma la posizione dei partiti non è cambiata.
Nelle settimane successive sono stati organizzati diversi incontri tra il ministero, la Regione e il comune di Piombino per discutere i dettagli dell’operazione e sono emersi nuovi problemi, soprattutto sui tempi. Una delle preoccupazioni, infatti, è legata alla durata della permanenza della nave nel porto giustificata dall’incertezza del progetto definito temporaneo dal governo: nonostante le parole di Cingolani, SNAM aveva presentato una richiesta di concessione per 25 anni. Mercoledì 13 luglio il ministero, il commissario Giani e SNAM avevano poi formalizzato un periodo di permanenza di tre anni.
Gli enti locali e alcune associazioni avevano inoltre segnalato i potenziali rischi derivanti dall’installazione di un tubo lungo 8 chilometri, necessario per mettere in collegamento la nave con il primo punto di accesso alla rete di distribuzione del gas sulla terraferma. Il tubo passerà nell’area industrializzata di Piombino e dovrà essere realizzato o sottoterra, rendendo necessarie attività di bonifica e messa in sicurezza del suolo, oppure a cielo aperto con un certo impatto per le attività nell’area interessata.
Altre preoccupazioni erano state espresse dai pescatori della zona, che temono danni per i loro allevamenti di pesce e cozze. «Ci sono imprese che vogliono risposte specifiche alle domande che riguardano la sicurezza dell’impianto», continua De Rosas. «Ma anche gli abitanti vogliono risposte, perché anche l’industria di Piombino e le bonifiche sono una questione nazionale, esattamente come il rigassificatore, solo che finora è stato fatto poco».
Anche il segretario del PD di Piombino, Andrea Baldassarri, ha detto che la sua sezione non ha cambiato idea dopo l’accordo fatto con Azione. «Il problema riguarda noi, ma anche le forze politiche, in particolare quelle che hanno la possibilità di entrare in parlamento candidandosi alla guida del paese e di avere l’ultima parola sul rigassificatore», ha detto al Tirreno. «Fratelli d’Italia, che è il partito del sindaco, Lega e Forza Italia dovranno chiarire la loro posizione a livello nazionale prima del 25 settembre, in modo da mettere gli elettori in condizione di sapere chi votano».
In effetti il progetto del rigassificatore, oggi un problema politico per il PD a livello locale e nazionale per via della posizione di Verdi e Sinistra Italiana, rischia di diventare un grosso grattacapo per Fratelli d’Italia e in generale per il centrodestra. Secondo il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari, esponente di Fratelli d’Italia e contrario al progetto, «qualsiasi governo arriverà non peggiorerà la situazione di un governo che aveva già deciso dall’alto». Giovedì Ferrari era in platea al festival Versiliana a Marina di Pietrasanta durante l’incontro con ospite Giorgia Meloni, che però ha deciso di non parlare del rigassificatore di Piombino, una delle prime questioni delicate per il prossimo governo, nonostante molte persone si aspettassero una presa di posizione.
Giovedì il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha ribadito la necessità di fare in fretta. «Non si può mettere la sicurezza nazionale a rischio per un rigassificatore, lo possiamo mettere e poi nel caso spostarlo ma dobbiamo partire subito», ha detto. «Il quadro non richiede misure draconiane di razionamento, se dovessimo fallire con i rigassificatori ci troveremmo con un quadro peggiore».